Il Teatro di Marcello è situato nella parte meridionale del Campo Marzio tra il fiume Tevere e il Campidoglio. Ad oggi è uno dei pochi teatri parzialmente conservati di Roma.
In Grecia, così come a Roma, le festività e gli spettacoli teatrali a fini politici erano molto sentiti e apprezzati. A questo proposito Cesare, per rivaleggiare con il teatro del cognato Pompeo eretto nel 55 a.C., espropriò una vasta area e, demolendo una serie di templi dedicati a culti arcaici come quello della Pietas, iniziò la costruzione del suo.
Con la sua uccisione, l’edificio si bloccò alle fondamenta, fino a quando Augusto decise di riprendere in mano il progetto e finanziare la fine dei lavori. Facendosi carico delle spese, comprò un’area più vasta e raddoppiò le dimensioni del vecchio progetto. Ciò comportò il riassetto di un’intera area ed alcuni templi più antichi, come quello di Apollo e di Bellona, vennero spostati e successivamente riedificati.
Tra il 13 e il 17 a.C., si svolsero al suo interno i ludi secolari, e solo dopo ci fu la vera inaugurazione con suntuosi giochi dedicati al nipote di Augusto, Marco Claudio Marcello, figlio della sorella Ottavia e designato come successore ma scomparso prematuramente. I ludi secolari erano una celebrazione religiosa che cadeva ogni fine secolo. Si festeggiava per tre giorni e per tre notti attraverso sacrifici e spettacoli teatrali. Con Augusto, i giochi ripresero vigore e nel 17 a.C., per via di un oracolo eccezionale, vennero festeggiati dopo centodieci anni e non cento.
La conformazione di questo teatro rispetta tutte le regole che riguardano questa tipologia di edifici: era composta da una cavea semicircolare dove gli spettatori potevano sedersi, i muri che la sorreggevano erano a raggiera e collegati da volte a botte che alzavano progressivamente l’intera struttura. Questa era divisa da una parte inferiore e da una superiore accessibile grazie a diverse rampe di scale. Infine erano previsti due ambulacri, uno interno ed uno esterno, che collegavano le gli ingressi e facevo affluire o defluire le persone. La scena oggi è completamente perduta ma sappiamo dalle fonti che era suntuosa e solenne: due ambienti absidati con volte a crociera delimitavano un portico costituito da sei colonne. La facciata esterna presenta tre ordini: i due inferiori hanno le arcate inquadrate da semicolonne doriche al pian terreno e ioniche al primo piano; mentre all’ultimo piano era posto l’attico e decorato con paraste corinzie oggi quasi del tutto scomparse. A dividere quest’ultimo piano vi era una fascia marcapiano con risalti in pietra.
Nel 64 d.C., nell’incendio scoppiato tra il 18 e il 19 luglio, il teatro subì ingenti danni alla scena e ad altre parti che vennero ricostruite e restaurate da Vespasiano che lo riapre successivamente. Altri interventi vennero eseguiti durante il regno di Alessandro Severo per poi cessare quando tra incuria del tempo, saccheggi e inondazioni del Tevere, il teatro venne dimenticato e abbandonato.
In epoca medievale i resti vennero inglobati dal tessuto urbano in sviluppo fino a che divenne un castello fortificato della famiglia Faffo.
Dal 1926 cominciarono lavori di recupero dei resti del monumento e con fasi alterne di interruzione e di ripresa sono stati condotti fino ai giorni nostri.