L’organizzazione centrale fece sentire la sua piena influenza sulle campagne grazie alle numerose opere idrauliche e per la messa a coltura di nuovi appezzamenti di terra. La presenza di testi a carattere amministrativo, unitamente a dati di natura archeologica, ci permette di ricostruire sommariamente il paesaggio agrario: campi a coltura intensiva, possibile grazie alla irrigazione capillare e alla presenza di terre-serbatoio ai margini.
Gli appezzamenti si affacciavano sul canale col loro lato più corto, mentre la direzione di aratura e di irrigazione interna si sviluppava lungo il lato lungo. Questa tecnica, denominata appunto campo lungo, permetteva di ottimizzare l’accesso all’acqua corrente.
Le coltivazioni cerealicole, disposte a doppio pettine, prevedevano principalmente orzo, frumento ed emmer. Erano alternate al maggese, con il sistema di rotazione biennale, e avevano alto rendimento. Solo qualche secolo più tardi, complici la salinizzazione delle acque e la straordinaria irrigazione, si assisterà a un irreversibile degrado agricolo.
Nonostante il grande accumulo di eccedenze, la maggior parte dei raccolti venivano indirizzati ai magazzini templari, lasciando al contado quanto bastasse per la semplice sopravvivenza.