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Il Museo Civico Medievale di Bologna

Nel cuore del centro storico bolognese, a pochi passi dal Museo Civico Archeologico, è possibile visitare il Museo Civico Medievale di Bologna allestito, dal 1985, all’interno del rinascimentale Palazzo Ghisilardi. In una città come Bologna, dove il Medioevo ancora è ben visibile, non poteva certo mancare un museo dedicato a quest’epoca storica che l’ha anche vista come protagonista, soprattutto tra XI-XII secolo, con la nascita del primo studium (università odierna) nella nostra penisola e che sarà dedicata allo studio del diritto (da qui le deriva peraltro l’appellativo di “dotta”).

Palazzo Ghisilardi, una location di eccezione

Quest’area era, in epoca antica, occupata dal foro romano e nel sotterraneo del palazzo sono infatti presenti i resti di un tempio. Nel corso dell’alto-Medioevo vi fu costruito sopra un castello, già Rocca dei Funzionari Imperiali, che poi fu distrutto nel XII secolo e sostituito con abitazioni aristocratiche. Fu nel XV secolo che il notaio Bartolomeo Ghisilardi acquistò gli edifici presenti nell’area per trasformarli nella sua residenza.

Venne così realizzato il palazzo dal maestro Zilio Montanari che decise di inglobarvi la preesistente torre medievale appartenuta alla famiglia aristocratica dei Conoscenti e creò anche un porticato che domina tutt’oggi l’ingresso al museo.

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L’ingresso del Museo Civico Medievale di Bologna – StorieParallele ©

Il percorso di visita

I reperti che si trovano esposti all’interno del palazzo riguardano sia l’epoca medievale che la prima età moderna e sono disposti per aree tematiche. Al piano terra, subito adiacente alla biglietteria, si trovano due sale dedicate alla storia del museo seguite da cinque sale che contengono rinvenimenti del Medioevo bolognese. Nelle sei sale del piano interrato continua l’esposizione di oggetti di epoca medievale mentre al primo piano possiamo ammirare le varie collezioni di armature, armi, bronzi, sculture, avori e vetri. Una piccola stanza è dedicata alla raccolta di codici miniati bolognese databili al XIII-XIV secolo.

In un’ampia sala adiacente al museo, riservata alle esposizioni temporanee, era presente al momento della nostra visita la collezione di vetri dal Rinascimento all’Ottocento facente parte della “donazione Cappagli Serretti” ai Musei Civici d’Arte Antica di Bologna.

Alcuni scatti della mostra visitabile presso il Museo Civico Medievale di Bologna – StorieParallele ©

Sale 1 – 2 – 3: Museo Cospiano, raccolta Marsili e donazione Palagi

Il percorso di visita comincia con l’esposizione, nelle prime due sale, di oggetti che provengono da varie collezioni di epoca moderna e che sono soprattutto di provenienza o d’ispirazione orientale.

Ne è un esempio la collezione di oggetti che era di proprietà del marchese Ferdinando Cospi e che contiene sia manufatti orientali che produzioni occidentali d’ispirazione soprattutto islamica. Già verso la metà del XVII secolo si era imposta nella corte Medicea a Firenze, con la quale egli era in contatto, la “moda alla turca”.

Cospi accostava il concetto di raccolta di naturalia intesa come campioni del mondo naturale alla raccolta di artificialia come manufatti che rappresentano le tecniche e le abilità artistiche perché entrambe destano meraviglia nel visitatore. Fa parte di questa collezione una bellissima meridiana con bussola in avorio, dalla datazione sconosciuta, della quale possiamo ammirare la minuziosità dei dettagli.

Verso la metà del XVIII secolo il Museo Cospiano, insieme al Museo Aldrovandi, venne inglobato dall’Istituto delle Scienze che era stato fondato a Bologna nel 1714 a Palazzo Poggi grazie al proposito del generale Luigi Ferdinando Marsili. Egli decise anche di riformare l’insegnamento universitario utilizzando i principi della filosofia sperimentale. Fra gli oggetti qui esposti ci sono strumenti scientifici e utensili per le armi da fuoco ma anche oggetti religiosi come le quattro tavolette in steatite che appartengono allo stile bizantino e che rappresentano scene della vita di Gesù .

