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Fiumi infernali: non solo Acheronte

Nella Mitologia dell’Oltretomba, fra i fiumi infernali il più conosciuto è sicuramente l’Acheronte, ma non è il solo. In questo articolo andremo ad approfondire, attraverso le fonti letterarie, i 5 fiumi infernali per eccellenza: Acheronte, Flegetonte, Cocito, Stige e Lete.

“L’albero alzato, e aperte
Le tue candide vele, in su la poppa
T’assidi, e spingerà Borea la nave.
Come varcato l’Oceáno avrai,
Ti appariranno i bassi lidi, e il folto
Di pioppi eccelsi, e d’infecondi salci
Bosco di Proserpína: a quella piaggia,
Che l’Oceán gorghi profondo batte,
Ferma il naviglio, e i regni entra di Pluto.
Rupe ivi s’alza, presso cui due fiumi
S’urtan tra lor romoreggiando, e uniti
Nell’Acheronte cadono: Cocito,
Ramo di Stige, e Piriflegetonte.” 

(Omero – Odissea – Libro X)

L’Archeronte

Nominato per la prima volta nell’Odissea, l’Acheronte (letteralmente fiume di guai) è spesso descritto come il  principale dei quattro fiumi dell’Ade, posto all’ingresso degli inferi. Platone nel dialogo Fedone afferma che l’Acheronte è il secondo fiume più grande del mondo, superato solamente dal fiume Oceano che scorre attorno alla terra:

“[…] ve ne sono tanti di fiumi d’ogni specie e molto grandi e tra questi, soprattutto quattro, di cui il più grande e quello che scorre più esternamente, e quindi più lontano dal centro, vien chiamato Oceano. Dalla parte opposta, e con un corso contrario, c’è l’Acheronte che attraversa regioni desertiche e poi prosegue sotto terra per giungere alla palude acherusiade dove si raccolgono le infinite anime dei morti […]”
(Platone – Fedone – LXI)

Le anime potevano oltrepassarlo solo se i loro corpi erano stati degnamente sepolti e provvisti dell’obolo per pagare Caronte, personaggio non presente nell’Odissea, ma nominato per la prima volta da Virgilio nel VI libro dell’Eneide:

“Spaventoso nocchier tien la riviera
Caronte, d’un’orrenda squallidezza,
cui larga invade irta canizie il mento,
s’apron gli occhi di fiamma, e da le spalle
pende annodato lurido mantello.
Esso regge a la barca e remo e vela;
su la ferrigna chiglia i corpi porta,
vecchio, ma cruda ha il dio verde vecchiezza.”

(Virgilio – Eneide – VI)

fiumi infernali
L’Acheronte: Divina Commedia illustrata da Gustave Doré

Flegetonte e Cocito: gli affluenti

Affluenti dell’Acheronte sono i fiumi infernali conosciuti come Piriflegetonte o Flegetonte (letteralmente che brucia, conosciuto come il fiume di fuoco, e il Cocito (letteralmente che geme), o fiume dei lamenti. Secondo Platone (Fedone LXI), il Flegetonte si riversa in una grande pianura arsa da fuoco violento e forma una palude più grande del mare, tutta ribollente d’acqua e di fango; dal suo fuoco deriverebbero le lave vulcaniche. I poeti e i mitografi immaginarono che vi si punissero parricidi, briganti e tiranni: anche Dante ne fa uno dei suoi fiumi infernali, nelle cui acque sono immersi i violenti contro il prossimo.

“Ma ficca li occhi a valle, ché s’approccia
la riviera del sangue in la qual bolle
qual che per violenza in altrui noccia”. 

(Dante Alighieri – Divina Commedia – Inferno – XIV, 73)

Il Cocito, fiume dei lamenti o del pianto, nasce in senso contrario al Flegetonte, acquista una corrente violenta a partire dalla Stige, si inabissa e scorre a spirale, in senso contrario  fino a toccare, dalla parte opposta, le sponde della palude acherusiade, posta all’ingresso dell’Ade. Ma nemmeno questo fiume vi mescola le sue correnti e, dopo aver compiuto un largo giro, si getta nel Tartaro dalla parte opposta al Flegetonte.

Secondo la descrizione di Platone nel Fedone, in esso sono gettati gli assassini:

“Quelli poi i cui peccati, sebbene gravi, son giudicati espiabili, per esempio chi nell’impeto dell’ira è stato violento contro il padre e la madre, ma poi ha trascorso in pentimento il resto della sua vita o chi ha commesso qualche omicidio sotto lo stesso impulso, costoro precipitano anch’essi nel Tartaro ma vi restano soltanto un anno, perché l’onda li ricaccia fuori, gli omicidi, nella corrente del Cocito.”  
(Platone – Fedone – LXII)

fiumi infernali
Il Cocito: Divina Commedia illustrata da Gustave Doré

Lo Stige

Lo Stige (letteralmente odiato), o fiume dell’odio, è il fiume infernale per eccellenza in Omero ed Esiodo, e proprio in questo fiume la Nereide Teti avrebbe immerso il figlio Achille per renderlo invulnerabile.

