Negli ultimi anni l’interesse verso le creature fantastiche è sorprendentemente cresciuto, complice una fortunata serie cinematografica che ha riportato all’attenzione del mondo adulto l’esistenza di saghe e racconti mitici talvolta dimenticati, ma comunque intriganti e necessari. Talvolta, difatti, si ignora l’origine antichissima di certuni animali fantastici, creati con specifiche finalità pedagogiche dal potente immaginario dei popoli antichi.
Il bestiario mitologico greco
Gli animali fantastici, difatti, non sono figure impermeabili ed isolate, ma anzi sono icone spesso condivise a livello quasi globale nelle culture di ogni tempo e latitudine, le quali sono andate via via ad intercettare attraverso le peculiarità morfologiche e psicologiche di questi animali mitici particolari modi di sentire sia a livello popolare sia, naturalmente, a livello religioso.
Partendo dal contesto mediterraneo è obbligatorio riportare il discorso alla mitologia greca, terreno particolarmente fertile in cui si ritrovano molte figure di animali favolosi e mostruosi creati spesse volte prima delle divinità olimpiche, questo principalmente per simboleggiare il loro status di entità primordiali e, per tale motivo, foriere di pulsioni incontrollabili e devastatrici, estranee all’ordine portato dal dio-civilizzatore per eccellenza, Zeus, e quindi sostanzialmente ostili al consorzio umano, che sottomettono mediante il terrore e l’inganno.
Per tale motivazione molte di queste creature con caratteri zoologici chiaramente mitici come Cerbero, il cane a tre teste, l’Idra di Lerna, la Chimera, debbono essere necessariamente vittime delle lance degli Eroi, in quanto residuati di Chaos che devono essere eliminati. La teratologia di matrice greca è così particolarmente ricca di figure tremende simboli di irrazionalità e dis-ordine, ma non mancano certo exempla positivi. Vi sono alcune figure evocate in ambito biblico note alla letteratura greca come la fenice, φοῖνιξ, oggetto di un delizioso resoconto dello storico Erodoto, che ne riferisce gli aspetti leggendari desunti dai racconti orali ascoltati in Egitto – ad esempio la morte e la risurrezione dopo un periodo di 500 anni, la capacità di percorrere in volo distanze straordinarie, l’elezione di Heliopolis in Egitto come città sacra etc.

Un altro animale fantastico ben noto all’immaginario greco è il discusso μονόκερως, l’unicorno. Unicorno è la traduzione letterale italiana mediata dal calco latino operato sul termine greco: possessore di un corno. Il termine è solo uno dei tanti che tentano di dare una fisionomia ad un animale che evidentemente non ne vuole sapere di essere categorizzato: liocorno, alicorno sono altre varianti lessicali che cercano di catturare le peculiarità di quello che nelle fonti greche viene concordemente descritto come un asino stanziato nella valle dell’Indo il cui inusuale corno, posto in fronte, sarebbe dotato di poteri taumaturgici e salvifici. La prima descrizione che abbiamo di questo animale sarebbe tratta dagli Ἰνδικά di Ctesia di Cnido, appunto “Cose della terra dell’Indo”, composti circa nel VI secolo a.C. mediati dal patriarca bizantino Fozio. Da questi dati, risulta di agile comprensione l’operazione di sincretismo operata dal Cristianesimo delle origini, il quale ha sapientemente attinto alla tradizione classica e a quella biblica per la creazione di un felice trattato, il Fisiologo, nato non a caso in ambiente alessandrino attorno al III secolo, prototipo dei fortunatissimi bestiari che dal Medioevo in poi costituiranno un genere letterario autonomo e in grado di rinnovarsi continuamente.
Nel Fisiologo, creature già conosciute come il Grifone, la Fenice ed appunto l’Unicorno andranno ad agglutinare in sé gli attributi gesuani mediati dalla tradizione neotestamentaria: la risurrezione dopo la morte, la sovranità sulle cose terrene, l’invincibilità e la potenza. Indi, la purezza e la salvezza, concentrate appunto nell’unicorno, dal Fisiologo in poi attributo del Cristo, tanto che nei bestiari medievali viene rappresentato in bellissime raffigurazioni con il capo reclinato sul petto di una vergine, nella simbologia cristiana inevitabile richiamo a Maria.

Animali fantastici nell’immaginario biblico-rabbinico
Per quanto concerne il mondo ebraico, abbiamo incontrato il Prof. Mattia Di Taranto nell’ambito della rubrica SapereAude, il quale ci ha proposto una dettagliata e coinvolgente disamina delle figure di animali fantastici evocati all’interno dell’immaginario biblico-rabbinico, esplorando i testi cardine dell’ebraismo, come il Tanakh e il Talmud. Gli elementi dell’aria, della terra e dell’acqua ospitano alcune tra le creature citate dal Professor Di Taranto. Troviamo dunque il grande volatile Ziz, un rapace assimilabile al grifone, Behemoth, il colosso della terra, quindi Leviathan, il mostro marino che suggestionò il filosofo britannico Thomas Hobbes.

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