Alcune tavolette in caratteri cuneiformi, risalenti al III millennio a.C., testimoniano di uno specifico interesse astronomico da parte dei Sumeri, abitanti in quel tempo il territorio fra il Tigri e l’Eufrate.
La scarsità delle attestazioni non ci permette tuttavia di comprendere fino a quanto fosse profonda la loro conoscenza dei fenomeni celesti, sembra però evidente che lo studio in questione si rivelasse funzionale alla divinazione.
Essi identificavano infatti stelle e pianeti con vere e proprie divinità e interpretavano i segni celesti traendone indicazioni sugli eventi futuri.
L’abbinamento divinità-astri richiama in origine la genesi del cosmo, il vero legame di causa-effetto fra cielo e terra: le due entità si percepivano come intimamente connesse e dunque a qualsiasi fenomeno celeste ne sarebbe corrisposto uno altrettanto significativo sulla terra.
Non possiamo dimenticare infine che presso le antiche società sedentarie il ciclo annuale dell’agricoltura dipendeva ugualmente dall’osservazione degli astri che, segnando l’alternarsi stagionale e il succedersi delle varie fasi lavorative, determinavano in concreto la quantità dei raccolti e quindi la sopravvivenza delle comunità.