La Storia Medievale è piena di testimonianze di imperatori, re e nobili ma quasi niente ci perviene delle loro controparti femminili: ci sono però state delle eccezioni e, tra queste, la storia di Irene d’Atene è forse quella più particolare per la posizione di potere che questa donna ha avuto e che quasi nessun’altra in tutto il Medioevo ha potuto eguagliare.
Biografia di un’Imperatrice
Irene Sarantapechaina nasce ad Atene nel 752 circa da una famiglia nobile chiamata Sarantapechos. Poco si sa della sua famiglia e della sua infanzia, tanto è vero che anche la sua data di nascita è una stima, unica certezza è che suo zio era un certo Costantino Sarantapechos, stratega di uno dei Temi (provincie) della Grecia. Rimasta orfana e ormai in età di marito, nel 769 viene portata dallo zio alla corte dell’imperatore Costantino V e secondo la tradizione fu fatta sfilare insieme ad altre pretendenti davanti a suo figlio, Leone IV il Cazaro, che poi la scelse come sposa.
La vita coniugale con Leone IV
Nel giorno delle sue nozze, Irene d’Atene fu costretta a giurare di non accettare mai nella sua vita il culto delle immagini e possiamo dire con certezza che questo giuramento non fu mai rispettato: ella ne era a favore mentre la famiglia dello sposo era fermamente iconoclasta. Infatti, in quel periodo nell’Impero bizantino imperversava la riforma iconoclasta, cioè il divieto di venerare qualsiasi raffigurazione della divinità, ma non tutti ne erano favorevoli tanto è vero che l’iconoclastia creò uno scisma clamoroso non solo all’interno della classe sacerdotale bizantina ma esteso a tutta la Chiesa Cristiana, scisma che poi sfociò nella dichiarazione di indipendenza della Chiesa di Roma e nella sua formazione come oggi la conosciamo.
Durante la sua vita coniugale, Irene non si diede mai per vinta sulla iconoclastia e cercò più e più volte di ammorbidire la posizione della corte e di suo marito che, influenzato dalla moglie, avviò una politica più tollerante e senza persecuzioni nei confronti degli iconoduli; tutto questo però finì bruscamente nel 780 quando, apparentemente dal nulla, Leone IV, avviò una persecuzione violenta contro di loro. Molto probabilmente questo fu dovuto alla scoperta da parte di Leone di immagini sacre trovate nascoste sotto il letto della regina che fece infuriare il re e fece partire una indagine interna alla corte che terminò con l’arresto e la condanna a morte di alcuni cortigiani.

La reggenza di Irene d’Atene
Quello che accadde dopo fu una serie di peculiari coincidenze: nello stesso anno in cui l’Imperatore scoprì delle immagini segrete della regina, morì subito dopo aver provato una corona custodita a Santa Sofia. Diverse fonti suggeriscono che fu avvelenamento ma nulla è certo, tuttavia la concatenazione di eventi prima e dopo la sua morte potrebbe suggerirci che ad avvelenarlo fu la stessa Irene. Subito dopo la morte del marito, infatti, l’imperatrice venne nominata reggente in attesa che il figlio, legittimo erede al trono, raggiungesse la maggiore età dato che all’epoca aveva solo 9 anni. Non era strano un avvenimento del genere, non solo nell’Impero Bizantino, ma in tutto l’Occidente: alla morte del marito era previsto per legge e consuetudine che la moglie si prendesse il compito di amministrare i beni ed in questo caso di prendere in mano le redini di un Impero. Quello che non era previsto invece, era che Irene accentrasse e monopolizzasse in maniera così evidente tutto il potere sulla sua persona.
Per prima cosa ella allontanò tutti gli iconoclasti dalla sua corte, sia generali ed esercito, che inviò nelle terre più lontane e pericolose: nobili e uomini del clero furono allontanati dalle loro posizioni di potere, mentre l’imperatrice cercava di ricucire le relazioni con la Chiesa di Roma, favorendo personalità avverse all’iconoclastia, sia nel clero che nella macchina governativa.
Le ripercussioni non si fecero attendere, sia internamente che esternamente: una congiura formata dai fratelli del defunto marito colpì immediatamente Irene nel 781 circa, ma Irene ne uscì indenne e anzi costrinse i congiurati a farsi preti in modo tale da impedirgli di poter aspirare di nuovo a ruoli politici.
In politica estera dovette affrontare la onnipresente minaccia Ottomana che non riuscì mai a sconfiggere, ma neanche a farsi sottomettere mantenendo intatti i confini dell’Impero.
D’intesa con Papa Adriano I, convocò nel 787 il settimo concilio ecumenico, che iniziò i lavori nella chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli. Il concilio fu interrotto bruscamente dalle forze opponenti la riforma: l’esercito fece irruzione appoggiato dai vescovi di parte iconoclasta e l’assemblea si concluse con un nulla di fatto. Irene non rinunciò al suo progetto di riforma e per maggiore sicurezza trasferì il concilio a Nicea.

