Dai più recenti scavi archeologici condotti presso le necropoli egizie sono venuti alla luce numerosi strumenti musicali perfettamente conservati, oltre ad altrettante testimonianze riportanti sia testi di canti, sia raffigurazioni di orchestre ritratte in occasione di banchetti ed eventi ufficiali.
Tra le fonti letterarie più importanti è bene ricordare i Testi delle Piramidi, una raccolta di formule religiose – rituali risalenti all’Antico Regno, dove vengono descritte pratiche musicali eseguite durante le celebrazioni religiose in onore del faraone defunto.

La ricerca Archeomusicale in Egitto
La ricerca Archeomusicale in Egitto è stata favorita certamente da due fattori: l’aridità del clima desertico, che ha preservato dalla decomposizione centinaia di strumenti, e la presenza di numerose testimonianze iconografiche, come la tavoletta d’ardesia rinvenuta a Hierakompolis che riporta forse la prima raffigurazione di un musicista (uno sciacallo ritratto nell’intento di suonare un flauto) nonché filologiche, poiché spesso i lavori dell’arte egiziana venivano accompagnati da brevi testi esplicativi posti negli spazi vuoti tra le figure, come per esempio “Egli suona l’arpa” o “Egli suona il flauto”, permettendoci così di conoscere i nomi autentici di tutti gli strumenti musicali egizi.
Grazie a questi numerosi ritrovamenti archeologici, gli studiosi hanno potuto constatare come la maggior parte degli strumenti databili 2900 – 2475 a.C. (Antico Regno) fossero contemporaneamente già in uso presso le corti sumere, ed è stata avanzata l’ipotesi di un avvenuto contatto tra queste due grandi civiltà in epoca preistorica. Contatto che si sarebbe “estinto” intorno al 2700 a.C. quando la lira era il principale strumento nelle cerimonie religiose sumere mentre in Egitto era del tutto sconosciuta.

I Clappers: un esempio di strumento arcaico
Tra gli strumenti musicali egizi più antichi utilizzati e documentati troviamo i Clappers, o nacchere, formate da tavolette, o bastoncini, battuti insieme. Vasi preistorici databili all’incirca III millennio raffigurano danzatrici che si accompagnano, o sono accompagnate, da coppie di clappers tenuti in una mano sola (clappers doppi).
Grazie al ritrovamento di un rilievo datato poco posteriore al 3000 a.C. (Antico Regno) è stato possibile osservare una destinazione pratica del ritmo ottenuto dalla percussione dei clappers: dei vendemmiatori che pestano le uve accompagnandosi con il suono di questi bastoncini, arcaico esempio di lavoro ritmato, lavoro cioè accompagnato, cadenzato, da un’attività musicale.

Questi clappers, a forma di braccia umane, sono stati scolpiti da un’unica zanna di ippopotamo divisa a metà. Questo reperto, esposto nella Gallery 121 del MET di New York, è stato rinvenuto in una bara in miniatura ad Amarna, come corredo funebre, e risale al Nuovo Regno (1353-1336 a.C.) durante la XVIII dinastia, sotto il Regno di Akhenaten.