In questo articolo si cercherà di studiare dal punto di vista materica di una componente fisica fondamentale della pittura, il legante.
Se ci ponessimo davanti un quadro, una tavola e un dipinto murale e li guardassimo con sguardo poco analitico, essi potranno semplicemente apparirci come differenti supporti decorati da un generico strato di colore. Analizzando meglio quest’ultimo, potremmo far caso al suo differente rapporto con la luce, talvolta più lucido, altre più opaco. Se poi ci avvicinassimo maggiormente alle nostre tre opere ci renderemmo anche conto di come questo strato abbia anche una sua corposità, un suo spessore ed una sua personalissima superficie e come queste sue caratteristiche siano strettamente legate al suo aspetto. Se poi facessimo un ulteriore salto in avanti e potessimo vedere lo strato pittorico microscopicamente, noteremmo come questo “strato” non sia affatto omogeneo, bensì composto da due fasi: il pigmento ed il legante, il primo a granuli colorati separati gli uni dagli altri ed il secondo più traslucido e amorfo, che ingloba dentro di sé i granuli di pigmento.
Per ragioni di semplicità in questa prima introduzione non si sono prese in considerazione le vernici e le preparazioni, strati tecnicamente fondamentali ma meno utili in questa sede.
Concretamente la funzione del legante pittorico è quella di tenere adeso alla superficie il pigmento per più tempo possibile e resistendo al meglio ai degradi.
Per ottemperare alla sua funzione il legante deve possedere diverse caratteristiche, di tipo fisico, ottico e chimico.
Dal punto di vista fisico la materia di cui è composto il legante deve possedere le giuste caratteristiche in due fasi principali. La prima fase è quella della stesura, qui il materiale pittorico deve avere la giusta viscosità e la giusta proprietà filmogena, ossia il giusto rapporto tra adesione (al supporto) e coesione (tra esso e il pigmento e tra sé e sé). La viscosità è invece data dal rapporto tra legante e pigmento, se il rapporto fosse sproporzionato tendendo verso una maggior quantità di legante il film sarebbe troppo liquido e troppo poco controllabile, se dovesse esserci invece un’eccessiva quantità di pigmento il film risulterebbe poco stendibile a pennello e con inevitabili perdite di colore una volta asciutto. Nella seconda fase la pellicola deve avere la capacità di seccare, quindi di asciugarsi e divenire un corpo semi-solido adeso al supporto ma con una certa elasticità, in modo da perdere acqua e volume senza crettare.
Dal punto di vista ottico ciò che si chiede al legante è di essere trasparente e privo di colore, sebbene ciò sia abbastanza vero in certi casi, in altri è totalmente impossibile. Per questo è forse più importante che non cambi le sue caratteristiche nel tempo, in modo che se si è stesa le pellicola pittorica con un certo aspetto questo non cambi inficiando il lavoro svolto dall’artista. Un’altra caratteristica fondamentale è l’angolo di rifrazione, questo è un concetto abbastanza complicato e non riassumibile in poche righe, ma possiamo sintetizzarlo dicendo che: ogni materiale ha uno specifico comportamento con la luce, alcuni materiali quando vengono attraversati da un raggio luminoso ne possono cambiare la direzione, è perciò importante che i pigmenti e il legante abbiano lo stesso comportamento con la luce se non si vuole incappare in effetti cromatici spiacevoli.
In ultimo il legante deve avere una composizione chimica che lo renda resistente alle azioni della luce definibili come fotolitiche (capaci di rompere le macro-molecole che lo compongono) e fotochimiche (capaci di velocizzare alcuni degradi chimici che tendono a far ingiallire i leganti). La pellicola pittorica deve essere poi resistente agli agenti chimici dispersi in atmosfera, soprattutto se miscelati con l’umidità grazie alla quale possono venire a formarsi pericolosi acidi (un banale es. è l’acido carbonico: H2O+CO2=H2CO3).