Quello di cui parliamo in questa recensione non è un saggio né un romanzo, ma un thriller storico che attraversa la storiografia basandosi sull’evento più misterioso della vita di Dante.
Bianca Garavelli è una nota giornalista (scrive per il quotidiano Avvenire) e una delle esperte italiane di Dante che ha curato numerose edizioni della Divina Commedia, saggi e molti commenti alle varie edizioni. Autrice di molti romanzi, pubblica nel 2015 un thriller dedicato al Sommo Poeta, dal titolo Le terzine perdute di Dante.
La storia delle terzine perdute
La trama del romanzo prende le fila dal soggiorno parigino del Poeta, fitto di mistero e collocabile intorno al 1309 e si intreccia con le avventure di un certo Riccardo Donati, studioso milanese che sette secoli dopo ritrova delle terzine enigmatiche sotto cui è affissa la firma autografa di Dante. Il codice medievale al centro di questo thriller affascinante è il Roman de la Rose, un codice francese oggetto di studio del filologo Donati nel quale, sul lato di una pagina, vi era la firma autografa di Dante. Le vicende del Donati, che impressionato dalle terzine e dall’eventuale autografo del Sommo Poeta trafugherà il manoscritto, si amalgamano con quelle di Dante a Parigi.
Una fredda sera nella notte parigina Dante percorre un ponte sulla Senna quando viene raggiunto da una figura incappucciata che trasuda mistero: è Marguerita Porete, autrice di un libro considerato eretico e quindi ricercata dalle autorità, donna che coinvolgerà Dante in quella che sembra una contesa tra società segrete. E con lei che Dante scoprirà di una lotta intestina tra due ordini non propriamente “legali” e cercherà in tutti i modi di proteggere l’amica e tramandare il segreto. Questi ordini saranno poi oggetto di numerose speculazioni e mentori di un cambiamento di cui Dante sarà inconsapevolmente protagonista. Una volta venuto alla piena conoscenza del segreto, Dante cercherà di tramandarlo alle generazioni future, celandolo in criptiche terzine.
Poi la narrazione torna alle vicende contemporanee del giovane Donati. Il filologo alla lettura delle terzine rimane interdetto ma il suo stupore si fa sempre più grande quando scorge la firma di Dante, una delle poche testimonianze autografe. Inizia così la sua storia e le sue vicende a tratti rocambolesche, durante le quali verrà affiancato anche lui da una figura femminile. Agostina, una donna che tenta di aiutare il suo amico, energica e femminile sarà decisiva per la presa di coscienza e incoscienza dello studioso. Inseguiti da una persona sconosciuta e misteriosa, i due protagonisti dovranno districarsi tra Italia e Francia fino ad arrivare al Cern di Ginevra, per poter salvare il manoscritto e scoprire quello che Dante cercava di portare alla luce.
Ciò che questa storia ci lascia
Un romanzo dal ritmo serrato e incalzante che mescola abilmente uno scenario della Parigi medievale, quella più misteriosa ed esoterica, alle vicende moderne e contemporanee che aggiungono quel pizzico di thriller poliziesco. Scorre molto bene, la scrittura è affascinante e molto chiara, ci si destreggia benissimo tra il medievale ed il contemporaneo, portando il lettore in secoli diverse e ambienti diversi ben delineati e ben diversificati con alcuni punti di contatto che sublimano la connessione tra i due protagonisti del romanzo. Connessione rilevante, esattamente come rilevanti sono gli indizi che riconducono alla vita dantesca, uno fra tutti quello riguardo il cognome del filologo milanese, Donati, cognome anche della moglie di Dante, Gemma.
Insomma un romanzo che ricorda vagamente i romanzi di Dan Brown, pieni di mistero, esoterismo e società segrete, con un alone di occulto. Questo thriller porta il lettore ad incuriosirsi della storia e ad appassionarsi, seppur romanzata ricostruisce comunque un periodo oscuro della vita dantesca intorno al quale ci sono molte speculazioni. Le terzine perdute di Dante è una lettura leggera ed affascinante, che comunque mantiene il lettore con il fiato sospeso fino all’epilogo della vicenda.
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