La tecnica artistica del mosaico nasce con i Sumeri e si diffonde successivamente nell’area Micenea, Greca, e con l’apogeo dell’Impero Romano, in tutto il bacino mediterraneo. Sebbene vi siano svariate tecniche, si possono qui nominare le operazioni più comuni per la produzione di un mosaico, ossia:
- la preparazione del supporto (in caso di mosaici pavimentali le lavorazioni del terreno andavano anche a metri di profondità);
- il riporto della sinopia (ossia il disegno preparatorio);
- la stesura a giornate lavorative della malta di allettamento;
- l’inserimento delle tessere.
Le tessere sono tradizionalmente costituite da marmo o vetro. A seconda degli additivi (solitamente ossidi metallici) che vengono aggiunti durante la fase di fusione del vetro si possono ottenere differenti colori ed effetti estetici.
I principali tipi sono infatti: tessere in vetro lucido, in vetro opaco, composte da smalti e tessere a foglia metallica. Queste ultime venivano aggiunte ai mosaici (soprattutto altomedievali) per donare decisi riflessi dorati.
Se i mosaici marmorei sono comunemente composti da sole tessere in pietra, i mosaici vitrei mischiano quasi sempre vetro, smalto e tessere dorate, alla ricerca di una maggiore espressività o dettaglio della raffigurazione.
Un esempio fra tutti lo troviamo nella Basilica di Sant’Apollinare a Ravenna, dove: l’opaco vello delle pecore è composto da tessere in smalto, mentre il più lucido e liscio vello delle capre è costituito da tessere vitree, il tutto su campo dorato.