La seconda e la terza sala sono interamente dedicate agli oggetti della donazione Pelagio Palagi fatta al Comune di Bologna nel 1860 in occasione della sua morte. Alcuni manufatti sono contenuti ancora oggi in due vetrine da lui disegnate fra i quali ritroviamo anche ceramiche algerine prodotte nel primo Ottocento.

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Alcuni scatti delle vetrine delle prime sale – StorieParallele ©

Sala 4: le sculture del Palazzo della Mercanzia

All’interno dell’ampia sala sono esposte alcune arche scolpite dai maestri lapicidi veneti e toscani tra XIV e XV secolo, ne è un esempio l’Arca di Bartolomeo da Saliceto dello scultore Andrea Da Fiesole, che si firma nell’iscrizione marmorea posta lungo la base dell’opera, attivo all’inizio del Quattrocento.

Al centro della sala dominano le sette sculture, databili al 1390 circa, che un tempo occupavano gli oculi della facciata del Palazzo della Mercanzia già antica Loggia del Carrobbio, tra l’altro anche poco lontano dal Museo. Queste statue rappresentano la Giustizia e i Santi Patroni di Bologna, dovuti ad artisti diversi attivi nell’ambito della bottega del lapicida veneziano Pierpaolo Dalle Masegne, a cui va forse riferita la figura della Giustizia.

Alcuni scatti della sala e delle statue dei santi – StorieParallele ©

Sala 5: produzioni in bronzo dell’Alto Medioevo e del periodo bizantino

La stanza è arricchita da un’ampia porzione a vista delle antiche pareti riportate alla luce e delle quali si possono ammirare le varie stratigrafie. Qui sono esposti in due vetrine piccoli manufatti sia ceramici che metallici tra le quali anche una serie di fibule zoomorfe in bronzo risalenti al IV-VI secolo e alcune crocette longobarde (foto) auree del VII-VIII secolo. Lungo le pareti sono invece esposte opere marmoree scolpite dai Maestri Campionesi come le formelle con l’Agnus Dei databili alla metà del XIII secolo.

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Alcuni scatti delle vetrine e delle fibule zoomorfe – StorieParallele ©

Sala 6: gli avori dell’Alto Medioevo e del periodo bizantino

Prosegue l’esposizione di oggetti, provenienti sia dal lascito Palagi che dalle collezioni Universitarie, che vede in questa sala manufatti in avorio di epoca altomedievale e bizantina, tra i quali spiccano una tavoletta ossea con Cristo benedicente in trono che probabilmente è un falso o una copia del XIX secolo e il meraviglioso mosaico con Vergine Theotokos in stile bizantino risalente al periodo a cavallo tra XII e XIII secolo.

Alcuni scatti della sala e un particolare della vetrina degli avori – StorieParallele ©

Sala 7: oggetti a carattere sacro del XIII-XIV secolo

Entrati in questa grande sala si viene colpiti da alcuni oggetti che sono prospicenti l’ingresso: un basamento con quattro figure di Atlanti scolpito magistralmente all’inizio del XIII secolo nella pietra calcarea probabilmente in ambito bolognese, statua di Bonifacio VIII e un piviale con scene della vita di Cristo e della Vergine finemente ricamato in filo di seta agli inizi del XIV secolo. Quest’ultimo è uno tra i più importanti esempi di opus anglicanum ed è uno dei pochi a noi giunto intatto. Fanno compagnia a questi due oggetti anche altri oggetti a carattere religioso.

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Una panoramica della sala e un dettaglio del ricamo del piviale – StorieParallele ©

Sale 8 – 9 – 10 – 11 – 12 – 13: monumenti funerari

Appena scesi nel piano interrato troviamo esposte varie forme di scultura funeraria, tra le quali spiccano frammenti di urne come quella di Corrado Fogolini della bottega bresciana del maestro di Sant’Anastasia risalente al Trecento e un frammento di matrice da stampo con l’Ultima cena e una serie di lettere dell’alfabeto dello stesso periodo ma di bottega bolognese.

