Il diavolo e i demoni sono creature sovrannaturali che sono entrate nell’immaginario comune grazie alla tradizione giudaico-cristiana. Ma mentre, per affinità culturale, abbiamo ben chiara la rappresentazione del diavolo cristiano, quella ebraica è certamente più nebulosa e sconosciuta al grande pubblico. Come sempre infatti per quanto riguarda la tradizione cristiana, essa è certamente più comprensibile se si concentra l’indagine sulla figura diabolica che emerge dall’Antico Testamento e dalla letteratura rabbinica.
Il primo punto è quello di concentrarsi sulle caratteristiche originarie del diavolo a partire dal nucleo più antico della Bibbia; facendoci guidare attraverso i testi dal Prof. Di Taranto, scopriremo che la sua natura originaria era quella di ingannatore (specialmente riferito a contesti militari) e di accusatore. Quest’ultimo elemento, essendo inteso come tratto caratteristico tipico di un contesto giuridico, non possedeva una connotazione negativa in ambito giudaico pur rappresentando una “qualità” del diavolo. La stessa parola diavolo, che deriva dal greco διαβάλλω (che significa appunto accusare, lacerare), rappresenta un chiaro riferimento a questa attitudine accusatoria del diavolo, recuperata dalla tradizione biblica.
Oltre al diavolo poi, nel nostro immaginario di spiriti maligni non possiamo non considerare i demoni e in generale, le creature maligne generalmente accostate al diavolo. Su di esse la tradizione ebraica presenta varie descrizioni, di cui qui accenniamo quelle che descriverà il Prof. Di Taranto nel video: essi si distinguono in se’irim (creature pelose dall’aspetto caprino) e shedim. La figura eminente dei se’irim, dal nome Azazel, è poi descritto come un capro che abitava in prossimità di precipizi e luoghi rocciosi impervi. Gli shedim invece sono creature che prediligono luoghi sporchi, desolati come cimiteri o latrine.
Nella tradizione talmudica esistono poi altre varianti del satan e delle creature demoniache: il primo può assumere anche la forma di cervo e volatile. La figura del volatile “tentatore” assume un ruolo nella vicenda del re Davide e Batsabea (futura madre di Salomone) come il vero istigatore della passione del re per la moglie di Uria. L’angelo della morte è invece un’altra delle forme che assume il satan, responsabile della morte di due etiopi durante il regno di Salomone.
Nell’ultima parte poi tratteremo della demonologia rabbinica, in particolare del fatto che anche in questo filone queste creature erano temute. Proprio per questo motivo, furono codificate dai rabbini del periodo mishnaico delle situazioni di sospensione motivata dei precetti legati all’osservanza dello Shabbat. Agli identikit proposti poi sopra aggiungiamo poi quello dei mazzikim, figure demoniache poste su un piano intermedio tra l’umano e il divino. Essi infatti possono mangiare, riprodursi e soprattutto morire. Fra questi esseri ci sono anche creature notturne, di cui la figura più nota è certamente Lilith, demone notturno e figura femminile legata alla Qabbalah ebraica e citata in alcuni testi di Qumran (di cui parleremo in un prossimo appuntamento). Descritta come creatura notturna e dai capelli lunghi, pericolosa per chi dorme in luoghi solitari, Lilith coopera con Asmodai/Samael il principe delle tenebre, capo dei Satanim. Quest’ultima figura sembra essere quella più vicina al Lucifero della demonologia cristiana.