Nel 299 a.C. i Romani stipularono un accordo di alleanza con i Piceni. Questa informazione è riportata da Livio quando, nel decimo libro dell’Ab Urbe Condita, descrive la pressione che i Galli da nord stavano esercitando nel territorio. In particolare, racconta che gli Etruschi e i Galli cercarono di trovare un accordo per muoversi insieme contro l’ascesa romana. La notizia giunse a Roma che, intimorita, si mosse per cercare alleanze presso le regioni adriatiche.
Secondo il racconto di Livio, il foedus stipulato tra Romani e Piceni sarebbe stato una conseguenza dell’avanzata gallica, ma non si esclude che possa esserne stata anche la causa (L. Antonelli).
“Ita dimissi Galli pecuniam ingentem sine labore ac periculo partam rettulerunt. Romae terrorem praebuit fama Gallici tumultus ad bellum Etruscum adiecti; eo minus cunctanter foedus ictum cum Picenti populo est”
“Fu così che i Galli, lasciati andare, riportarono a casa una somma ingente, ottenuta senza fatica o pericolo. A Roma, la notizia di un attacco gallico che andava ad aggiungersi alla guerra degli Etruschi, suscitò il terrore; perciò, con minore esitazione si concluse un patto con il popolo dei Picenti”
(Liv. X 10, 12 – Traduzione di L. Antonelli)
Sicuramente fu un tipo di accordo che portò molti benefici all’ inizio da entrambe le parti: Roma si rivelò un forte alleato per i Piceni che da una parte subivano la pressione dell’avanzata delle popolazioni nordiche, che già occupavano la parte settentrionale del loro territorio (siti celtici di Montefortino di Arcevia, Santa Paolina di Filottrano e San Filippo di Osimo), dall’altra con questa alleanza, avevano la possibilità di contrapporsi in qualche modo con il vicino popolo dei Pretuzi che a loro volta erano alleati dei Sanniti (U. Laffi).
Molti furono invece i vantaggi ricavati dai Romani tra cui:
- la possibilità di attraversare il territorio senza problemi come avvenne ad esempio negli scontri contro i Galli, durante i quali non è escluso che i Piceni avessero partecipato fornendo risorse;
- la soffiata con cui i Piceni rivelarono ai Romani che i Sanniti stavano formando una coalizione per muovere guerra contro Roma, alla quale gli stessi Piceni erano stati invitati a partecipare.
La coalizione, formata da Sanniti, Etruschi, Umbri, Sabini, Pretuzi e mercenari dei Galli, fu poi sconfitta nel 295 a.C. nella Battaglia del Sentino. Le fonti non citano la presenza picena sul campo, ma non è escluso che questi avessero fornito risorse militari per lo scontro.
“Cum hoc segnius bellum opinione esset, alterius belli, quod multis in vicem cladibus haud immerito terribile erat, fama, Picentium novorum sociorum indicio, exorta est: Samnites arma et rebellionem spectare seque ab iis sollicitatos esse. Picentibus gratiae actae et magna pars curae patribus ab Etruria in Samnites versa est”
“Mentre questo conflitto evolveva più lentamente di quanto si sarebbe creduto, i Picenti, nuovi alleati, diffusero la voce che stava per esplodere una seconda guerra, che per le molte alterne sconfitte si preannunciava non a torto terribile: i Sanniti stavano preparando una ribellione e avevano istigato anche loro a parteciparvi. Ringraziati i Picenti, il Senato rivolse la maggior parte dello sforzo militare dall’Etruria nei confronti dei Sanniti”
(Liv. X 11, 7-8 – Traduzione di L. Antonelli)
L’alleanza fra Piceni e Romani non durò molto: in pochi decenni (come vedremo in un secondo contributo), la situazione cambiò molto velocemente; tra il 269 a.C. e il 268 a.C. i consoli P. Sempronio Sofo e Ap. Claudio Rosso sconfissero i Piceni e il loro territorio passò sotto il dominio romano.