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Il Tempio di Nettuno a Paestum

La piana del fiume Sele è dominata, già dal V secolo a.C., dalla “severa” perfezione del tempio di Nettuno di Paestum, Poseidonia per i Greci. Orientato ad Est, verso gli antichi monti, si allinea al tempio di Hera per proiettarsi, infine, verso il mare; sede del dio delle acque.

È il più grande tempio dorico della zona ed è il meglio conservato: si pensi infatti che il famosissimo tempio di Zeus ad Olimpia versa in cattive condizioni e ne rimane poco; mentre questo rappresenta una perfetta declinazione dell’architettura templare greca.

Eretto in ordine dorico, file di sei colonne lambiscono le due facciate definendolo esastilo, mentre 14 alti fusti percorrono i due lati lunghi. L’interno presenta una cella preceduta da un pronao con 2 colonne allineate a quelle centrali della facciata esterna. Questa divisione fa si che lo spazio sia diviso in tre navate da due file di 7 colonne doriche, che riprende perfettamente il modello olimpico, seppur questo schema non sia la regola. Anche l’utilizzo di 14 colonne anziché 13 rappresenta uno scarto al canonico principio classico, sebbene si crede un’interpretazione ricorrente in ambiente Magnogreco (si pensi a Segesta).

Lo stile di questo edificio è il cosiddetto severo: si caratterizza per l’imponenza delle parti che lo compongono, conferendogli un aspetto grandioso. Quello che possiamo però dire a riguardo è che dei giudizi di gusto dei greci, noi non ne conosciamo praticamente nulla. Se nella nostra semantica sono invalsi termini come “severo”, “austero”, “primitivo”, “sublime” e via dicendo, non è detto che gli antichi avessero le stesse considerazioni delle loro creazioni. Quello che possiamo con certezza dire è che l’occhio degli antichi apprezzava, e si basava, su rapporti d’armonia tra le diverse parti.

Gli studi condotti del Mertens evidenziano che quelli che noi abbiamo chiamato scarti dalla regola, sono in realtà cambiamenti di progetto in corso d’opera; ipotesi supportata anche dall’uso di diversi materiali e di segni lasciati dai carpentieri sullo stilobate. Questo comportò non solo la sopportazione di anomalie e devianze, ma anche l’utilizzo di stratagemmi al fine di correggere e occultare le disarmonie. Per chi volesse approfondire questa questione insieme, ad esempio, al conflitto angolare dell’ordine dorico, può rifarsi alla bibliografia essenziale qui sotto riportata.

Ad oggi nessuno può dire con certezza a chi fosse dedicato il tempio: mancano le fonti e dati archeologici certi che facciano definitiva chiarezza. Le ipotesi più convincenti riguardano Poseidone, Apollo e Zeus. Il ritrovamento di una statua arcaica dedicata a Zeus, per di più la presenza nella parte meridionale di culti salutiferi dedicati ad Apollo, aprono la strada a queste teorie.

Bibliografia

📖 Il tempio ripensato. Dieter Mertens e il Tempio di Nettuno, M. Vasile, in MediterraneoAntico, 2020, pp. 1-10.
📖 https://www.museopaestum.beniculturali.it/i-templi/#1439451714158-bb294f91-8919

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a cura di

Simone Bonaccorsi

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