27 Novembre 1922 ore 12:00 circa: Howard Carter, Lord Carnarvon con la figlia Evelyn e Callender poterono finalmente entrare all’interno dell’anticamera della KV62. Dovettero però pianificare un’apertura ufficiale, alla presenza delle varie autorità e di qualche giornalista, che avvenne il 29 Novembre 1922.
L’organizzazione dei lavori
Era tempo di organizzarsi per poter lavorare all’interno della Tomba di Tutankhamon sia nella ricerca di materiali adatti all’illuminazione, alla conservazione e al trasporto dei vari oggetti ma anche al personale che avrebbe partecipato a questa immensa e storica “missione di sgombero”.
Fra le persone che Carter arruolò nella squadra ci fu anche Harry Burton, famoso fotografo che collaborava col Metropolitan Museum of Art a New York, al quale dobbiamo l’immenso catalogo fotografico realizzato durante la catalogazione degli oggetti rinvenuti. Sempre da New York arrivarono anche due bravissimi disegnatori (Hall e Hauser) e l’egittologo inglese Arthur Mace (aveva collaborato con Flinders Petrie agli scavi di Abydos, Lisht e Dendera).
Anche il famoso egittologo Alan Gardiner (fu un allievo di Gaston Maspero e a lui si deve la pubblicazione della Egyptian Grammar nel 1927 e quella che oggi è chiamata Lista dei Segni di Gardiner e che è la classificazione in categorie dei segni geroglifici, usata in tutto il mondo) si mise a disposizione di Carter per tutto quello che riguardava la lettura e traduzione delle iscrizioni che sarebbero state trovate sui vari oggetti.
Il 16 Dicembre 1922 fu montata una grata di acciaio all’imbocco dell’anticamera per impedire l’ingresso a sconosciuti o malintenzionati e nell’occasione furono scattate le prime fotografie dell’anticamera e vennero disegnarono le piantine delle due stanze scoperte (anticamera e annesso).
Ovviamente la notizia della clamorosa scoperta aveva già fatto il giro del Mondo e così per alleviare le pressioni fatte dal mondo della stampa, il 22 Dicembre 1922 un certo numero di fotografi e giornalisti (europei ed egiziani) furono fatti entrare all’interno della prima stanza per poter portare testimonianza di quell’eccezionale ritrovamento.

Alcuni oggetti contenuti nell’Anticamera della KV62
Molti sono i tesori rinvenuti nell’Anticamera e non potendo dedicare uno spazio a ciascuno, abbiamo deciso di selezionarne alcuni per descriverne le caratteristiche approfonditamente.
Coppa a forma di loto
Per poter descrivere lo stato in cui si trovava questa stanza, è necessario fare un piccolo passo indietro e riportare l’attenzione al giorno in cui effettivamente la squadra entrò la prima volta, questo per raccontarvi, anche, della splendida coppa augurale in alabastro che venne ritrovata quasi incastonata all’interno della porta sigillata.
Carter ci racconta nel suo diario che se la trovarono davanti e che dovettero scavalcarla per poter accedere all’anticamera. Si tratta di una coppa in alabastro (o calcite) che ha la forma di un fior di loto aperto con ai lati (che formano i manici) altri boccioli e infiorescenze. Sopra questi, accovacciato, è stato rappresentato il dio Heh che rappresenta l’infinito e che tiene nelle mani il simbolo della vita (che è rappresentato dalla chiave ankh) e un ramo di palma dentellato (il cui simbolo geroglifico significa “milioni di anni”).
Questa coppa rappresenta la rinascita e ce lo conferma l’iscrizione che si trova nel bordo esterno che recita:
“Possa il tuo ka (o forza vitale) vivere e possa tu vivere un milione di anni, tu che ami Tebe e in essa dimori, con il volto rivolto verso il vento del nord: possano i tuoi occhi contemplare la felicità”
Zahi Hawass – Tutankhamon: i tesori della tomba, p. 27
Era probabilmente utilizzata da Tutankhamon per dissetarsi con acqua o vino e allo stesso tempo gli donava la vita eterna. Questa coppa venne ricavata da un unico blocco di calcite egizia alla quale furono poi attaccati i due manici. All’interno della Tomba del giovane faraone, Howard Carter, ritrovò circa ottanta oggetti fatti in alabastro e pregevolmente lavorati dagli artigiani di corte.

Baule della caccia
Spostando lo sguardo sulla destra dell’apertura notarono un oggetto che catturò i loro occhi per molto tempo, un bellissimo baule decorato con meravigliose immagini che raffiguravano Tutankhamon sul suo carro intento a cacciare animali e a sconfiggere nemici.
Per Howard Carter questa cassa della caccia era uno degli oggetti, che a livello artistico, dimostrava più di ogni altro la maestria degli artigiani egizi. Anche gli oggetti all’interno erano di pari bellezza e fra gli altri vennero ritrovati una veste sacerdotale, altri abiti (sia da bambino che da adulto), infradito in giungo e papiro decorati e un poggiatesta in oro.
Il baule presenta, oltre alle immagini che mostrano Tutankhamon in veste di re-guerriero, anche delle iscrizioni che lo descrivono come forte, coraggioso e sterminatore di nemici. Queste scene non rappresentavano sempre la realtà ma piuttosto la trasposizione nel mondo naturale di scene simboliche che mostravano il trionfo del faraone-dio.

Statue dei guardiani
Questo meraviglioso oggetto, che fu il primo a lasciare la tomba di Tutankhamon, si trovava ai piedi di una delle due statue di guardiani che erano poste ai fianchi della “porta murata” che occludeva l’accesso alla camera funeraria. Erano state fatte dagli artigiani a grandezza naturale, per rappresentare Tutankhamon stante, nella classica posa con la gamba sinistra avanti.
Ad una prima sfuggente occhiata sembrano identiche (entrambe tengono nelle mani una mazza e un bastone, indossano l’ampio collare con forma di sacrario, vestono un semplice gonnellino a pieghe col grembiule sopra e indossano polsiere, bracciali e sandali dorati) ma in realtà presentano qualche importante differenza.
La statua che si trovava a destra indossava un copricapo nemes (come quello della famosa maschera d’oro di Tutankhamon) che nella realtà era di stoffa fatta a righe che terminava a treccia sul retro e rappresentava il dio del sole nascente Khepri quindi l’alba di un nuovo giorno. L’altra indossava un copricapo khat (o afnet) che si indossava in cerimonie funerarie e rappresentava simbolicamente sia il viaggio nell’aldilà che la notte. Non è infrequente, per la simbologia opposta che rappresentano, ritrovare spesso questo due copricapi insieme.
Furono gli ultimi oggetti presenti nell’anticamera a lasciare la tomba, infatti, si trovavano ancora lì quando venne demolita la parete che separava Howard Carter dalla mummia del giovane faraone.
