In tutte le espressioni letterarie dell’antichità possiamo trovare un forte legame fra nucleo storico e insegnamento oracolare.
I presagi altro non sono che la manifestazione della volontà divina: poemi e racconti hanno il compito di illustrare come il diverso approccio con essi possa segnare la storia di un popolo.
In particolare, nella tradizione accadica, troviamo polarizzati i due comportamenti, personificati con due personaggi di rilievo: Sargon e Naram-Sin.
Tradizionalmente legati all’apogeo e al declino dell’impero accadico, Sargon è descritto come ossequiente, e quindi giusto, mentre Naram-Sin, peccando di presunzione, va sistematicamente incontro al fallimento.
La centralità del presagio si manifesta nell’influenza che dovrebbe avere sull’agire umano del re: un presagio favorevole permetteva l’azione con benestare degli dei, mentre quello sfavorevole doveva essere segnale di rinuncia.
Intorno a questo tema si sono sviluppati numerose narrazioni.
Nel Re della battaglia il tema affrontato è il commercio a lunga distanza. Oltre ad essere un’importante attestazione storica della presenza di commerci accadici in Cappadocia, il racconto esalta la correttezza del comportamento di Sargon, il quale segue il presagio, seppur spavaldo, anziché il consiglio prudente dei mercanti, e da il via libera ad una spedizione in Anatolia Centrale. Il suo rispetto per l’esito della consultazione gli assicura il superamento delle barriere geografiche e l’accoglienza al suo arrivo.
In contrapposizione, nella Leggenda di Naram-Sin, viene evidenziato come l’infrazione al volere degli dei venga punita con presagi negativi. In questo racconto emerge un tema molto dibattuto all’epoca: come far fronte ad un’invasione. Il re, di fronte ad un’incursione nel nord da parte degli Umman-Manda, manda alcuni fidati esploratori ad appurare se l’invasore fosse umano, quindi vincibile. Prendendo questa iniziativa senza consultare i presagi va incontro a sconfitte ripetute. Solo col suo pentimento e grazie all’intervento di Ea, verrà sanata la situazione.
Da queste implicazioni nasce la Maledizione di Akkad. Questa parabola fa una fotografia della dinastia che ha regnato sulla città, nelle sue fasi di crescita e prosperità sotto Sargon e i successivi declino e distruzione sotto Naram-Sin. La causa della fine dell’impero è individuata nella vendetta di Enlil, adirato per le presunte distruzioni dell’Ekur, il tempio ad esso dedicato. Più che di distruzioni, si può parlare di restauri considerati empi, perché contrari alle indicazioni oracolari e forse alle tradizioni architettoniche e cultuali del tempo.
La fine della grandezza di Akkad è dovuta quindi dall’abbandono da parte degli dei per la tracotanza dimostrata da Naram-Sin. Questo è quello che i testi accadici raccontano, la versione degli eventi che vuole essere tramandata, che poco ha a che vedere col vero nucleo storico.