La Guerra dei cent’anni è stato il primo conflitto pan-europeo della Storia (1337-1453), una guerra che ha coinvolto non solo i suoi due più famosi protagonisti, Francia e Inghilterra, ma anche le Fiandre, i regni di Aragona e di Castiglia, vari principati tedeschi, la Scozia arrivando addirittura in Italia con la partecipazione della potentissima repubblica marinara genovese a fianco dei francesi.
Le cause del conflitto centenario
Un’analisi superficiale degli avvenimenti potrebbe concludere che la causa della guerra fu la possibile pretesa di Edoardo III, re d’Inghilterra, al trono francese concretizzatasi formalmente nel 1340. Anche se sicuramente non trascurabile, specialmente per le ripercussioni politiche all’interno della corte francese, questa dichiarazione era solamente un pretesto per dare una validità universale, data anche la sua fresca alleanza con le Fiandre, ai veri interessi inglesi. Nella realtà gli inglesi erano preoccupati per due particolari scenari: quello scozzese e quello dei possedimenti reali localizzati nella odierna regione francese dell’Aquitania.
Fin da quando Guglielmo il Conquistatore ascese al trono inglese, la sua dinastia rimase in possesso delle sue terre, essendo Guglielmo duca di Normandia, e successivamente il matrimonio tra Enrico II di Inghilterra ed Eleonora di Aquitania nel 1152, allargò questi possedimenti all’Aquitania. Ma all’incirca nel 1224 tutta questa terra, tranne che per l’Aquitania, fu persa a causa dello sfruttamento del diritti di vassallaggio considerato che Guglielmo, quindi tutta la sua dinastia, erano ufficialmente vassalli del re di Francia. La burocrazia dell’epoca, che era molto più complessa della nostra, era difatti lo strumento di potere più forte a disposizione dei nobili per accaparrarsi ricchezze e terreni da sfruttare.
Nel 1259 il Trattato di Parigi, stipulato tra Enrico III d’Inghilterra e Luigi IX di Francia, mise nero su bianco il rapporto vassallatico che regolava le relazione tra i due re ed obbligava il re d’Inghilterra a dare omaggio al re di Francia inchinandosi a lui. Questo dava enorme potere sulla casa reale inglese da parte della corte francese per quanto riguarda i diritti e le dispute dei territori rimasti sul continente ed i francesi fecero di tutto, in ogni modo possibile, per cercare di strappare terreni, concessioni o anche solo denigrare l’immagine dei reali inglesi. Come potete facilmente intuire più si andava avanti negli anni e più queste provocazioni divennero aggressive culminando in veri e proprio scontri armati tra le due fazioni nel 1294 e 1324.
La situazione era al limite e la dichiarazione di supporto alla Scozia da parte della Francia nel periodo della Seconda Guerra d’Indipendenza Scozzese, spinse Edoardo III a concludere che non ci poteva essere altra soluzione al problema francese se non la violenza. Così nel 1337 dopo che Edoardo III aveva rifiutato la richiesta di Filippo VI di consegnargli il fratello acquisito, Roberto di Artois, che era scappato per accuse di omicidio, Filippo lanciò campagne militari in Aquitania iniziando così la guerra.

Prima Fase (1337-1360)
Nell’estate del 1337 Edoardo sbarca nei Paesi Bassi con il suo esercito per concordare un alleanza per ottenere circa 7000 uomini, di cui circa 2000 dell’imperatore Luigi IV. Nel frattempo inizia la sua campagna di embargo e raid sulle coste delle Fiandre per avere il supporto della ricchissima regione. Filippo VI lanciava attacchi e raid contro i territori inglesi riuscendo ad arrivare addirittura a Bordeaux e a formare accampamenti vicino alla Garonna e nella Dordogna. Questo successo era stato causato dalle trattative che stavano andando a rilento tra Edoardo e Luigi che posticipò i rinforzi assolutamente necessari per resistere all’esercito francese.
Finalmente nel 1339 Edoardo insieme ai suoi alleati entrano nel Cambresis devastando e razziando tutti i villaggi e centri che incontrava per raccogliere rifornimenti, demoralizzare la popolazione e danneggiare l’immagine del re francese; si conta che in quell’anno circa 45 villaggi furono razziati, mai così tanto fino ad allora nella storia francese. A corto però di danaro per continuare la campagna Edoardo dovette ritornare in patria per richiedere al parlamento nuove risorse, che ottenne nel 1340, ma rimaneva il grosso problema che il canale della Manica era controllato dalle navi francesi. Edoardo però salpò lo stesso e prese alla sprovvista la flotta francese che venne sconfitta nel giugno del 1340, riuscendo così a liberare lo strategico corridoio.
