Straordinario rinvenimento nell’area di scavo di Civita Giuliana: un carro da parata a quattro ruote emerge quasi integro nel porticato della villa suburbana, antistante la stalla. Lo annunciano il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata.
Tesori a rischio
Il Parco Archeologico e la Procura della Repubblica stanno lavorando in sinergia perfermare il depredamento del patrimonio culturale e portare alla luce una delle ville più significative del territorio vesuviano. Queste le parole del Procuratore Capo, Nunzio Fragliasso:
“Il contrasto alla spoliazione dei siti archeologici, all’interno e fuori l’area urbana dell’antica Pompei, è sicuramente uno degli obiettivi prioritari dell’azione dell’Ufficio. […] La collaborazione tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il Parco Archeologico di Pompei si è rivelata uno strumento formidabile non solo per riportare alla luce reperti e testimonianze di eccezionale valore storico ed artistico, ma anche per interrompere l’azione criminale di soggetti che per anni si sono resi protagonisti di un sistematico saccheggio dell’inestimabile patrimonio archeologico custodito nella vasta area, ancora in gran parte sepolta, della villa di Civita Giuliana, del quale sono una testimonianza i recenti eccezionali ritrovamenti. […] È stato accertato, tra l’altro, che proprio il carro portato ora alla luce è miracolosamente scampato all’azione di saccheggio dei tombaroli, essendo stato letteralmente sfiorato da due cunicoli scavati da questi ultimi ad oltre 5 metri di profondità.”
Nunzio Fragliasso – Procuratore Capo di Torre Annunziata
Sull’argomento è intervenuto anche il Ministro della Cultura, Dario Franceschini:
“Pompei continua a stupire con le sue scoperte […] Quella che viene annunciata oggi è una scoperta di grande valore scientifico. Un plauso e un ringraziamento al Parco Archeologico di Pompei, alla Procura di Torre Annunziata e ai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale per la collaborazione che ha scongiurato che reperti così straordinari fossero trafugati e illecitamente immessi sul mercato”.
Dario Franceschini – Ministro della Cultura
Le attività di scavo hanno anche accertato l’estensione dei cunicoli clandestini. L’area è stata messa in sicurezza poiché lo scavo presenta una complessità tecnica-operativa notevole, a causa della prossimità con le abitazioni moderne.
Le attività di recupero
L’interdisciplinarietà è stata fondamentale durante tutte le fasi dello scavo: di fianco agli archeologi hanno collaborato anche architetti, ingegneri, restauratori, vulcanologi, operai specializzati ma anche archeobotanici ed antropologi.

Fragilità dei materiali e difficoltà tecniche di lavoro hanno caratterizzato fin da subito le attività di recupero. Il team di restauratrici ha allestito prontamente un microscavo e ad ogni vuoto si procedeva con la colatura del gesso, nel tentativo di recuperare almenol’impronta del materiale organico non più presente. Timone, panchetto, funi e cordami: grazie a questo lavoro di precisione sono stati tutti recuperati nel loro calco.
Terminate le attività di microscavo in situ, i vari elementi che compongono il carro sono stati trasferiti nei laboratori di restauro del Parco archeologico di Pompei, dove il team sta procedendo con la rimozione del residuale materiale vulcanico. Tutte le fasi di questo ardito recupero sono state fedelmente documentate, grazie anche all’utilizzo del laser scanner.

Il carro e le sue decorazioni
Il carro è stato rinvenuto in un portico a due piani, aperto su una corte scoperta e integro di solaio ligneo carbonizzato con annesse travi: le analisi archeobotaniche hanno appurato che il legno utilizzato era di quercia decidua, frequentemente utilizzato in età romana per realizzare elementi strutturali. Nell’area erano già venuti alla luce preziosi rinvenimenti, fra cui un cavallo bardato, da precedenti attività di scavo.
Il carro è un unicum sul territorio nazionale e presenta un eccellenze stato di conservazione, sia per la struttura nel suo complesso, sia per i dettagli che la compongono.
“E’ una scoperta straordinaria per l’avanzamento della conoscenza del mondo antico. A Pompei sono stati ritrovati in passato veicoli per il trasporto, come quello della casa del Menandro, o i due carri rinvenuti a Villa Arianna, uno dei quali si può ammirare nel nuovo Antiquarium stabiano, ma niente di simile al carro di Civita Giuliana.”
Massimo Osanna – Direttore uscente del Parco archeologico
L’eccezionale stato di conservazione è da attribuire alla coltre di cinerite, che ha sigillato il Carro di Civita Giuliana e ne ha permesso la conservazione delle singole parti.
Sulla base dell’interpretazione delle fonti, non confermate dall’archeologia per l’assenza di reperti simili, si è ipotizzato che il carro sia un esemplare di pilentum, veicolo da trasporto usato dalle élites in contesti cerimoniali.

Caratterizzato da alte ruote in ferro, connesse tra loro da un sistema meccanico di avanzata tecnologia, si erge un cassone è riccamente decorato. Sui due lati lunghi si alternano lamine bronzee intagliate e pannelli lignei dipinti in rosso e nero. Sul retro il sistema decorativo presenta tre distinti registri, con una successione di medaglioni in bronzo e stagno con scene a sfondo erotico. Nella parte superiore si notano anche dei piccoli medaglioni in stagno, raffiguranti alcuni amorini, mentre nella parte inferiore troviamo una piccola erma femminile in bronzo con corona.
Fondamentali le attività di analisi archeobotaniche, che hanno individuato la tipologia di legno utilizzata per la struttura del carro e delle ruote: si tratta di frassino. Il faggio invece è presente in coincidenza con gli elementi decorativi in bronzo.
