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Ade, l’Oscuro Signore degli Inferi

“Ade, che è orgoglioso e geloso delle proprie prerogative, sale raramente nel mondo Superiore, e soltanto per sbrigare faccende urgenti o mosso da improvvisa brama lussuriosa. […] Ade non permette a nessuno dei suoi sudditi di fuggire, e pochi di coloro che visitano il Tartaro possono tornare vivi sulla terra per descriverlo. E ciò fa di Ade il più odiato degli dèi. Ade non sa cosa accade nel Mondo Superiore o sull’Olimpo; gli giungono soltanto frammentarie notizie quando i mortali tendono la mano sopra la terra e lo invocano con giuramenti o maledizioni. Tra le cose a lui più care vi è un elmo che lo rende invisibile, datogli in segno di gratitudine dai ciclopi quando egli consentì a liberarli per ordine di Zeus. Tutte le ricche gemme e preziosi metalli celati sottoterra appartengo ad Ade, ma egli non ha possedimenti sopra la superficie terrestre, salvo certi oscuri templi in Grecia […]”
(Robert Graves – I Miti Greci: Dèi ed Eroi in Omero)

Etimologia del nome

Ade, l’Oscuro Signore “ch’a sotto la terra la casa, dall’animo forte, cuore spietato[1] appartiene ai Cronidi, i figli di Crono e della Titanide Rea. L’etimologia del nome Ade è incerta: dal greco Αδης, Háides, formato da un ἀ- privativo posto davanti alla radice ἰδ-, traducibile letteralmente in vedere). Ade sarebbe dunque l’oscuro, o l’invisibile come viene chiamato da Platone nel Gorgia, e per estensione l’Ade sarebbe il Regno dei Morti di cui è sovrano. Un’interessante interpretazione alternativa sottolinea come la forma ἁ- ιδ- sia identica all’antico indiano  sam- vid-, trovarsi insieme, riunirsi col significato di trovarsi insieme col dio nell’aldilà [2].

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Ade – Agostino Carracci – Galleria e Museo Estense (Modena) ©

Titanomachia: l’origine del potere

“E Rea, congiunta a Crono, die’ a luce bellissimi figli,
Istia, Demètra, ed Era, la Diva dall’aureo calzare,
Ade ch’à sotto la terra la casa, dall’animo forte,
cuore spietato, ed Enosigèo (Poseidone) che profondo rimbomba,
e Giove, saggia mente, degli uomini padre e dei Numi,
sotto il cui tuono tutta si scuote l’ampissima terra.
Ma l’inghiottiva, come ciascuno dall’utero sacro
su le ginocchia della sua madre cadesse, il gran Crono,
che questo in mente aveva, che niun dei mirabili Uràni
fra gl’Immortali avesse l’onore del regno: ché aveva
saputo dalla Terra, da Urano fulgente di stelle,
ch’era per lui destino soccombere al proprio figliuolo.”

(Esiodo, Teogonia, 464 – 475)

Crono ottenne il dominio sul mondo dopo aver spodestato ed evirato il padre Urano, ma proprio da Urano morente e da sua madre Gea, la Terra, venne profetizzato che anch’egli sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli. Per questo motivo, ogni anno Crono divorava subito dopo la nascita i figli che generava con Rea. Furiosa, Rea decise di nascondere Zeus, l’ultimo figlioletto appena nato, consegnando al suo posto una pietra avvolta in delle fasce.

Zeus fu portato in salvo sull’isola di Creta, e una volta diventato adulto, su consiglio della Titanide Meti, mescolò alle bevande di Crono dell’emetico, così da provocargli il vomito e costringerlo a rigettare i suoi fratelli e sorelle Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone: con loro, Zeus scatenò una guerra decennale contro i Titani.