Edoardo ed il suo esercito, che contava all’incirca 30.000 uomini contro i circa 25.000 dell’esercito francese, tornò sul continente pronto per uno scontro armato. In questo periodo però non ci furono grosse battaglie ma solo piccole schermaglie sparse per il territorio e questo per un semplice motivo: entrambi cercavano la migliore posizione in cui dare battaglia e siccome l’esercito inglese contava molti più arcieri e picchieri di quello francese che invece contava molta cavalleria pesante e qualche balestriere e fanti, questa occasione, almeno per i francesi, non arrivò visto che Edoardo cercava sempre colline circondate da boschi su cui arroccare il suo esercito. Viceversa però gli inglesi cercavano di evitare luoghi con grandi e vaste pianure senza ostacoli naturali evitando così le devastanti cariche della cavalleria pesante francese.
Arrivato l’inverno però le ostilità finirono, come era costume dell’epoca, e si arrivò a una piccola tregua che diede anche la possibilità ai due sovrani di aggiustare le finanze disastrate dal conflitto.
I francesi ne erano usciti più danneggiati degli inglesi nonostante la maggiore ricchezza di cui disponevano grazie all’enorme territorio, rispetto a quello inglese, molto più fertile e redditizio. Questo fu dovuto alla devastazione delle campagne francesi e della debole politica fiscale che contava solo su tasse occasionali molte delle quali richieste appunto in tempi di guerra. Nel 1341 si istituì la cosiddetta gabelle (tassa del sale) ma non fu l’unica con l’introduzione anche della fouages (tassa sul focolare) e delle aides e quatrieme (tasse sulle transazioni). Queste gravarono specialmente sulle città che erano i maggiori centri economici che già erano molto provate dalle incursioni e razzie inglesi.
In Inghilterra la situazione era molto diversa ma non migliore. La legislazione inglese obbligava il re a richiedere al parlamento voto per l’approvazione di nuove tasse per l’impegno bellico. Questo, se da un lato rese la guerra immediatamente un fatto nazionale portando tutti ad avere interessi nella buona riuscita del conflitto, dall’altro significava che i finanziamenti erano lenti e molto più esigui di quelli francesi, visto che la maggior potenza economica del regno erano appunto i possedimenti del re che si dovette ingegnare per tassare e ricavare il maggior numero di ricchezze da essi.
La scomparsa di Giovanni III, duca di Bretagna, portò alla lotta dinastica per i possedimenti bretoni che però fu vinta dagli inglesi che instaurarono guarnigioni nel territorio, aumentando così senza troppo dispendio di forze la loro influenza in Francia.
Nel 1346 Edoardo, dopo aver risolto i problemi economici in patria, sbarcò di nuovo sul continente con un esercito con circa 10.000/15.000 uomini inglesi nella zona di Saint-Vaast-La-Hougue. Questo era un considerevole numero di uomini che ci fa pensare che Edoardo volesse uno scontro frontale con Filippo.
I due eserciti si incontrarono il 26 agosto a Crecy e questa fu la battaglia più importante di tutta la guerra che ne condizionò molto gli svolgimenti successivi. La battaglia sembrava segnata a favore dei francesi visto che superavano in numero gli inglesi di quasi il doppio ma Edoardo fu molto accorto nello scegliere la posizione: si posizionò su una collina mettendo gli arcieri nelle ali in modo da proteggere sia i lati che le retrovie. Si pensa che la sconfitta dei francesi dunque fosse dovuta a una totale sottovalutazione dell’esercito inglese e all’orgoglio e all’impetuosità della nobiltà francese; anche l’ora dell’attacco non aveva senso essendo ormai pomeriggio inoltrato. Fatto sta che la battaglia fu una completa disfatta per i francesi che persero circa 1500 cavalieri portando la gerarchia militare nel completo caos.
Dopo questa vittoria gli inglesi ebbero praticamente totale libertà nelle terre francesi arrivando a razziare Poitiers nel 4 ottobre, uccidendo 600 civili, fino all’assedio e alla conquista di Calais, strategicamente importante per la sua posizione, che fu trasformata in roccaforte e porto ripopolandola di inglesi.
Di qui in poi si continuarono a combattere schermaglie e battaglie più piccole di quella di Cercy e l’8 maggio del 1360, dopo il fallito assedio di Remis, si stipulò il Trattato di Bretigny in cui i francesi riconobbero ad Edoardo tutta la parte sud occidentale del continente, praticamente una Aquitania un po più larga, e pagarono un riscatto di 3 milioni di scudi per far abbandonare ad Edoardo le pretese al Regno di Francia.

Seconda fase (1369-1399)
La prima parte della seconda fase del conflitto non si svolge propriamente tra le due potenze, che non si sono mai scontrate ufficialmente in campo aperto, ma in risposta alla Prima Guerra Civile Castigliana dove Edoardo il Principe Nero, figlio di Edoardo III a cui erano stati affidati i nuovi territori acquisiti della Aquitania, intervenne a fianco di Pietro I di Castiglia, mentre Enrico di Trastamara era appoggiato da Carlo V, nipote di Filippo VI e figlio di Filippo II che morì prigioniero del Principe Nero. La guerra terminò con la vittoria del Principe Nero che però una volta ritornato nei suoi possedimenti li ritrovò allo stremo, essendo stati tassati gravemente per la guerra in Spagna.
