Tra l’850 e l’860 gli attacchi dei Vichinghi verso l’isola di Britannia si intensificarono: solo con l’ottenimento della corona da parte di Re Alfredo questi attacchi vennero ridimensionati. L’Inghilterra venne successivamente divisa: la parte nord-orientale cadde sotto la giurisdizione dei Danesi e Re Alfredo firmò un patto stabilendo che questa sezione sarebbe stata affidata ai Vichinghi, con capitale York.
Alfredo e l’inglese antico standard
Ricordiamo che Alfredo era un sassone, parlava sassone occidentale e tutta la parte che comprendeva Sussex, Wessex (non Essex) venne unificata sotto la sua corona. L’idea della identità nazionale inglese, di un’unica cultura, un’unica lingua nacque con Alfredo che per questo motivo venne soprannominato Il grande.
Il fatto che l’asse politico si era spostato dalla Northumbria al Wessex è importante. Nel periodo in cui visse Cynewulf, i centri culturali caddero in disgrazia a causa degli attacchi dei Vichinghi. Questo è il motivo per cui gran parte dei manoscritti scritti in latino ma anche in anglosassone sono andati perduti. Inoltre, successivamente, avvenne lo scisma di Enrico VIII, ovvero il distacco della Chiesa di Roma, il non riconoscimento dell’autorità papale. Le biblioteche che si conservarono in quel periodo erano tutte capitolari e i monasteri vennero smembrati. Anche questo comportò la perdita di vari manoscritti. Parte dei manoscritti è altresì andata perduta con l’incendio della biblioteca di Sir Robert Cotton nel, un nobile che deteneva un vasto patrimonio librario antico, andato distrutto nel 1731. I testi scritti che sono stati smarriti appartenevano alla Northumbria e all’Anglia. Quelli pervenutici in dialetto del Kent sono pochissimi.
La lingua di Re Alfredo, per effetto dell’unione politica e culturale, diventò una koiné. La gran parte della documentazione scritta dell’antico inglese ci giunge oggi in questa lingua. Essa infatti viene anche definita come inglese antico standard.
Ricordiamo a tal proposito il famoso Sogno della Croce (Dream of the Rood), un testo inciso che presenta alcuni versi in caratteri runici. Viene datato intorno all’anno 1000 ed è racchiuso nel cosiddetto Manoscritto di Vercelli. I versi scritti in caratteri runici nel reperto archeologico Ruthwell Cross, che si trova in Scozia, sono scritti in dialetto Northumbrico. Probabilmente questa poesia è stata scritta prima in dialetto northumbrico e datata intorno all’VIII secolo e tradotta successivamente. Il testo nella sua forma completa lo troviamo più tardi intorno all’anno 1000 proprio nel Manoscritto di Vercelli. La diversità al livello stilistico ci crea un enorme difficoltà nello stabilire le date precise dei componimenti poetici.

Questo rappresenta solo un esempio, ma sappiamo che gran parte della poesia fiorì nei pressi di Whitby, in area anglica, in Northumbria e che venne redatta nei dialetti diffusi in quest’area.
In seguito, molti manoscritti, soprattutto testi poetici, andarono perduti per le scorrerie dei Vichinghi. Quando il baricentro culturale si spostò al Sud, Re Alfredo attuò un prospero programma culturale e di alfabetizzazione che da una parte diede inizio ad una serie di traduzioni dei testi, dall’altra portò alla diffusione della prosa. La prosa nacque prima di Alfredo, ma è con lui che vi fu una vera e propria fioritura di questo genere letterario. Tutta questa produzione poetica che stava rischiando di perdersi venne ricopiata in sassone occidentale.
Mentre per la prosa abbiamo dei riferimenti storici molto precisi, alcune opere vengono addirittura attribuite a Re Alfredo, altrettanto non si può avere per la poesia, proprio perché venne riscritta dagli intellettuali nel Wessex. Ciò che è sicuro è la datazione dei manoscritti che ci conservano questi testi in poesia. Abbiamo quattro manoscritti che conservano quasi tutta la poesia anglosassone, circa 30000 versi. Databili dunque, il Vercelli Book, il Codice oxoniense, lo Junius XI, un codice che si conserva a Oxford e il Beowulf , furono vergati intorno all’anno mille nel Wessex, con la relativa sassonizzazione.
La conversione e il latino
Fu con la conversione al Cristianesimo dei popoli germanici che avevano colonizzato la Bretagna, che ebbe realmente inizio la tradizione manoscritta. Non bisogna mai perdere di vista il fatto che la lingua, non solo in questo periodo, ma anche successivamente, si caratterizzò per una forte sincretizzazione di diversi elementi, specialmente nel periodo antico, dal 680 fino al 1066, anno dell’arrivo dei Normanni con Guglielmo il Conquistatore. Il sincretismo costituisce comunque una costante nel mondo anglosassone, civiltà particolarmente ricettiva. La lingua inglese contiene il lessico fortemente influenzato rispetto al danese, al latino e ad altre lingue germaniche. Le conseguenze si possono riscontrare anche sul piano della semplificazione morfologica, con l’eliminazione o semplificazione di alcune desinenze.
La lingua colta era il latino che veniva studiato nelle scuole monastiche, le scuole degli oblati. Essi erano i figli cadetti delle famiglie nobili che non avendo eredità, destinata ai primogeniti, entravano in convento. Il latino non era solo la lingua straniera che si imparava a scuola, era anche lingua di comunicazione, usata all’interno del monastero. Lingua che si utilizzava, non solo in Inghilterra, per tutto il periodo medievale fino all’arrivo dell’età moderna. La gran parte dei manoscritti che ci giungono sono infatti in latino. Successivamente vennero affiancati dai testi in volgare inglese. Naturalmente l’altra lingua era il celtico, ovvero la lingua della popolazione autoctona che anche se in maniera ridimensionata faceva sentire la propria voce. Tutti questi elementi contribuirono a formare la cultura anglosassone.
Inglese antico: la tradizione letteraria
La tradizione anglosassone come tradizione manoscritta la possiamo datare dalla seconda metà del settimo secolo. A questa data risale l’Inno di Caedmon. Parliamo dei testi di lingua inglese, ma non perdiamo mai di vista il fatto che i testi in latino sono in circolazione anche prima di questi. Nei monasteri luoghi fondamentali erano la biblioteca e lo scriptorium, in cui si copiavano i testi dell’antichità classica ma anche i testi biblici. Questa era un’eredità che i centri culturali inglesi, della Northumbria ma anche della parte orientale, avevano ereditato dai monaci irlandesi, quelli appunto giunti prima dei monaci di Gregorio Magno.