Lungo un lato lungo della sala 10 si possono ammirare i resti di una costruzione di epoca romana realizzata lungo un decumano minore e che si trovano sotto il piano stradale.

Evidenze archeologiche di epoca romana e una panoramica del percorso museale – StorieParallele ©

Queste sale sono dedicate ai monumenti funerari di età gotica durante la quale anche in ambito bolognese oltre a quello toscano, padano e parigino, il soggetto più utilizzato era quello del magister mentre impartisce la lezione ai suoi studenti. Si cercava in questo modo di rendere omaggio dal XIV secolo ai dottori di diritto canonico e civile e a quelli di medicina, più raramente.

Continuano gli esempi di arte dedicati ai monumenti funerari nella sala 12, dei quali fanno parte i resti del sepolcro di un lettore di epoca trecentesca appartenente alla scuola bolognese nel quale si possono notare ancora i resti di policromia. In una vetrina sono contenuti decine di matrici di sigilli di tipo laico privato ed ecclesiastico che vanno dal XIII secolo al XV secolo.

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Alcune matrici di sigilli e un dettaglio di una scena di lezione – StorieParallele ©

Nella sala più estesa del piano interrato, la sala 13, sono esposte lastre sepolcrali che raffigurano un altro dei soggetti più rappresentati dalla metà del XIV secolo ovvero quello del defunto disteso nel proprio letto di morte che attende il giudizio divino. Questo tipo di raffigurazione era talmente neutra che poteva adattarsi a qualsiasi tipo di committenza sia laica che ecclesiastica.

Alcuni scatti della sala che accoglie le lastre sepolcrali – StorieParallele ©

Sala 14: lascito Raffaele del Sordo

È una piccola stanza nella quale un’unica vetrina contiene numerosi esempi di pistole che fanno parte del lascito fatto nel 2010 da Raffaele del Sordo provenienti da varie parti dell’Italia e appartenenti al XVII-XVIII secolo.

Alcuni scatti delle pistole – StorieParallele ©

Sala 15: bronzi e scultura rinascimentale

Quest’ampia sala ospita sculture e bronzi di varie dimensioni di epoca rinascimentale che venivano commissionate da una vasta clientela per adornare le loro case. Le produzioni maggiori si ebbero a Padova, Venezia e Firenze con riproduzioni statuarie dall’antico o di ispirazione naturalistica. Nella produzione padovana spiccano le opere di Andrea Briosco detto il Riccio che fu attivo tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento e del quale sono testimonianza alcune lucerne con testa di satiro.

Al centro della sala è posizionato il bronzo fatto dal Giambologna come studio preparatorio per la Fontana del Nettuno che egli completò probabilmente nel 1564 e che fu sottoposto al giudizio di papa Pio IV. A differenza della versione definitiva questa presenta caratteri che si avvicinano al Mosè michelangiolesco.

Veduta delle vetrine presenti nella sala e dettaglio del Nettuno – StorieParallele ©

Sala 16: Dante e la miniatura bolognese

Questa piccola stanza contiene una decina di codici miniati che fanno parte di una esposizione temporanea denominata “Dante e la miniatura a Bologna al tempo di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese”. Nei suoi vari soggiorni bolognesi è probabile che Dante abbia sentito parlare o abbia conosciuto di persona il miniatore Oderisi da Gubbio, visto che lo cita anche nella sua Commedia nell’XI Canto del Purgatorio. È probabile che i suoi codici appartenessero al “primo stile” che prevedeva una stesura corsiva e rapida come si può vedere anche in alcuni che sono qui esposti. Seguì poi una tecnica miniata più decorativa ispirata ai codici bizantini.

È qui presente anche un codice miniato che contiene gli Statuti e le matricole della Società dei Drappieri realizzato tra il 1284 e il 1286 e un codice della Matricola della Società dei Merciai del 1303.

Veduta delle vetrine e dettaglio della Matricola dei Drappieri – StorieParallele ©

Sala 17: la Signoria Bentivoglio

In questa sala sono disposti gli oggetti appartenenti all’epoca della Signoria bolognese dei Bentivoglio dalla metà del XV secolo ai primi anni del secolo successivo. Qui si trova esposta, tra gli altri manufatti, la lastra tombale di Domenico Garganelli eseguita verso il 1478 dallo scultore ferrarese Francesco del Cossa, unica sua opera rimasta a testimonianza del suo operato.

