Spello, vicino a Perugia, deve la sua fondazione agli Umbri e, successivamente alla sua distruzione e ricostruzione, deve l’importanza della sua ricca cultura all’occupazione romana. L’antica Hispellum divenne municipium nel I sec. d.C., e verso il IV secolo venne considerata Splendidissima Colonia Julia. Augusto la dotò di mura che ancora oggi possono essere ammirate nella zona sud del centro urbano. Dal2005 la città offre al visitatore un vero e proprio tesoro archeologico custodito in una villa imperiale poco fuori le mura cittadine. Nei pressi della via Flaminia, strada che collega Roma a Rimini passando per l’Umbria, continuando gli scavi iniziati in un parcheggio in località Sant’Anna, è venuta alla luce un’ampia dimora adornata da quasi 500 metri quadrati di mosaici pavimentali policromi di pregevole fattura, insieme a numerosi affreschi di ottima qualità.

L’inaugurazione della Villa
Inoltre, il 24 marzo 2018 è stata inaugurata la nuova struttura museale che offre un sistema di passerelle in ferro che si snodano sui vari ambienti mosaicati, consentendo al visitatore di osservare il tutto dall’alto e da diverse angolazioni. Alcuni schermi ricostruiscono la vita della villa imperiale in 3D, nonché mostrano diverse ipotesi di ricostruzione di altre stanze ad oggi scomparse. Di tutta l’estensione della villa si è però scelto di mostrare, attualmente, solo la parte centrale, anche perché altri ambienti (tra cui l’ingresso) sono andati distrutti durante l’incendio appiccato dai Longobardi. La villa fu infatti abbandonata e coperta da circa 4 metri di detriti. Grazie agli studi stratigrafici si è potuto constatare che l’edificio ha avuto due fasi costruttive differenti: la prima risale all’età augustea (27 a.C., – 14 d.C.,) testimoniata dall’uso dal pavimento cementizio, mentre la seconda, in piena età imperiale, viene datata tra il II e III secolo per via degli stili degli affreschi, distinti per un acceso cromatismo e una fluidità nel tocco pittorico.

Una tipica dimora aristocratica
Intorno al peristilio,rigorosamentemosaicato a semplici motivi geometrici monocromi,si aprono dieci stanze dove è possibile ammirare molte immagini che danno il nome ai medesimi ambienti. In quella degli uccelli ci sono delle cornici geometriche che racchiudono delle pernici, in un altro ambiente sono disposte gruppi di quattro anfore stilizzate che formano un quadrato dai lati concavi, che richiamano una villa romana nei pressi di Tor Marancia. Nella sala del sole radiante vi è una ricca vegetazione lacustre nella quale si nascondono diversi esemplari di uccelli il tutto racchiuso in una cornice ottagonale; si può desumere che il significato richiami la prosperità e fertilità. Nella probabile camera da letto, stanza E, si snoda una fantasia geometrica con motivo detto a “croce di quattro squadre”, semplice ed elegante con un raffinato contrasto cromatico.
Di grande valore e bellezza è la sala centrale del Triclinio, cioè l’ambiente più importante dove il padrone di casa mangiava e usava intrattenere gli ospiti più considerevoli. Della decorazione spicca la scena principale, dove il proprietario mesce il vino sopra un grande cratere durante un banchetto, mentre le allegorie delle Stagioni fanno da coro al Corteo Dionisiaco animato da satiri. Belve selvatiche, tra cui le immancabili pantere di Dioniso, animali domestici come cinghiali, anatre e cervi, insieme a quelli più fantasiosi, vivacizzano i rimanenti spazi che si completano di molte parti geometriche.
A sinistra di questo spazio si apre la sala degli scudi decorata con mosaici geometrici a pelte, che richiama lo scudo a mezzaluna utilizzato dalla fanteria tracia, insieme a due cornici rosse-nere che racchiudono rombi dai lati curvilinei. Adiacente al triclinio, la stanza H, sono ancora visibili le suspensurae, cioè i rialzati che consentivano il passaggio dell’aria calda e il conseguente riscaldamento dell’ambiente.
Si è ipotizzato che il personaggio raffigurato fosse il proprietario della villa, forse un viticoltore, sicuramente molto ricco e potente. Ad oggi è però ancora impossibile dargli un’identità certa per via della mancanza di targhe o documenti.
Nel 2016 la dott.ssa Tania Suadoni ha ampliato l’indagine archeologica studiando 3 vani tombati all’esterno del museo, e creando perciò un collegamento cronologico e spaziale al sito museale. Il vano di sinistra ha un’esigua parte di mosaico geometrico colorato, ma presenta un’interessante interazione tra parte astratta e figurata. L’ordine vede alternarsi motivi floreali a motivi zoomorfi: si riconoscono come uccelli Beccacce o pernici, insieme ad un volto di pantera nera a volte tranquilla, a volte con i denti digrignanti e i muscoli delineati e tesi.
Oltre a quanto visto a Spello si può anche visitare la Porta Venerea a tre fornici con le Torri dodecagonali di Properzio, risalenti anche loro all’età augustea. Fuori dal centro urbano si trovavano l’anfiteatro e il santuario. La porta più grande è quella Consolare del 43-33 a.C. a tre aperture, realizzata con grandi blocchi di calcare rosato del Subasio. La facciata è però stata rimaneggiata in epoca rinascimentale con l’aggiunta di tre statue funerarie, provenienti probabilmente dall’area dell’anfiteatro.