“Combattevano ormai da dieci anni, quando Gea profetizzò a Zeus che presto avrebbe vinto, se si fosse alleato con quelli che erano stati imprigionati nel Tartaro. Allora Zeus uccise Campe, la loro carceriera, e riuscì a liberarli dalle catene. Fu in quell’occasione che i Ciclopi diedero a Zeus il tuono, il fulmine e le saette; ad Ade invece diedero l’elmo che rende invisibili, e a Poseidone il tridente. Così equipaggiati, essi vinsero facilmente i Titani: e poi li imprigionarono nel Tartato, sotto la custodia degli Ecatonchiri.”
(Pseudo Apollodoro – Biblioteca – Libro I, Cap. 2)

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Mutilazione di Urano – Giorgio Vasari – Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio (Firenze) ©

Liberati dal Tartaro i Ciclopi, fabbri esperti, in segno di gratitudine costruirono per Zeus la folgore, arma invincibile, per Poseidone un tridente e per Ade un elmo che rende invisibili, la Kunée, fabbricato dai Ciclopi con pelle di cane kúon, utilizzata dal dio per introdursi segretamente nell’accampamento nemico e distruggere le loro armi [3]. Sconfitti i Titani, Zeus, Ade e Poseidone si divisero il potere estraendo a sorte: a Zeus toccò il Regno del Cielo, a Poseidone il Regno del Mare, e ad Ade il Regno dell’Oltretomba.

“Turbato, le rispose il dio che scuote la terra (Poseidone): […]
Tre siamo i fratelli figli di Crono e di Rea:
Zeus, io, e terzo Ade che regna sugli inferi.
Tutto fu diviso in tre e ognuno ebbe una parte
tirata a sorte; a me toccò di abitare
il bianco mare, Ade ebbe l’ombra nebbiosa
e Zeus il vasto cielo fra le nuvole e l’etere:
la terra e il grande Olimpo sono ancora comuni a tutti.”

(Omero, Iliade, Libro XV, 185 – 193)

Il Culto di Ade

Presente soprattutto in culti e tradizioni locali, la figura di Ade era venerata come divinità benefica, colui che accoglie i defunti nella sua oscura dimora, e in particolare come dio dell’abbondanza:  come tale infatti è chiamato Plutone “dispensatore di ricchezze”, sia perché elargisce metalli preziosi nascosti dalla terra, sia perché, inserito nella triade con Demetra e Persefone/Kore, favorisce la fioritura e la crescita delle sementi. Per questi motivi, molto spesso veniva raffigurato assieme alla cornucopia, simbolo dell’abbondanza, o con la melagrana, emblema della fertilità.

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Pinax di Ade e Persefone – Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria ©

Non era insolito nelle regioni greche dove era presente il culto di Ade che venissero localizzate caverne definite plutonie, cioè ingressi per il mondo sotterraneo, gole rocciose attraverso le quali le anime potevano accedere al Regno dei Morti, o un lago o un fiume acheronteo, simbolico confine tra la terra dei vivi e quella dei morti. Nella stessa città di Atene, una gola sotto l’Areopago era considerata una sede degli dei sotterranei.

Ade dunque perse progressivamente la sua originaria terribilità di Oscuro Signore, Invisibile Sire del Regno dei Morti, talvolta chiamato anche Orco, trasformandosi via via in una potenza divina alla quale ci si può rivolgere con confidenza e speranza. Ciò è dimostrato anche da alcuni dei suoi epiteti alludenti a tutti agli aspetti più elevati e benefici della sua attività:

  • Κλύμενος ovvero Klumenos, cioè l’illustre, nel culto di Atene e di Ermione;
  • Εὐβουλεύς ovvero Eubuleos, cioè il benevolente, nei culti delle Cicladi;
  • ‘Αγησίλαος ovvero Aghesilaos, cioè il grande adunator e di popoli;
  • Τροϕώνιος  ovvero Trephonios, cioè colui che rende più fertile la terra.

Note al testo

[1] Esiodo, Teogonia, 466
[2] Dizionario Etimologico della Mitologia Greca (DEMGOL)
[3] Robert Graves, Miti Greci: Dèi ed Eori in Omero, pag. 33

Bibliografia

🏺 Esiodo, Teogonia
🏺 Omero, Iliade
🏺 Omero, Odissea
🏺 Pseudo-Apollodoro, Biblioteca
📖 Robert Graves, "Miti Greci: Dèi ed Eroi in Omero”, Vol. I
💻 Dizionario Etimologico della Mitologia Greca Multilingue OnLine (DEMGOL)
📷 Ade - Agostino Carracci - Galleria e Museo Estense (Modena)

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a cura di

Niccolò Renzi

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