È appena iniziato un nuovo importante restauro: si sta finalmente rimettendo mano al Mosaico della Battaglia di Isso. Ossia quello che è forse il più famoso fra tutti i mosaici: stiamo parlando di un’opera di 2100 anni di età, larga 6 metri e alta 3, più di un milione di tessere grandi pochi millimetri e una rappresentazione dettagliatissimi e carica di pathos.
La scena rappresentata nel mosaico è la Battaglia di Isso, fra Alessandro Magno e il Re dei Re, il persiano Dario. Lo scontro è ormai al termine, vediamo infatti Alessandro e il suo esercito caricare i persiani, ormai sconfitti. Fra loro c’è anche il re Dario, intendo a girare il suo carro e battere in ritirata.
Bellissimi i dettagli del mosaico dalla caratterizzazione fisiognomica di Alessandro, al soldato persiano che si riflette nel suo stesso scudo.

Ma un’opera così straordinaria deve rimanere nel suo contesto originale o essere portata in un museo? Sebbene oggi non vengano quasi mai più musealizzati i reperti archeologici è una domanda che è giusto porsi e che si sono posti anche nella prima metà dell’800 quando venne scoperto il mosaico. Dopo un’accesa querelle tra mosaicisti, architetti e accademici si decise per portarlo a Napoli, a quello che allora si chiamava il Real Museo Borbonico, oggi MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
La storia di quest’opera è quindi quella di un enorme mosaico pavimentale sopravvissuto per più di 2000 anni sottoterra, riscoperto nel 1831 nella Casa del Fauno di Pompei, staccato, trasportato fino a Napoli sotto la pioggia e su di un carro trainato da 16 buoi (non senza incidenti chiaramente) e infine posto in posizione verticale dentro ad un museo. Una storia sicuramente interessante ma che certamente ha lasciato su di esso un certo numero di segni e cicatrici che oggi verranno finalmente curate.