Dettaglio della decorazione e panoramica della sala – StorieParallele ©

Sala 18 – 19: armi e armature

La sala 18 contiene un gran numero di armi e armature, realizzate in varie maniere a seconda dell’uso che ne veniva fatto: ci sono armature complete che proteggevano i soldati a cavallo oppure corsaletti che lasciavano libere le gambe e venivano utilizzati da soldati a piedi, armi che venivano usate nei giochi guerreschi di squadra come la barriera o il torneo oppure nelle giostre che vedevano due cavalieri che si scontravano tra loro.

Sono presenti anche armature e armi da parata che venivano decorate finemente ma anche armi in asta che avevano sicuramente un’origine contadina visto l’utilizzo di scuri, roncole o falci poste su lunghi manici lignei.

Nella sala 19 continua l’esposizione di armi e armature come elmi, mazze, pistole, archibusi e moschetti ma che stavolta comprendono anche finiture per i cavalli e i cavalieri, come dimostra la bellissima sella da parata del XV secolo. Subito all’ingresso della sala è stato posto un plastico che rappresenta Bologna alla fine del XIII secolo quando era in pieno sviluppo ed aveva circa 50000 abitanti.

Una vetrina dedicata alle armature da parata – StorieParallele ©

Sala 20: la collezione orientale

Quando si parla di armamento difensivo bisogna distinguere quello europeo da quello orientale che viene qui esposto e che mostra quanto fosse più leggero perché la loro mentalità di “fare la guerra” non prevedeva una difesa passiva ma la possibilità di svolgere agili movimenti. Anche le decorazioni degli armamenti erano diverse in quanto prevedevano ricchi intrecci o motivi floreali che venivano incassati o applicati in argento e oro. Anche l’uso dei materiali è diverso se si considerano coperture fatte in vimini o in filo di seta. Si trovano addirittura iscrizioni del Corano, libro sacro per l’Islam, sia sulle armature che sulle sciabole. Di notevole pregio anche i pezzi della collezione di Ferdinando Cospi, fra cui spicca una brocca finemente decorata.

Alcuni scatti delle vetrine contenenti i pezzi della collezione orientale – StorieParallele ©

Sala 21: gli avori medievali, rinascimentali e barocchi

I manufatti che si trovano in questa sala comprendono avori medievali, rinascimentali e barocchi che sono in stretta relazione con quelli di epoche precedenti esposti nella sala 6. Gli oggetti contenuti nella prima vetrina comprendono sia quelli di carattere sacro che profano ed hanno provenienza francese e italiana. Viene dato molto risalto alla produzione del XIV-XV secolo della bottega degli Embriachi che lavorarono sia a Firenze che a Venezia.

Nella seconda vetrina si ritrovano invece manufatti del XVI-XVII secolo provenienti dall’Asia e dall’Africa ma d’ispirazione europea.

Alcuni scatti delle vetrine contenenti gli avori – StorieParallele ©

Sala 22: collezione di vetri medievali e rinascimentali

L’ultima sala del Museo è interamente dedicata alla produzione vetraria dal Quattrocento al Settecento sia di provenienza muranese che straniera. Si possono ammirare fiasche, bicchieri e coppe che presentano prima una ricercata decorazione a smalto o una ricca doratura e poi che fonde fra sé vari materiali vitrei fino alla ripresa settecentesca della produzione muranese.

Alcuni scatti della vetrina dedicata ai vetri – StorieParallele ©

ArcheoIntervista al Museo!

Abbiamo avuto il piacere di incontrare il Direttore del Museo Civico Medievale di Bologna, il Dott. Massimo Medica, che in questo breve video ci illustra la storia del Museo e delle sue collezioni!

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Bibliografia

💻 museibologna.it
📷 Ringraziamo Istituzione Bologna Musei e la direzione del Museo Civico Medievale di Bologna per la concessione delle immagini

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a cura di

Clarissa Decembri

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