Esiodo racconta nella Teogonia che Stige, abitante dell’omonimo fiume, è la più possente tra le figlie di Oceano e Teti: unitasi al titano Pallade generò Nike (Vittoria), Zelos (Ardore), Bia (la Forza), Cratos (la Potenza). Pur appartenendo alla stirpe dei Titani, Stige si alleò con Zeus nella Titanomachia, facendo affiancare i propri possenti figli a quello che sarebbe poi diventato il Re degli Dei. Per ringraziarla Zeus la nominò garante dei giuramenti tra gli dei: se il dio non avesse rispettato il giuramento fatto sulle acque di Stige, per un anno sarebbe caduto paralizzato, avvolto nel torpore:

“Abita qui la Dea che aborriscono i Numi immortali,
Stige tremenda, la figlia maggiore d’Ocèano, che in giro
volge i suoi flutti […] ché qual dei Numi che vivono sopra la cima
del nevicato Olimpo, bevuta quell’acqua, spergiura,
resta senza respiro, sinché tutto un anno trascorra,
né può gustare cibo di nettare piú, né d’ambrosia:
rimane senza trarre respiro né dire parola,
sopra un giaciglio; e dall’alto gli grava un sopore maligno.
Poi, quando un anno sia compiuto, e purgato quel morbo,
un’altra pena ancora piú grave di questa lo attende:
per nove anni rimane lontan dagli eterni Celesti,
né prende parte ai loro consigli, né ai loro banchetti,
per nove anni compiuti: nel decimo torna di nuovo
alle assemblee dei Numi che fanno soggiorno in Olimpo:
vollero tale il giuro vetusto su l’acqua di Stige
i Numi; e piomba giú da un luogo tutto aspro di rocce.”

(Esiodo – Teogonia – 774/806)

E ancora ne troviamo traccia nell’Eneide:

“Nato d’Anchise, manifesta prole degli Dei, l’alto stagno di Cocito tu vedi e la palude Stigia, il cui nume temon gli Dei giurare invano”
(Virgilio – Eneide – VI)

Nell’Odissea lo Stige è più chiaramente definito come fiume, per poi scomparire del tutto come divinità nella tradizione posteriore.

fiumi infernali
Lo Stige: Divina Commedia illustrata da Gustave Doré

Il Lete

Il quinto dei fiumi infernali è il Lete (letteralmente oblio). Non viene nominato da Omero, mentre è presente nell’Eneide di Virgilio: è il fiume che attraversa l’Elisio, chi beve o si immerge nelle sue acque perde la memoria della sua vita passata e può quindi reincarnarsi in un altro corpo.

Ne troviamo traccia in Virgilio

“Intanto Enea ne la riposta valle
vede in disparte un bosco e susurranti selvatici
virgulti e il letèo fiume nuotare avanti a le placide case.
Volavano ivi intorno ombre infinite:
e come quando a la serena estate
ne’ prati in varii fior posano l’api
od a candidi gigli errano intorno,
sembra tutto un ronzio quella campagna.
A la súbita vista trasalisce
e le cose ricerca inconscio Enea,
quale fiume sia dunque e quali genti
colmino sí molteplici le rive.
Il padre Anchise allor: «L’anime a cui
novelli corpi spettano per fato a la corrente bevono di Lete
tranquille linfe e lunghe oblivïoni».”

(Virgilio – Eneide – VI)

Il fiume Lete è presente anche nella Repubblica di Platone. Nel libro X, l’autore si sofferma sul Mito di Er, di cui parleremo in altra sede. Vi proponiamo però questo passaggio chiave:

“Quando ormai era scesa la sera, si accamparono
presso il fiume Amelete, la cui acqua non può essere contenuta in nessun vaso. Poi tutte furono costrette a bere una
certa quantità di quell’acqua, ma le anime che non erano protette dalla prudenza ne bevevano più della giusta misura; e chi
via via beveva si dimenticava ogni cosa. Dopo che si furono addormentate, nel cuore della notte scoppiò un tuono e un
terremoto, e all’improvviso esse si levarono da lì per correre chi in una, chi in un’altra direzione verso la nascita, filando veloci come stelle. Ma a Er fu impedito di bere l’acqua; non sapeva come e per quale via fosse tornato nel corpo, ma all’improvviso riaprì
gli occhi e si vide disteso all’alba sulla pira.”

(Platone – La Repubblica – X, 621)

Il Lete: Divina Commedia illustrata da Gustave Doré

Bibliografia

🏺 Dante Alighieri - Divina Commedia
🏺 Virgilio - Eneide
🏺 Esiodo - Teogonia
🏺 Omero - Odissea
🏺 Platone - Fedone
🏺 Platone - La Repubblica

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a cura di

Niccolò Renzi

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