La Rivolta di Santa Scolastica, chiamata così perché lo scontro avvenne il 10 febbraio, giorno dedicato alla Santa, si inserisce in quel filone di rivolte studentesche che si moltiplicarono con la nascita delle università nel Medioevo e quindi con la convivenza, a volte forzata, di cittadini e studenti universitari.
Contesto storico
Nel medioevo la popolazione universitaria e le nascenti facoltà ottennero numerosi privilegi dagli Stati: erano esenti da tasse, dal servizio militare ed in qualche caso anche da processi penali. Come sottolinea il Professor Cardozier in un articolo sul potere studentesco nel Medioevo, spesso gli abitanti delle città erano addirittura intimoriti dalla popolazione universitaria che si riversava nelle strade, fino a costituire un rapporto gioco forza importante che andava a rendere necessaria la presenza di università e popolazione universitaria nei centri cittadini per aumentare prestigio e introito economico.
Come Cardoizer afferma, le tensioni di Oxford non erano tanto dissimili da quelle del 1229 a Parigi. La popolazione era sopraffatta e frequentemente abusata dagli universitari, ed entrambe le fazioni finivano col cercare conforto sia nella Chiesa che nel potere monarchico. Quello della Rivolta di Santa Scolastica fu comunque uno degli eventi più sanguinosi e cruenti della Storia delle rivolte studentesche medievali.
Cronologia della Rivolta di Santa Scolastica
Questa rivolta, come abbiamo già detto, rappresenta l’acme di una serie di malumori diffusi da tempo tra la popolazione di Oxford vessata dalle pretese degli universitari. Questa volta il casus belli fu una rissa da osteria. Sì, una rissa da osteria, una di quelle che si vedono nei vari film a sfondo medievale mal replicate. Una rissa che dà vita ad un vero e proprio massacro tale da richiedere perfino l’attenzione del Re.
Era martedì 10 febbraio quando iniziò la Rivolta di Santa Scolastica: quel giorno non c’erano lezioni in università, due studenti Walter Spryngeheuse e Roger de Chesterfield si recano nella taverna Swindlestock per una bevuta. Sedutisi e serviti dall’oste iniziarono a mostrare dei segni di non gradimento nei confronti del vino. Questo disappunto si manifestò verbalmente; i due ragazzi si ribellarono con l’oste John Croidon ma i toni via via si fecero più accesi e coloriti. Da un vivace scontro verbale si arrivò ad atti violenti, i due ragazzi infastiditi e indispettiti lanciarono il contenuto dei loro boccali in faccia all’oste iniziando a picchiarlo con veemenza.
La reazione violenta dei ragazzi scatenò una riposta della popolazione altrettanto violenta, come riportato dalla professoressa Carol M. Miller negli atti di un convengo tenutosi in USA, Croidon radunò la città per difendere il suo onore e vendicarsi dell’accaduto. Questo episodio portò tutta la popolazione di Oxford a schierarsi con l’oste contro la popolazione universitaria. Le campane della chiesa di St. Martin suonarono per chiamare alle armi i cittadini, il caos dilagò in città[1]. Inizialmente ci fu un tentativo di persuasione da parte delle milizie cittadine che chiesero ai ragazzi di fare ammenda sull’accaduto e chiedere scusa ma loro rifiutarono convinti della loro innocenza.
I toni erano talmente accesi che il Mayor di Oxford, John de Bereford nobile locale, decise di chiedere al Chancellor (rettore) dell’Università, John Charlton, l’arresto o una punizione esemplare per i due ragazzi; non potendo egli stesso fare nulla contro di loro dal momento che, nel Medioevo, chierici e personale universitario non erano sotto la giurisdizione del Mayor della città. Questi non furono arrestati ma, di contro iniziarono a riunirsi per attaccare la popolazione civile. Mentre erano ancora tutti nei pressi dell’università i ragazzi suonarono le campane di St. Mary e si riunirono in duecento per rispondere alla chiamata alle armi del Mayor, aggredendo anche alcuni cittadini[2]. Mentre i due gruppi di persone si attaccavano il Chancellor scaltramente si allontanò dal luogo. L’università riporterà questo episodio come un episodio relativamente tranquillo sfociato nella fuga dei ragazzi. Per quella sera la situazione sembrò terminare in una zuffa tra Mayor e studenti ma non finì lì.
Il giorno seguente, mercoledì 11 febbraio, il Mayor memore della zuffa della sera precedente e dei vari problemi che la popolazione studentesca apportava alla citta decise di recarsi al cospetto del re, Edoardo III (1312-1377) che risiedeva a Woodstock in quel periodo, al fine di esporre i problemi della città e cercare di trovare una soluzione. Contemporaneamente, ad Oxford, il Chancellor tentò di chiedere agli studenti di porre fine alla questione ma il dado era tratto: volevano mettere a ferro e fuoco la città. Di lì a poco gli studenti radunatisi chiusero i cancelli dell’Università e si riversarono nella cittadina appiccando vari fuochi in città, rubando dalle abitazioni, uccidendo e ferendo i cittadini. Quest’ultimi in tutta risposta si riversarono nella campagna chiedendo man forte agli abitanti locali. Unitisi, gli abitanti di Oxford e i cittadini che vivevano in campagna decisero di attaccare gli studenti quando erano nei cortili dell’università per allenarsi.
