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Il sito archeologico di Avaris

Avaris, attualmente conosciuta come Tell el-Dab’a, è un sito archeologico rinvenuto lungo il ramo Pelusio del Delta del Nilo. Gli Hyksos, popolazione di presunta origine semitica, avevano invaso l’Egitto durante la XII dinastia e avevano assunto come loro capitale il sito di Avaris.

Inizialmente creduta completamente distrutta, la città sopravvisse anche dopo l’avvenuta cacciata degli Hyksos, come ci dimostrano i resti archeologici. La città venne costruita su di un insediamento preesistente nel Medio Regno e già in origine presentava una struttura fortificata con mura spesse circa 8 metri.

Iniziata a scavare nel 1885, la zona venne riconosciuta come Avaris solo nel 1942 da un egittologo e archeologo egiziano, Labib Habachi. Durante la campagna di scavo 2006-2007 sono stati individuati tre Palazzi Reali e numerose sepolture di giovani soldati. In particolare due di questi Palazzi, indicati con le lettere “F” e “G”, sono una preziosissima testimonianza di collegamento fra la civiltà egizia e le popolazioni egee.

La costruzione di queste strutture è da far risalire ai regni di Thutmosi III (Palazzo “F”) ed Amenhotep II (Palazzo “G”). Ad oggi è stato possibile il recupero di circa il 10-15% del complesso originario. Lo studio dei materiali parietali ha permesso l’identificazione della tecnica utilizzata come tipicamente egea, e di impronta minoica le convenzioni cromatiche (blu per il grigio e per il verde) ed i motivi floreali a mezze-palme.

Nella porzione di affresco che è stato possibile ricostruire si presenta un fregio di taurocatapsia, un motivo di arte figurativa tipico della media età del bronzo orientato alla venerazione del toro. Il rituale si consiste in un salto acrobatico sopra un toro: quando il saltatore afferra l’animale per le corna, il toro tende a dare un colpo verso l’alto per riflesso, permettendo al ginnasta la spinta per eseguire salti mortali e altre abilità acrobatiche.

Ad Avaris, in particolare, alcuni tori sovrapposti ad un motivo a labirinto, interagiscono con alcuni saltatori: ciò richiama immediatamente la più famosa tauromachia di Knossos. Un’altra analogia col Palazzo del Minotauro è la presenza di grifoni alati nella sala del trono, sovrapposti ad un motivo a labirinto come per la tauromachia.

Queste marcate coincidenze fanno supporre che i due Palazzi fossero destinati ad ospitare personaggi di altissimo rango provenienti dalla Creta minoica: mercanti, ambasciatori o appartenenti a famiglie reali. Che fossero il lavoro di una minoranza minoica in terra egiziana o di artisti itineranti non possiamo dirlo: alcuni dettagli delle scene di caccia evidenzianoperò anche delle differenze di rappresentazione.

Questa profonda e puntuale conoscenza dell’iconografia locale fa propendere per l’ipotesi di una colonia stanziale, ormai integrata con gli usi e costumi egizi.

Bibliografia

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a cura di

Martina Tapinassi

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