Le alte tasse portarono gli abitanti dell’Aquitania a fare ricorso giuridico a Carlo V che, grazie a scappatoie nel Trattato di Bretigny, aveva ancora il potere di intervenire giuridicamente per risolvere contenziosi nei territori inglesi. Così con una nuova e valida causa le ostilità ricominciarono nel 1369 e i francesi, forti anche del sostegno di alcuni duchi sotto il controllo del Principe Nero, iniziarono con la conquista e le scorrerie nei territori.
Molto velocemente la posizione inglese sul continente divenne fragile ed Edoardo III decise di mostrare di nuovo la potenza bellica inglese intervenendo nel conflitto. Per prima cosa mise al riparo le coste inglesi sulla Manica temendo un attacco francese e da li iniziò piccoli raid su tutte le posizioni da cui potevano partire attacchi francesi.
Nel frattempo la situazione sul continente per gli inglesi stava degenerando velocemente: non aspettandosi guerre od ostilità su questa scala molti forti era stati lasciati sguarniti e questo permise ai francesi, forti della piccola guerra civile che stava prendendo piede in Aquitania di conquistare velocemente il territorio. Le campagne furono moltissime ma fatto sta che nel 1399 ci fu un armistizio dato che entrambi le potenze erano esauste e stavano crescendo sempre più malumori dovuti alle tasse e alle razzie nelle campagne.

Terza fase (1415-1429)
La terza fase della guerra scoppiò grazie alla richiesta di aiuto alla corona inglese da parte del Duca di Borgogna, Giovanni, che volendo conquistare la corona francese in bilico a causa della guerra dinastica tra Armagnacchi e Borgognoni, promise alcune città fiamminghe in cambio dell’intervento inglese. Così Enrico V entrò in guerra, inizialmente con il solo obiettivo di consolidare il suo potere in Normandia ma nel maggio 1420 con il Trattato di Troyes gli fu concessa la corona di Francia grazie alla figlia dell’allora malato re francese Carlo VI che fu promessa al figlio: Enrico VI. Il problema era però che non tutta la Francia riconobbe la validità del trattato e molte regioni continuarono a dare guerra agli inglesi nonostante la tregua.
Alla morte di Enrico V nel 1422 succedette il figlio, Enrico VI, che come per trattato fu dichiarato Re di Francia e Inghilterra. A questo punto la situazione era veramente disastrosa per i francesi che si ritrovarono molto deboli politicamente e con le spalle al muro considerata la gigantesca macchina da guerra inglese.

Quarta fase (1429-1453)
Nella quarta fase però ci fu la rivalsa grazie sopratutto alla famosissima Giovanna D’Arco che recatasi alla corte del delfino Carlo nel 1429 riuscì a convincerlo della sua visione divina e a guadagnare il permesso di accompagnare alcune truppe con il suo stendardo personale alla conquista di Orleans. Nello stesso anno Giovanna D’Arco arrivò ad Orleans. Miracolosamente la città fu conquistata e questa vittoria resuscitò lo spirito combattivo francese e così la riconquista incominciò. C’è da dire che non fu solo un intervento divino ciò che aiutò i francesi ma sopratutto due fattori: il peso economico che stava avendo una campagna cosi duratura in terra straniera per gli inglesi unitamente alla drastica riduzione della loro presenza sul territorio conquistato, lasciando molte zone sguarnite o con troppi pochi uomini a difenderle.
Nel 1453 agli inglesi ormai era rimasto solo Calais mentre persero tutte le altre terre conquistate e con questa data si sancisce formalmente la fine della guerra anche se le ostilità formalmente durarono ancora per molto ma nessuna delle due forze aveva ormai le capacità di continuare a fare guerra, stremate da anni di conflitti.
Le conseguenze della guerra dei cent’anni
Le conseguenze di questo conflitto furono molteplici. La prima fu la creazione di una vera e propria identità nazionale che ha poi portato alla nascita degli stati nazionali francese e inglese: la guerra era ormai diventata un affare che riguardava tutta la popolazione che purtroppo ne era stata la protagonista a causa dello stile di guerra che puntava a fare più danni possibili razziando e saccheggiando civili.
Ci fu quindi la creazione dei funzionari e delle istituzioni statali come li conosciamo adesso, con la strutturazione di una forte burocrazia formata da funzionari pagati e assunti dallo stato per merito e non più per posizione sociale. Non dobbiamo dimenticare l’enorme evoluzione della polvere da sparo che verso la fine del conflitto vide sempre più uso specialmente con i cannoni negli assedi fortificati. Un’altra conseguenza fu il rapido declino della cavalleria che stava diventando ormai uno strumento antiquato, incapace di dare risultati concreti a causa della maggiore importanza che le armi da tiro stavano acquisendo.