Pompei venne ospitata su di un altopiano vulcanico circa a 30 metri sul livello del mare. Sicuramente la zona era disabitata durante l’epoca prestorica, poiché non vi erano giuste risorse idriche, mentre più accogliente era la valle del fiume Sarno, non lontano da Pompei, dove fu stata trovata una necropoli. Qui le tumulazioni sono di cultura a fossa, che vuol dire che i defunti seppelliti sono stati ritrovati in tombe scavate a terra, molto diversi da quella cultura che lambisce la zona dell’entroterra campano di Capua e Nola. Quest’ultima, chiamata villanoviana, prevedeva l’incenerimento dei propri cari, nonché l’utilizzo di un orcio biconico a una forma particolare per la conservazione dei resti.
Se è vero che a Pompei ci sono alcune tumulazioni a fossa, non si può però parlare di un vero e proprio insediamento di popoli di questa cultura. Con i più recenti scavi si può supporre che intorno all’attuale foro fosse sorto il centro primigenio della città (settore compreso nell’ambito delle regioni VI e VII sul sito archeologico)
In un primo tempo dovette essere scarsamente popolato: probabilmente la zona veniva battuta da coltivatori e pastori che potevano anche pregare al santuario dedicato ad Apollo, prima divinità protettrice del centro; solo in una seconda fase, molto successiva, che possiamo far partire dal IV secolo a.C., si assiste ad un’urbanizzazione fondata su un piano regolatore, ben visibile osservando la regione VI.
Sicuramente il velocissimo sviluppo urbano si ebbe sotto la spinta di forti pressioni economiche e politiche. Il brusco arresto dei villaggi vicini a Pompei, il diretto sbocco sul mare presso una foce di fiume, sommato ad un altopiano facilmente fortificabile, fanno pensare che diverse popolazioni (anticamente chiamate Opici) si fossero unite per combattere l’espansione degli Etruschi di Campania che dominavano l’entroterra vesuviano, alla costante ricerca di un accesso sul mare e quindi dell’influenza greca.
Sicuramente le classi dominanti avranno dato luogo a una civiltà mista: elementi culturali locali si amalgamarono insieme ad esperienze culturali etrusche e greche, il tutto favorito da un florido commercio che avveniva nel grande mercato, che divenne presto un importante nodo commerciale.
Qui si raccordavano le strade per andare a Nola, Stabia e Cuma, proprio dove in seguito si edificò l’importante via Consolare per portava verso sud.
La città venne crebbe e prosperò grazie certo ai commerci, ma anche grazie alle influenze che accolse dentro le sue mura. Nella zona del tempio apollineo vennero trovati molti frammenti di bucchero con graffiati versi in lingua etrusca, numerosi altri frammenti vennero riscoperti nella tomba ipogeica nelle Terme Stabiane. Nel VI secolo a.C. si aggiunse anche l’influenza greca, questa volta prettamente culturale. Non mancano però resti di manifattura corinzia rinvenuta vicino al Tempio di Apollo, insieme a terrecotte architettoniche provenienti dal Tempio Dorico.
Con la sconfitta degli Etruschi del nord nel 474 a.C. da parte di una coalizione cumana-siracusana, vennero a finire i contatti con le grandi città laziali e con le città dell’entroterra campano. Si avvertì così un progressivo avvicinamento delle popolazioni sannitiche che abitavano le zone montane appenniniche. Non si può ancora parlare di occupazione militare delle città campane, o di un pacifico incremento della popolazione sannitica attratta dalla più facile vita campagnola costiera, quello che si può solo dedurre è che anche Pompei fu profondamente influenzata da questa popolazione che avviò un’importante nuova fase costruttiva.