Nel corso dei secoli del Medioevo, molti sono i cambiamenti occorsi in tutti i settori, che si influenzano vicendevolmente: anche il castello si modifica, sia nella sua morfologia che nelle sue strutture. Il legno, che resterà comunque un elemento presente, verrà sistematicamente sostituito dalla pietra, più resistente e duratura.
La pietra, il bugnato e il dongione
Le murature più antiche, solitamente realizzate con ciottoli irregolari disposti a spina di pesce, si fecero, nel corso del XII secolo, maggiormente regolari grazie all’uso di ciottoli dalle dimensioni analoghe e fissati tramite una malta abbondante. Comparvero inoltre i primi blocchi di pietra squadrata, lavorata ancora grossolanamente, e i primi elevati in laterizi.
Questa tipologia di costruzione variò da regione a regione, a seconda dei materiali reperibili nelle diverse località. Legno e pietra nelle azioni fortificatorie coesistettero a lungo, in luogo di pietra e calce non era insolito trovare rami d’albero intrecciati.

Con l’avanzare del tempo aumentò anche la necessità di manodopera specializzata, che divenne necessario pagare, cosicché vennero sostituite parte delle prestazioni dei dipendenti dei Signori con pagamenti in denaro, il che comportò un rinnovamento anche nei rapporti tra Signore e abitanti del castello.
Il bugnato (tecnica di costruzione che prevede che la pietra sporga verso l’esterno rispetto al muro) apparve, inoltre, negli stessi anni anche in Germania, nei castelli della dinastia sveva. Il caso di questa tecnica di lavorazione è emblematico, non tanto per la sua particolarità architettonica, quanto per la dimostrazione di una volontà signorile di spiccare rispetto agli altri per decorazione e per fortificazione del proprio castello.
Il bugnato quindi, nato per offrire una resistenza migliore agli arieti e ai proiettili pesanti, diventò espressione di una volontà di potere e di innovazione architettonica, in una ricerca di innovazioni, di materiali moderni, volta all’aumento del prestigio del signore. A
ltro elemento introdotto ex novo nel XII secolo, sia nei castelli dei grandi signori sia in quelli di signori minori, è il dongione. Confuso a causa delle descrizioni poco chiare nei documenti o dell’uso del termine in vari modi, si identificò come un edificio sopraelevato e protetto all’interno della prima cerchia del castello. Poteva contenere altri edifici, tra cui spiccavano il palazzo residenziale del signore e il torrione e, come un castello nel castello, era chiaramente fortificato, solitamente posto a ridosso della cinta muraria.
L’inserimento di questo tipo di struttura spesso si identificò con il passaggio tra un proprietario e un altro, per cui arrivò ad acquisire anche un significato politico: la prima cura del nuovo signore fu infatti quella di dare maggiore spicco alla propria fortezza privata.

Fortificazione e difesa
Il dongione, e soprattutto l’impianto delle fortificazioni, allorché iniziarono a diventare inadeguate, subirono delle modifiche: nel corso del XIII secolo la fortezza venne divisa in tre ordini di elementi difensivi concentrici.
Il primo era la cerchia che delimitava l’area, attraverso cui si accedeva al dongione; all’interno di questo si trovava il vero complesso centrale, costituito dal torrione e dal palazzo che, anche se non strettamente collegati, erano in ogni caso vicini.
A seguito di lunghe discussioni i linguisti pervennero del dichiarare che il termine dongione derivi dal termine in latino volgare dominio-onis, improntato da dominus, cioè casa del signore. Già Ludovico Antonio Muratori, ritenne che il termine fosse stato importato dalla Francia e fosse giunto successivamente in Italia, proprio per il fatto che le attestazioni più antiche comparvero nelle Alpi già a partire dall’XI secolo.
È tuttavia necessario precisare anche che in molti documenti francesi l’elemento chiamato donjon fa riferimento non solo alla zona abitativa signorile, ma anche alla magna turris o tour maitresse. Oramai gli elementi risalenti al XII-XIII secolo definiti come dongione sono nella maggior parte dei casi scomparsi.
