Spesso raffigurata come attributo del dio Apollo, la Lyra per gli antichi greci era il simbolo della moderazione e della saggezza. Il racconto mitico sulla costruzione della Lyra, così come tramandatoci dalle fonti omeriche (Inno Omerico ad Hermes) narra che Hermes fanciullo, dopo aver rubato una mandria di vacche ad Apollo, trovò una tartaruga. Egli iniziò a giocarci ma successivamente la uccise vuotandone il guscio.
Alle cavità del guscio Hermes vi applicò due bracci di canna, tra i quali tese sette corde di budello di pecora: fu così che la tartaruga, animale privo di voce, acquistò dopo la morte la capacità di cantare. “L’amabile giocattolo […] sotto la sua mano diede un suono prodigioso, e il dio lo seguiva con il suo dolce canto.” Apollo, rimasto incantato da quella musica, accettò la Lyra in cambio della mandria rapita.
Benché originata da un cruento sacrificio, la tartaruga che canta poteva unire al potere oscuro del suono la ricchezza della parola umana, stimolando l’uomo a progredire sulla via dello spirito razionale: fu così che la poesia accompagnata dalla Lyra acquisì superiorità rispetto alle altre arti come musica razionale.
L’altra figura mitologica di suonatore per eccellenza è Orfeo, figlio di Apollo, simbolo del potere incantatorio della musica. Grazie alla sua Cetra, strumento inizialmente costruito come la lyra, ma con una cassa armonica in legno di dimensioni maggiori, fu capace di rendere mansueti animali feroci e sedurre gli esseri infernali alle porte dell’oltretomba.