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Geografia e clima del mondo ittita

Nell’articolo si procede a dipingere un breve quadro della geografia e del clima caratteristici del mondo ittita.

Le due fasce: Paese Alto e Paese Basso

Le terre nelle quali gli Ittiti vissero sono ed erano, climaticamente e geograficamente, disomogenee. Gli Ittiti chiamavano[1] rispettivamente Paese Alto la zona settentrionale (KUR UGUTI), e Paese Basso la zona meridionale (KUR ŠAPITLI). Il Paese Basso è una regione semi-arida, caratterizzata da un territorio tendenzialmente pianeggiante. Il Paese Alto è più impervio e montagnoso, con un’altitudine che varia da 800 a 2000 metri sopra il livello del mare, caratterizzato da inverni freddi ed estati calde e secche.

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Geografia e clima del mondo ittita

Carenze idriche e carestie

Il carattere impervio della zona centro-settentrionale dell’Anatolia non era ottimale per la coltivazione, sia per l’altitudine che per la mancanza di grandi corsi d’acqua. Questo costringeva a un’agricoltura pluviale, non irrigua, e dunque molto esposta a variabili climatiche improvvise, come annate più secche o piovose del dovuto[2].

Del problema idrico ne parliamo anche in un articolo dedicato ad Hattusa, la capitale ittita.

I sovrani ittiti hanno cercato di ovviare alla carenza idrica della regione tramite opere di ingegneria quali bacini artificiali e dighe (come ad esempio quella di Gölpinar). Nel mondo ittita l’agricoltura era una dei mezzi più importanti di sostentamento. Non deve perciò stupire come la loro visione del mondo, in un contesto geografico spesso avverso, fosse strettamente legata alla fertilità della terra e al mantenimento di un equilibrio. A questo proposito possiamo notare come testi di varia natura, tra cui rituali, lettere[3] e anche preghiere[4] evidenzino una preoccupazione costante della fertilità della terra e il possibile insorgere di carestie.

Tuttavia l’arco cronologico di sviluppo della civiltà ittita sperimentò un clima anatolico più favorevole per le colture, rispetto a quello dei secoli successivi. Nel suo testo Hoffner cita un passaggio di Gorny:

“Although we lack reliable climatic and chronological data for central Anato-lia, the available evidence suggests that the Hittite Empire flourished during a climatically favorable period. In fact, the three centuries between 1500 and 1200 B.C.E. (the Late Bronze Age) appear to have been cooler and moister throughout the whole of the ancient Near East […] This was followed by a somewhat drier period that is thought to have lasted from 1200 to about 900 B.C.E.”.

“Sebbene manchino dati climatici e cronologici affidabili per l’Anatolia centrale, le prove disponibili suggeriscono che l’impero ittita fiorì durante un periodo climaticamente favorevole. In effetti, i tre secoli tra il 1500 e il 1200a.C. (la tarda età del bronzo) sembra essere stata più fresca e umida in tutto il Vicino Oriente antico […] Questo fu seguito da un periodo più secco che si pensa sia durato dal 1200 al 900 a.C. circa.”

Nonostante questo, prosegue Hoffner, sia le prove testuali che quelle archeologiche evidenziano il ripetersi di carenze alimentari nel regno, che portano poi a carestie e al conseguente numero di vittime, sia umane che animali. Queste carenze sono dovute principalmente alle piaghe di locuste, all’impossibilità di raccogliere tutto il raccolto (a causa di scarsità di manodopera, problema cronico nella storia ittita), o a siccità. Questo portava spesso alla necessità di importare grandi quantità di grano dalla Siria o dall’Egitto. Per ovviare a queste periodiche scarsità di cibo gli ittiti crearono un sistema di stoccaggio del grano in silos sotterranei, pavimentati e rivestiti di paglia, chiamati ÉSAG.

Le foreste e il legno

Altro elemento caratteristico dell’Anatolia erano le foreste. Querce, pini e cedri fornivano la materia prima indispensabile per la costruzione degli edifici ittiti. Il massiccio ricorso al legname ha alterato in maniera significativa l’ambiente naturale, trasformandolo radicalmente, e facendo spesso scomparire le zone boschive che circondavano i siti urbani, come dimostrato le analisi  palinologiche.

Note al testo

[1] La terminologia Paese Alto e Paese Basso sembra comparire solo nel periodo tardo ittita, negli scritti politici. Tuttavia non vi sono stati studi accurati sul tema.
[2] Nell’Anatolia centrale il periodo che gode delle maggiori precipitazioni è la primavera.
[3] In una missiva regale il re stesso si preoccupa di accertarsi delle condizioni dei campi coltivati e del bestiame. In una lettera che Puduhepa scrive a Ramesse Invece viene chiesto l’invio urgente di cavalli, bestiame e pecore poiché non c’era più grano nelle terre.
[4] Nei rituali di fondazione di una nuova città, affiancata alle preghiere di benessere e abbondanza, vi era la richiesta di proteggere la terra.

Bibliografia

📖 De Martino, Stefano - 2020, La civiltà degli ittiti. Roma.
📖 Cammarosano, Michele - 2018, Hittite Local Cults. Atlanta
📖 Collins, Billie Jean - 2007, The Hittites and Their World. Atlanta.
📖 Hoffner, Harry A. Jr. - 2009, Letters from the Hittite kingdom. Atlanta.
📖 Bryce, Trevor - 2002, Life and Society in the Hittite World. Oxford.
📃 Gorny, Ronald L. - 1989, “Environment, Archaeology, and History in Hittite Anatolia”, in: Near Eastern Archaeology, Vol.52, N. 2-3, June-September 1989, pp..78–96.

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a cura di

Alessandro Fara

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