In questo approfondimento ci soffermeremo su uno dei fenomeni di degrado che maggiormente da ai nostri edifici storici un aspetto di abbandono e di sporco, e di come questo sia strettamente legato alla qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno nelle nostre città. Mi riferisco a quelle incrostazioni scure che spesso deturpano le nostre chiese o i nostri palazzi antichi. Vi sarà capitato, infatti, di vedere facciate di chiese che dovrebbero essere di marmo bianco come il latte ma che invece presenta aloni neri, grigi o brunastri sui capitelli, nei sottosquadri dei portali, etc. Bene, questo degrado ha il nome di crosta nera.
La composizione dell’aria
Ma facciamo ora un passo indietro e parliamo un attimo dell’aria che respiriamo. Nell’atmosfera terrestre, o meglio nella troposfera, quindi la parte a contatto con la superficie terrestre, sono naturalmente presenti moltissimi composti organici e non, tra cui gli ossidi dell’azoto, di zolfo ed il pulviscolo atmosferico. Quest’ultimo composto da una molteplicità di sostanze ma che, semplificando un pochino, possiamo definirlo come una finissima polvere inerte.
In ambienti non inquinati questi elementi convivono, come tutto in natura, in uno stato di equilibrio. In ambiente cittadino, invece, abbiamo una maggiore formazione di un particolare tipo di ossido di azoto e di un elemento simile al pulviscolo atmosferico, ossia il black-carbon conosciuto anche come particolato o come PMx. Insomma il il risultato della combustione dei derivati del petrolio, soprattutto proveniente dai motori Diesel. Questo disequilibrio accentua anche la formazione di sostanze fortemente ossidanti, come l’ozono, che contribuiscono alla formazione di nuovi inquinanti detto quindi di origine secondaria.
Ma come, tutto ciò è legato alla formazione delle croste nere?
Beh per capirlo dobbiamo immaginarci una giornata di pioggia in una città trafficata ed inquinata. L’acqua entra quindi in contatto con gli abbondanti inquinanti rilasciati dalle auto, dai riscaldamenti o formatisi in atmosfera per reazioni secondarie. Nelle parti degli edifici dove l’acqua scorre la superficie viene pulita da questi inquinanti ma dove invece non vi è uno scorrimento delle acque la situazione è ben diversa. Qui l’acqua reagisce con gli ossidi di azoto e di zolfo producendo sostanze fortemente acide che disciolgono i primi micron di superficie basica delle pietre carbonatiche. in questa fase viene inglobata nella soluzione anche una parte di particolato, tipicamente di colore scuro. Quando la pioggia cessa e si ha l’evaporazione dell’acqua vengono a mancare gli acidi, lasciando così che la superficie della pietra ritorni solida, ma durante questa fase ingloberà al suo interno anche il particolato con cui era entrata in contatto, inscurendo così la superficie.
Dobbiamo però specificare che questo processo è a livello microscopico e che sono necessari moltissimi cicli di discioglimento e ricristallizzazione per avere dei cambiamenti tangibili. Come anticipato, per avere questo particolare tipo di degrado abbiamo quindi bisogno di sostanze acide, di umidità e di black carbon.
Il caso: la Pianura Padana
A questo proposito è interessante vedere come la Pianura Padana sia un luogo particolarmente adatto per avere queste tre condizioni. Essendo un ambiente fortemente urbanizzato, ricco quindi di città, strade e industrie abbiamo una forte immissione in atmosfera di inquinanti, ma la cosa che più complica la situazione è la presenza di quello che viene definito come “strato di inversione”.
Questo è dovuto alla particolare conformazione geografica della Pianura Padana che produce il fenomeno di stazionamento dell’aria sotto ai primi 300m di altitudine, ciò fa sì quindi che l’inquinamento e l’umidità non si disperdano nell’atmosfera come avviene in altre parti d’Italia. Si viene quindi a creare un ambiente umido e inquinato, perfetto per la formazione delle croste nere.
Pensando a come stiamo incrinando gli equilibri della natura, e a come la popolazione mondiale è enormemente aumentata rispetto anche solo a 50 anni fa, viene naturale pensare che l’inquinamento stia sempre aumentando. Beh a tal proposito è bello poter dare una smentita, almeno dal punto di vista della qualità dell’aria della Pianura Padana.
Grazie a politiche locali e non, la qualità dell’aria è infatti in miglioramento. Studi dell’Università di Milano Bicocca hanno mostrato come a Milano i composti dell’azoto (responsabili come abbiamo visto, della produzione di sostanze acide e sostanze ossidanti) sono un terzo rispetto agli anni ‘90 e i PMx sono ¼ rispetto agli anni ‘70 e ⅙ rispetto al secondo dopoguerra.
Questo drastico calo è dovuto al cambio di tecnologie per la produzione di energia (nel dopoguerra si utilizzava ancora molto il carbone, la cui combustione produce moltissimo particolato) e alla messa in atto di politiche come l’esclusione dal centro cittadino di mezzi diesel, che hanno avuto come effetto un calo del particolato del 36%.