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Le origini dell’incastellamento: invasioni ungare, normanne e saracene

Il fenomeno dell’incastellamento nasce a causa delle ondate di invasioni di Vichinghi, Ungari e Saraceni che scossero l’Europa tra il X e l’XI secolo, portando le popolazioni autoctone a rinchiudersi in abitazioni sicure, cioè i castelli.

Le invasioni saracene

I Saraceni, da un punto di vista cronologico i primi a palesarsi e gli ultimi a essere debellati, crearono non pochi turbamenti sul continente a causa del loro metodo di incursione, che consisteva in un attacco improvviso via mare, seguito da una razzia, una strage e una sparizione altrettanto rapida.

Questi non si fermarono alle sole incursioni, ma presto iniziarono a mettere in atto metodi di aggressione maggiormente efficaci, cioè la costruzione di vere e proprie entità territoriali da loro dominate da usare come basi di partenza.

Favoriti dalla debolezza di tutti quegli organismi politici derivanti dal frazionamento dell’eredità carolingia, i Saraceni compivano scorrerie sostanzialmente indisturbati e non era insolito che i signori stessi li usassero come mercenari nei loro contrasti. Le uniche fonti delle loro scorrerie si hanno con gli scritti dei monaci, tuttavia sempre legate alle testimonianze di chi tra i chierici fosse sopravvissuto ai loro assalti.

L’apice delle scorrerie saracene si esaurì nel X secolo e, in ogni caso, esse avevano comportato distruzioni e perdite immense, tali da portare a un massiccio spopolamento nelle aree di confine con le loro basi.

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 Saraceni conquistano Siracusa – Madrid Skylitzes – Biblioteca Nazionale di Spagna ©

L’invasione magiara

Rispetto a quelle saracena, le invasioni magiare o ungare ebbero un impatto diverso sulla popolazione. A differenza dell’altro popolo, essi non crearono basi, emirati o piazzeforti, ma attaccarono episodicamente, talvolta anche a distanza di anni.

La loro tecnica di combattimento, basata principalmente sull’abilità di cavalcare e di tirare con l’arco, risultò non essere particolarmente efficace contro le fortificazioni delle città o delle campagne. Queste invasioni perciò scatenarono nella popolazione non ondate migratorie, ma tentativi di resistenza e di volontà di difesa.

La loro pressione sul continente, in particolare nei territori germanici dell’impero, divenne evidente non a partire dalla prima scorreria nell’862 contro vari villaggi al confine, ma solo dopo la conquista in pianta stabile del territorio della vecchia provincia romana della Pannonia, nella decade finale del IX secolo. Da qui mossero verso la Baviera, la Sassonia e la Borgogna, e attaccarono la Turingia, la Svevia, la Franconia, la Lorena e la Gallia.

Grazie alle loro intuitive capacità politiche intervennero nei luoghi scossi da conflitti interni, dove vennero utilizzati in qualità di mercenari dai vari signori locali. Tutta la loro forza venne meno con la riorganizzazione dei territori dell’area germanica da parte della dinastia di Sassonia e della vittoria di Ottone I a Lechfeld. Forte di questa vittoria contro coloro i quali venivano additati come i rappresentanti del demonio in terra, Ottone scenderà in Italia per prendersi il trono imperiale, dove verrà incoronato da Papa Giovanni XII nel 962.

L’invasione normanna

Il terzo popolo provocò sconvolgimenti nell’assetto europeo ancora diversi. Chiamati dagli europei Normanni, non sapevano di essere tali, erano naturalmente consci di provenire da Nord, ma tra loro si davano il nome di Vichinghi e provenivano dalla Danimarca, dalla Norvegia e dalla Svezia.

La motivazione effettiva dei loro spostamenti e delle loro invasioni è difficile da poter affermare con sicurezza, in quanto essi non hanno lasciato testimonianze scritte e gli storici del continente ne parlano quando ormai sono arrivati, ma si è concordi su una linea generale che tende a spiegare il fenomeno della ricerca di altre terre da occupare con un graduale miglioramento del clima nel corso del secolo.

Con l’aumento delle temperature, anche di qualche grado, molte zone prima coperte di ghiacci furono adibite al pascolo e la popolazione prosperò. Il nord Europa, tuttavia, non è una zona particolarmente ricca di risorse, per cui questi popoli migrarono per cercarne delle altre. Arrivarono in Irlanda, in Inghilterra, in Canada e in Groenlandia e grazie ai drakkar o snekkia, le navi a chiglia piatta, riuscirono a navigare anche sui fiumi.

L’espansione ebbe un raggio d’ azione piuttosto semplice: i primi attacchi si ebbero nelle zone più facilmente raggiungibili dalla Norvegia o dalla Danimarca quali la Northumbria, nell’attuale Scozia, o in Wessex, in Inghilterra; alcuni arrivarono addirittura alle porte di Bisanzio passando per il Volga, il Dnepr o la Dvina.

L’apogeo della loro importanza nei cambiamenti delle strutture politiche del vecchio continente si ebbe con l’investitura di Rollone nel 911, da parte del re di Francia Carlo il Semplice, a duca di Normandia, regione a nord del regno che prese il nome proprio da questa popolazione. Qui vi si radicarono talmente bene da assimilare perfettamente il sistema feudale, tanto perfettamente da diventare coloro che lo esporteranno maggiormente: nel 1066, infatti, con la Battaglia di Hastings Guglielmo il Conquistatore strapperà a Aroldo II il possesso delle regioni degli Anglosassoni, diventando, de facto, re di Inghilterra, pur restando vassallo del re di Francia.

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Morte del Re Aroldo – Arazzo di Bayeux – Centro Guillaume-le-Conquérant ©

Bibliografia

📖 GIOVANNI TABACCO, a cura di GRADO GIOVANNI MERLO, Il medioevo, Editrice Il Mulino, Bologna, 1989
📖 SILVANA COLLODO e GIULIANA PINTO, La società medievale, Monduzzi Editore, Milano, 1999
📖 ANDREA ZORZI, Manuale di storia medievale, UTET Università, Torino, 2016

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a cura di

Silvia Gigliotti

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