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L’economia nella Grecia Classica

Il dibattito sulla natura dell’economia antica è di certo un argomento spinoso che non può essere ridotto a poche righe.

Le riduzioni primitiviste considerano l’economia greca alla stregua delle società meno evolute e distante dall’attuale considerazione dei processi economici. In netto contrasto sono le amplificazioni moderniste le quali attribuiscono all’economia greca un ruolo comunque incisivo nella storia. 

Non possiamo ricavare molto dalle fonti letterarie: i dati della cultura materiale sono frammentari e la possibilità di applicarvi strumenti recenti come la statistica è gravemente limitata. Sicuramente comprendendo fra le fonti da cui attingere anche le documentazioni epigrafiche e la numismatica, grazie alla ricerca archeologica, il campo si allarga. 

Quel che è certo è che si assiste alla compresenza di comportamenti economici opposti e ciclici: tesaurizzazione e circolazione, conservatorismo e innovazione, attivismo e stagnazione. 

Moses Finley, storico ed etnologo, è colui che con i suoi interventi ha maggiormente influenzato il dibattito sull’economia antica negli ultimi trent’anni. Egli svalutava l’incisività del pensiero economico greco e romano e comprovava la sua teoria sostenendo che gli scritti di oikonomia erano del tutto privi di analisi economica, nel senso odierno dell’espressione.

Ciò la relegherebbe al filone di letteratura europea che si occupava meramente di etica. Finley ammette di analizzare l’antichità partendo dal confronto con dei concetti maturati solo nelle società capitalistiche moderne. Precisa quindi che gli antichi non erano incapaci di qualsiasi percezione economica in termini assoluti ma che lo erano circa la ricerca dei fenomeni economici rispetto agli sviluppi dell’economia moderna. Finley individua quindi un comune denominatore: la “non-economicità” che privava le società antiche di autonomia e dinamicità, schiacciandole sotto il peso dei valori etici. 

Nell’economia greca spicca la centralità della proprietà terriera da cui ne derivano due delle attività caratterizzanti della polis: l’agricoltura e l’allevamentoLa prima si incentra soprattutto sulla cosiddetta triade mediterranea (cereali, vite, olivo) ma comprende anche colture leguminose e coltivazioni arboricole. L’allevamento riguardava in primis gli ovini ma comprendeva anche suini, pollame e bovini, con il ruolo fondamentale dei buoi come valida alternativa alla manodopera e utilizzati spesso come unità di valore negli scambi. Segno di lusso e prestigio era l’allevamento dei cavalli, accessibile solo ai più abbienti

Se per la produzione agricola non si notarono segni di innovazione tecnologica di rilievo, nei processi di trasformazione dei prodotti ne vennero introdotte alcune che permetterono di aumentare la redditività dei prodotti. L’attitudine al lavoro agricolo non era uniforme in tutta la Grecia a causa dei condizionamenti dettati dalla morfologia del territorio. In alcune zone l’agricoltura era particolarmente arretrata e rudimentale mentre in altre, più sviluppate, venivano addirittura create sistematicamente eccedenze destinate al commercio e all’esportazione.

Nacquero così nuovi mestieri legati alla trasformazione dei prodotti dell’agricoltura, dell’allevamento e delle risorse del sottosuolo. Il grado di specializzazione di questi artigiani variava a seconda dei contesti come ci testimonia un passo della Ciropedia di Senofonte, il quale lo fa dipendere dalla dimensione della città.

Gli scambi commerciali avvenivano sia a livello locale/regionale ma anche su larga scala. La presenza di più circuiti contemporaneamente attivi ha stimolato il lessico greco a produrre precocemente la distinzione fra queste due forme di commercio: il termine kapeleia indicava il commercio al dettaglio mentre il termine emporia quello su larga scala.

Per quanto riguarda l’economia monetaria, Atene ne è la protagonista indiscussa: città natia delle prime forme di banche, inizialmente erano limitate al deposito delle somme ma in seguito attive anche in operazioni finanziarie più complesse.  

Bibliografia

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a cura di

Martina Tapinassi

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