Gli universitari furono attaccati da circa 80 cittadini con archi e frecce, i ragazzi si ripararono nella chiesa di St Giles nella speranza di salvarsi. Si disse che il Mayor radunò la popolazione nella contea ovest di Oxford con l’aiuto di alcuni uomini, radunò duemila cittadini nelle campagne che decisero di riversarsi nella città nel pomeriggio del mercoledì portando una bandiera nera (in segno di lutto ndr) e diffondendo la notizia della morte del re, piangendo e urlando “Slay, Slay, havok, havok, smite fast, give good knocks” (“uccidi, uccidi, distruggi, distruggi, colpisci velocemente, dai buoni colpi”)[3].
Naturalmente questo stratagemma voleva essere un diversivo per poter poi attaccare gli studenti e vendicare gli eventi del mercoledì mattina. Gli universitari si difesero fino a quando non finirono le armi a disposizione. I cittadini però, nonostante gli studenti corressero via, li inseguirono urlando “Bycheson cum Forth” (Figli di puttana venite avanti / fatevi sotto). I rivoltosi inseguirono i ragazzi fin dentro i saloni dell’università e li braccarono.
Ma il giorno peggiore della Rivolta di Santa Scolastica fu il giovedì mattina, eventi avvenuti mentre il Mayor Bereford era ancora a Woodstock.
I cittadini rivoltosi razziarono 14 saloni delle università, uccidendo e ferendo gli studenti alcuni addirittura per scherno furono rasati e lasciati sanguinare nelle prigioni. Tutte le sale delle università vennero saccheggiate da libri, vestiti e qualsiasi cosa ci fosse. Le scene erano drammatiche, il tutto naturalmente si svolgeva sotto gli sguardi increduli di uomini di chiesa che nel tentativo di fermare e bloccare la furia omicida dei cittadini misero in piedi una processione con un ciborio in testa contenente l’ostia sacra. Gli studenti subito si raggrupparono attorno l’ostia sacra sperando in una salvezza, ma i cittadini si accanirono anche con loro e buttarono giù l’ostia. Quando fu tutto finito, alcuni degli studenti sopravvissuti rimasero nelle sale protetti dal muro di Merton, il resto degli universitari fuggì.
Gli esiti della Rivolta
Così finì la Rivolta di Santa Scolastica, con numerosi morti e feriti sia tra i cittadini sia tra la popolazione studentesca.
Naturalmente le conseguenze furono talmente gravi che il Re mise a punto una commissione di suoi fidati per indagare circa l’accaduto. Nonostante le indagini, l’Università ottenne quasi subito la sua autorizzazione a rimanere in città perché, secondo il Re, rappresentava un’importante risorsa sia per il tessuto culturale che economico della città.
Secondo il sovrano, infatti, chierici e popolazione universitaria avrebbe dovuto convivere in simbiosi con la popolazione cittadina per regolare congiuntamente sia il potere militare che politico. Con questo nuovo “decreto” del Re si andarono a riconfermare i diritti e le libertà della popolazione universitaria; inoltre per incoraggiare il ritorno ad Oxford, Edward III concesse l’immunità agli studenti, ai loro servitori da persecuzioni o atti violenti dei cittadini[4]. Naturalmente ciò provocò il malcontento dei cittadini: per loro gli universitari erano stati la principale causa degli eventi della Rivolta di Santa Scolastica.
Nell’estate dello stesso anno, si pensa, ci siano stati altri dissapori e piccole sommosse tra i due gruppi in città, tanto che il Re dovette riprendere il “decreto” per poter proteggere ulteriormente la popolazione universitaria tutta da eventuali atti violenti.
Ma, se l’Università era considerata come il principale fornitore di menti eccelse che potrebbero guidare il paese, la città veniva vista come un insieme di uomini che avevano messo in pericolo gli universitari, futuri governatori del Paese, e quindi additata come principale aggressore. Tutto ciò portò ad un ridimensionamento dei privilegi che la città ebbe da quel momento in poi. Con i nuovi provvedimenti presi dal re, l’Università si impegnava a mantenere le strade della cittadina pulite ed in ordine e a stimare le tasse non solo in base agli allievi ma anche in base a servitori, editori di libri e tutto il personale universitario.
I poteri del Chancellor dell’università, inoltre, si estendevano al mantenimento della pace e alla confisca di armi. Nei giorni successivi il Mayor John de Bereford fu incarcerato per aver partecipato e incitato alla rivolta: poteva essere rilasciato su commissione che venne rilevata tra i cittadini in maniera equa. In generale, la città fu messa sotto interdizione fino al 1357 e finì per avere delle gravi perdite economiche ma nessuno, apparentemente, fu punito per aver ucciso. La Chiesa, dal cantò suo agì velocemente attraverso il Cardinale Lincoln punendo il sindaco e altri 61 illustri cittadini a partecipare oggi anno alla messa nel giorno della rivolta per omaggiare i morti e pregare per le loro anime. Questa pena si è protratta per circa 500 anni, anche dopo la riforma del 1600, trasformando la messa in un’omelia.
Note al testo
[1] St Scholastica’s Day, Oxford (oxfordhistory.org.uk);
[2] Carol M. Miller, “The St. Scholastica Day riot Oxford after the black death” in Trascrizione del “Florida Coference of Historian, 1993” pag 30 e seguenti;
[3] Carol M. Miller, “The St. Scholastica Day riot Oxford after the black death” in Trascrizione del “Florida Coference of Historian, 1993” pag 35 e seguenti;
[4] Mediaeval archives of the University of Oxford : University of Oxford : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive / pag 135 num. 112.