Un punto di svolta l’avremo nel IX secolo, quando si sviluppò un particolare tipo di poesia. Dal punto di vista formale riprendeva tecniche, stilemi e moduli (variatio, lessico particolare e allitterazione) tipici della poesia epico-eroica germanica, ma dal punto di vista contenutistico era religiosa: erano quindi i contenuti cristiani ad essere veicolati.
Caedmon e Cynewulf sono gli unici nomi di autori del periodo che conosciamo. Per un lungo lasso di tempo la letteratura rimase anonima, perché religiosa e perché quindi, firmare, era considerato segno di vanità. Di questi due autori, di cui conosciamo i nomi, sappiamo che Cynewulf firmava utilizzando l’acrostico e lo faceva perché chiedeva al lettore di ricordarlo nelle proprie preghiere per accorciare il suo periodo di penitenza in purgatorio. Di Ceadmon, invece, ce ne parla Beda il Venerabile nei suoi scritti.
Si affiancavano accanto a questi due autori due generi di poesia un po’ diversi: la poesia di tipo eroico biblico, la cui scuola fu fondata da Caedmon e la poesia di tipo eroico cristiano, più vicina invece a Cynewulf.
Il periodo di Alfredo divenne fondamentale per la prosa. Una fase più tarda dello stesso genere va dalla seconda metà del decimo secolo fino all’XI. Questo periodo viene chiamato Rinascita Benedettina. Le figure più importanti furono quelle dei vescovi che collaborarono con il re. L’ultima propaggine del periodo anglosassone, convenzionalmente nel 1066, si fa concludere con due grandi nomi: Wulfan e Aelfric, anch’essi ricordati per la prosa.
Nella fase antica, il baricentro politico non fu sempre fisso in un unico regno. Tra i sette regni ci furono conflitti e a volte anche alleanze. Di volta in volta, per qualche motivo, c’era sempre un regno che prevaleva sugli altri. All’inizio della fase del periodo anglosassone, il regno che si impose su tutti gli altri fu il piccolo Kent, che aveva come capitale Canterbury. Questo perché era protagonista della conversione al cristianesimo. Era il primo pezzo di terra che incontravano i monaci guidati da Agostino. Il baricentro politico in seguito si spostò progressivamente nell’Anglia orientale, nella Northumbria, nella Mercia.

Nel corso dell’VIII secolo il regno più importante era quello della Mercia, in cui ad un certo punto il Re Offa fece scavare una specie di vallo simile a quello di Adriano e che prese il nome di Offa’s Dyke. Sembra che in questo regno sia iniziata la tradizione letteraria più importante, quella del Beowulf, poema epico eroico più importante legato alle genti germaniche, poiché l’unico esemplare manoscritto che ci è pervenuto intero è scritto in lingua germanica antica. Beowulf è un poema di ampio respiro, paragonabile ai poemi omerici, con approfondimento psicologico dei personaggi e descrizione particolareggiata dei paesaggi.
La redazione del Beowulf è tutt’ora oggetto di dibattito. L’unica data che abbiamo per certa è quella del manoscritto che ce lo conserva, che possiamo dire con un certo margine di certezza essere stato redatto intorno all’anno 1000. Il poema è comunque più antico di questa data, è stato composto ed ha avuto un periodo di tradizione orale incerto, probabilmente di qualche secolo. Molti studiosi propendono all’idea che sia stato composto intorno all’VIII secolo, nel periodo di re Offa. Ricordiamo che il Beowulf è sì scritto in una variante sassone occidentale dell’anglosassone, ovvero l’antico inglese, ma parla dei Vichinghi, presupponendo quindi una certa dimestichezza anche con queste popolazioni.
