Su questo personaggio circolano ancora oggi teorie diverse: chi è davvero l’autore delle Fabulae?
Di omonimi infatti ne conosciamo almeno due, vissuti però in epoche diverse: il primo Igino, detto il Bibliotecario, nacque in Hispania e visse tra I a.C. e I d.C., divenendo liberto dello stesso imperatore Augusto (come dimostrano il suo nomen e il suo cognomen) e ottenendo persino l’incarico di direttore della biblioteca del tempio di Apollo sul Palatino (da cui deriva il soprannome sopracitato). Fu ammirato per la sua straordinaria cultura e fu amico di molti intellettuali dell’epoca, fra cui Ovidio. A lui Le Boeuffle, ma anche altri studiosi, attribuiscono la composizione non solo di opere sull’Agricoltura (De apibus), sulla Filologia (Commentarii in Virgilium), sulla Geografia e la Storia (De origine et situ urbium Italicarum) oggi perdute o tramandate per scarsi frammenti, ma anche dei 277 episodi mitici scritti in prosa, che ci sono giunti con il titolo di Fabulae.
Il secondo Igino, invece, fu uno scrittore latino di II d.C., vissuto al tempo della dinastia degli Antonini. Viene comunemente chiamato l’Astronomo per distinguerlo dall’altro suo omonimo. Le notizie biografiche sul suo conto purtroppo scarseggiano. A lui però si deve sicuramente la composizione di un trattato astronomico incompiuto in quattro libri, dal titolo De Astronomia, che ha come modello principale i Fenomeni di Arato di Soli.
FABULAE
Chiunque sia stato l’autore delle Fabulae, se l’Igino bibliotecario o l’Igino astronomo, ha avuto il merito di creare un’opera molto importante, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione di alcune tragedie greche, altrimenti oggi completamente perdute.
L’autore delle Fabulae ha dimostrato infatti di essere un grande conoscitore e uno scrupoloso consultatore di antiche fonti, greche in particolare (Omero, Esiodo, Apollonio Rodio…). Le Fabulae sono ad oggi considerate come un manuale mitologico ad uso prettamente scolastico. Gli studenti le avrebbero consultate per arricchire ed ampliare le proprie conoscenze.
È infatti qui che troviamo brevemente narrati, con linguaggio semplice e chiaro, alcuni dei più famosi miti greci, come le dodici fatiche di Ercole, il vaso di Pandora, la leggenda di Prometeo che rubò il fuoco agli dèi o il diluvio che annientò il genere umano, risparmiando solo gli irreprensibili e devoti coniugi Deucalione e Pirra.
I protagonisti principali delle storie sono infatti sia gli dèi che gli eroi, che gli uomini comuni. Non manca comunque anche qualche breve accenno al patrimonio mitico romano, rappresentato ovviamente in primis dalla leggenda dei gemelli Romolo e Remo.
É importante infine ricordare che le Fabulae sono in realtà una delle tre parti in cui si presenta divisa l’opera di Igino: Genealogiae, Fabulae e Indici.
Nella prima parte l’autore, basandosi soprattutto sulla tradizione esiodea della Teogonia, narra l’origine del cosmo dal Caos e dalla Caligine, passando poi ad illustrare tutta la loro discendenza, fino agli dèi dell’Olimpo e agli eroi del mito.
Negli Indici, invece, egli raccoglie per elenchi i personaggi che hanno partecipato alla medesima impresa eroica, o che sono accomunati da una discendenza comune o da qualche altro dettaglio.