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Autopsia al castello: origine ed evoluzione

Per comprendere e conoscere la funzione sociale e politica del castello medievale occorre soffermarsi sulla loro evoluzione. Questi, infatti, non sono di certo apparsi all’improvviso e ancora meno hanno sempre mantenuto la stessa morfologia. Andiamo quindi a farne un’autopsia, analizzando gli elementi di castellologia applicata a nostra disposizione.

Iniziative fortificatorie: scontri interni ed esterni

Nella prima metà del X secolo in Italia del nord sono testimoniati almeno una decina di possessori privati di castelli, la cui maggioranza erano ecclesiastici. Non era insolito, infatti, che un signore ecclesiastico fosse fondatore di castelli, anzi, erano vieppiù le iniziative fortificatorie dei vescovi ad essere numericamente superiori rispetto a quelle private, tanto da esserne almeno la metà.

A nord dell’Appennino i documenti misero in luce l’azione del Vescovo di Piacenza che, già possessore di castelli, ne incrementò la fortificazione a seguito delle invasioni ungare. Affinché il castello diventasse un effettivo strumento di dominio furono necessari due elementi principali: il perdurarsi, almeno per mezzo secolo, di un periodo di insicurezza e il disinteresse dell’autorità centrale.

Il passaggio di un castello a Signoria vera e propria risultò complesso: tra il IX e l’XI secolo nei documenti il castello risultò ancora come una semplice annessione alla curtis, non ancora come un territorio su cui il signore potesse esercitare il districtus, cioè il diritto di dominio su chi vi abitasse. Questo termine nei documenti, sia pubblici che privati faceva riferimento all’insieme di villaggi, corti e castelli, ma non unicamente al castrum, che vi divenne connesso, in tutta l’Italia settentrionale, solo a partire dall’XI secolo.

Altrettanto lentamente si crearono le circoscrizioni di castello, tuttavia questo fu un caso parallelo a tutta l’Europa, con la diffusione della Signoria di banno.

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L’evoluzione del Castello – Fenis (Valle d’Aosta) – StorieParallele ©

Cambiamenti: innovazioni e tecnologia

Il cambiamento nella morfologia castellana si ebbe a partire dal XII secolo: si modificarono le strutture e comparvero nuovi materiali insieme a nuove tecniche costruttive. La forma del castello si modificò, sia per il cambiamento degli edifici a lui legati sia per il cambiamento nell’organizzazione di questi ultimi. Con il progredire dei mezzi militari anche le fortificazioni dovettero evolversi ricercando una maggiore robustezza, mentre si sviluppò parallelamente una necessità sempre più impellente di riadattare, di costruire, edifici residenziali dove la vita fosse agevolata.

Grazie al movimento crociato giunsero in occidente tecniche militari e tecnologie avanzate, che di sicuro influenzarono il modo di fronteggiarsi dei sovrani che ritornarono in Europa. Filippo II Augusto e Riccardo Cuor di Leone, entrambi reduci dalla crociata, per esempio, usarono sicuramente nei loro scontri tattiche apprese in Oriente, che in seguito si sarebbero diffuse nel resto del vecchio continente.

Insieme alle innovazioni militari ci fu la riscoperta di tutto un filone di trattatistica classica, riscoperta dalle biblioteche orientali, che esplicava la creazione di mezzi da guerra. Il movimento crociato e le nuove scoperte letterarie non furono il solo motore delle innovazioni tecniche: sollecitazioni al rinnovamento si ebbero:

  • nell’Italia meridionale, durante le campagne di conquista normanne, diffuse poi nel mediterraneo dalle navi genovesi e pisane;
  • nell’Italia settentrionale, durante le lotte della prima dominazione della dinastia sveva.

Nuovi elementi architettonici

La rapidità nelle innovazioni va ricercata anche nella continua necessità di difesa dovuta ai numerosi scontri interni. A questo proposito numerosi documenti descrissero come, per quanto riguarda il raddoppiamento delle difese in zone periferiche, aumentarono i fossati, in alcuni casi vennero infatti raddoppiati, comparvero ponti manovrati da catene, camminamenti lungo le mura, che iniziarono a venir saldate con la calce e non più a secco, aumentano, soprattutto in pianura, recinti di terra e di legno, circondati da larghi fossati allagati.

Raramente nei documenti vennero descritti i materiali usati per la costruzione, se non con indicazioni generiche del tipo de terra, de lignis (pietra), de petri, de muro, de aliqua (altra) materia.

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Evoluzione del Castello – Fénis (Valle d’Aosta) – StorieParallele ©

Bibliografia

📖 ALDO A. SETTIA, Castelli medievali, Universali Paperbacks, Società Editrice il Mulino, Bologna, 2017
📖 GEORGES DUBY, PHILIPPE ARIÈS e DOMINIQUE BARTHÉLEMY, La vita privata. Dal feudalesimo al rinascimento, GLF Editori Laterza, Roma, 2001
📖 GIAN PIETRO BROGIOLO, Costruire castelli nell’arco alpino tra il V e il VI secolo, Archeologia medievale, Numero Speciale, Padova, 2014

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a cura di

Silvia Gigliotti

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