Ma è con l’Occidente che Irene ebbe gli interessi maggiori. Infatti, l’imperatrice si rese immediatamente conto dell’importanza che i Franchi stavano avendo nell’intreccio geo-politico occidentale e soprattutto nella grandiosità della figura di un franco in particolare: Carlo Magno.
Irene cercò immediatamente di instaurare buoni rapporti con la dinastia carolingia anche per rafforzare la sua posizione politica all’interno dell’impero, che a causa del suo essere donna era costantemente in pericolo. Iniziò con il combinare un matrimonio tra suo figlio, Costantino VI, e la figlia di Carlo Magno, Rotrude, ma improvvisamente tutte le trattative furono interrotte. Non sappiamo il motivo ma probabilmente Irene aveva paura che suo figlio acquisisse troppo potere ed indipendenza e potesse spodestarla. Costantino VI infatti stava crescendo e le sue continue pretese sul trono, anche se legittime, erano un grosso problema per Irene che voleva ancora mantenere il potere. Allora ella iniziò una campagna diffamatoria contro il figlio con l’intento di screditarlo non solo davanti al popolo, ma anche davanti al clero e all’esercito, in modo tale da non avere problemi quando finalmente sarebbe stato eliminato. Iniziò con convincere il figlio a ripudiare la sua neo sposa, Maria D’Amnia, da cui Costantino divorziò convinto dalle dicerie della madre risposandosi subito dopo con un’altra nobile. Costantino venne convinto anche che il suo generale, Alessio Mosele, non fosse fedele alla corona: lo fece allora accecare ed uccidere, generando una rivolta militare che soppresse nel sangue.
L’ascesa al trono e la fine
Era il 797 quando gli scandali per le azioni che Costantino aveva perpetrato sotto influenza materna, culminarono con il divorzio con la moglie. A quel punto Irene fece la sua mossa, arrestando il figlio e dopo avergli cavato gli occhi lo buttò nelle segrete, dove morì un anno dopo.
Con il figlio morto ora Irene poteva regnare incontrastata su tutto l’impero e si autoproclamò αὐτοκράτωρ Ῥωμαίων (Autocrate dei Romani) anche se questo portò a uno scontro ideologico con l’Occidente che culminò con l’incoronazione di Carlo Magno. Nell’ultima parte del suo regno Irene iniziò le trattative per negoziare un matrimonio tra lei e Carlo Magno per riunificare finalmente i due imperi. Possiamo solo immaginare quali conseguenze avrebbe avuto un matrimonio di questo grado e sicuramente la fantasia di molti di noi starà già correndo, ma purtroppo proprio quando la delegazione dei Franchi arrivò a Bisanzio per iniziare le contrattazioni Irene fu deposta da un suo ufficiale, incarcerata e poi esiliata sull’isola di Lesbo dove fu condannata a guadagnarsi da vivere solo con la filatura. Morì un anno dopo, nell’803.

Quella di Irene è una storia molto particolare non solo perché era, ed è stata, l’unica donna imperatrice in tutta la Storia dell’Impero Bizantino, ma soprattutto perché in lei vediamo una donna caparbia, capace e spietata che non aveva nulla da invidiare alle sue controparti maschili. La sua visione di un Impero finalmente riunito sotto un unico stendardo dimostra una lungimiranza e una capacità diplomatica che nessun’altro ebbe in tutta la Storia occidentale medievale.