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Il Gesù storico alla luce del dibattito Halakhico – II parte

Prosegue il nostro approfondimento sul Gesù storico attraverso le fonti e attraverso una rilettura dei passi evangelici alla luce della tradizione ebraica. L’identificazione di Gesù di Nazareth con il Messia atteso da Israele si fonda, nell’esegesi cristiana, essenzialmente sull’interpretazione dei testi veterotestamentari e, in particolare i passi di Isaia.

L’idea del servo sofferente, cioè “una figura scelta da Dio per portare la salvezza alle nazioni” (Isaia, 42), che l’esegesi cristiana fa coincidere con Gesù di Nazareth, è infatti un argomento già noto alla tradizione ebraica. Tutte le sofferenze patite da Gesù nel racconto evangelico della Passione sono, nel catechismo cristiano, il compimento di quanto anticipato dai profeti nell’Antico Testamento. In senso opposto si muove invece la letteratura rabbinica che per servo sofferente, nel dibattito giudaico, intende direttamente Israele che ha sofferto l’esilio lontano da Gerusalemme.

Attraverso l’analisi del capitolo 53 di Isaia affronteremo con il Prof. Di Taranto tutti i passi che la tradizione ebraica ha interpretato come chiaramente riferiti alla travagliata storia del popolo giudaico. Anche il precetto dell’amore universale, identificato come tratto caratteristico del cristianesimo e punto di distacco rispetto alla matrice ebraica, non è estraneo alla tradizione ebraica (Deut. 6, 4-5). Nella tradizione rabbinica, come vedremo nella lezione, un maestro noto come Rabbì Akiva aveva già introdotto questa questione, alla luce della sua riflessione su passi della Torah.

Un altro tema molto importante riguarda l’osservanza dello Shabbath, uno dei precetti fondamentali dell’ortoprassi ebraica, sul quale in particolare Gesù era stato molto attaccato come emerge chiaramente dalla lettura dei Vangeli. Nonostante Gesù venga avvertito dalla tradizione cristiana come colui che soppresse molte parti della legge mosaica, una lettura dei Vangeli più approfondita porterebbe a pensare invece che Gesù osservasse il sabato. In tre passi (Gen. 2, 1-3; Esodo, 31, 1-12; Deut. 5, 12) si fonda l’idea della santificazione del sabato la cui preghiera, chiamata Kiddush, viene ancora oggi celebrata secondo il rito ebraico ogni venerdì sera dagli ebrei osservanti. La santificazione del sabato consiste quindi nell’astensione dal lavoro come Dio si astenne dall’attività creatrice nel racconto della Genesi.

Come si approcciò Gesù a tale regola? In Mt 12, 1-8 Gesù, rispondendo ai farisei che criticavano i suoi discepoli per aver mietuto le spighe di grano di un campo per mangiarle avendo fame, rispose che il Figlio dell’Uomo è “signore del sabato”. La risposta di Gesù non è da ritenersi come un’abrogazione dell’osservanza quanto piuttosto un dibattito halakhico sulle circostanze in cui la Torah permetteva di infrangere la regola. Un’altra regola di cui parleremo insieme al Prof. Di Taranto riguarda le norme di purità e impurità rituale, in particolare analizzando la condotta dei discepoli di Gesù stando al racconto dei Vangeli, come la guarigione del lebbroso.

Bibliografia

📖 J.P. Meier, Un ebreo marginale, ripensare il Gesù Storico, Voll. V, Queriniana 2001.
📖 M. Pesce, Gesù e i suoi seguaci, identità e differenze, Morcelliana 2020.
📖 D. C. Mitchell, Messiah Ben Joseph, Campbell Pubblications 2016.

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a cura di

Pietro Giannetti

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