Appartenente al gruppo degli Asi, Odino è, secondo alcune interpretazioni di Tacito, alter ego del dio Mercurio. Odino ha una personalità molto complessa, poliedrica, incarnata da tantissime funzioni per il fatto che il suo culto nasce dalla sovrapposizione di miti e credenze diverse.
L’etimologia del nome
Odino, in antico nordico Óðinn (cade la semivocale velare), Wodan in anglosassone e in antico sassone. Il nome della divinità è connesso a voci di origine indoeuropea, che hanno una serie di significati simili. In antico nordico, ad esempio:
- Odr che può significare sia poetica che zelo;
- Wit vuol dire arguzia, intelligenza;
- Wot in antico tedesco significa ira, che diventa wut nel tedesco moderno;
- Wuod, anglossassone, significa ancora arguzia, furbizia.
Tutto questo indica quindi un dio saggio, furbo, ma anche che si sa esprimere in versi, ovvero il dio della poesia. È anche il dio accecato dalla rabbia, dall’ira. Se volessimo racchiudere in una sola parola la caratteristica più importante di Odino potremmo dire che è il dio del furore. La rabbia cieca che fa agire l’individuo come un pazzo scatenato: non un’ira ragionata, ma quella che fa entrare in uno stato di trans, di estasi.
In effetti, Adamo da Brema, nella descrizione delle statue del tempio di Uppsala, fa di Odino la stessa descrizione. Nelle varie lingue germaniche il suo nome assume sempre una sfumatura di significato diversa, pur rifacendosi alla stessa radice. Tutte le caratteristiche sono legate da un fil rouge rappresentato dall’estasi.
Il culto di Odino: mitologia e fonti
Come nasce il culto di Odino? Non è il culto più antico, il più antico è sicuramente quello di Tyr. Lo stesso Thor è più antico di Odino, dio il cui culto si costruisce a poco a poco. Non solo dal punto di vista geografico diatopico, ma anche dal punto di vista letterario, il culto di Odino nasce in diverse maniere. Intanto abbiamo un primo nucleo che possiamo rintracciare nella zona renana e che riguarda la guerra.
Presso quelle popolazioni germaniche, per esempio Sassoni e altri Germani stanziati nel corso del Reno e che risentivano dell’influsso dei Celti, era molto forte la suddivisione in caste sociali. In particolare avevano una divinità di nome Lúg, che avevano delle caratteristiche molto simili a quelle di Odino. Sotto l’influsso di queste divinità fiorisce il culto di Odino, spesso associato a divinità femminili.
Le fonti archeologiche in proposito sono molto importanti. Nella zona renana la divinità è ricordata in alcune iscrizioni di epoca romana a fianco dei nomi di divinità femminili di tipo ctonio. Ha delle qualità spiccatamente maschili e guerriere. Ecco come si fa strada lentamente il culto di Odino nella cultura occidentale.
Arrivano da Oriente altri elementi, forse tramite i Goti. Questi provengono dalle religioni sciamaniche, culti che ritroviamo presso gli Sciiti, popolazioni di origine mongola. Nel culto di Odino li ritroviamo proprio per il tramite delle popolazioni germaniche orientali.
Ci sono anche elementi che fanno pensare come, questo culto, nasca gradualmente con la sincretizzazione di elementi diversi. Ad esempio alcune testimonianze parlano di un demone che nelle notti di tempesta guidava la caccia selvaggia, le anime dei morti. Il demone si chiamava Woden e conduceva le anime dentro l’antro delle montagne. Questa personalità non è ancora ben definita, fa riferimento però ad un attributo molto importante, quello di essere una divinità di tipo psicopompo.

Una figura psicopompa è una figura che come ad esempio Caronte, aiutava le anime trapassate nell’aldilà. Lo stesso Mercurio, tra le tante caratteristiche, è anche il dio della tecnica, delle invenzioni, della poesia, ma aveva anche la funzione di messaggero e psicopompo. È una funzione che viene attribuita agli sciamani che avranno questo compito (ovvero mettere in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti), o guariscono per far rimanere il corpo nel mondo dei vivi o hanno un compito che è simile alla estrema unzione.
Odino, divinità evemeristica
Altro fatto importante, mentre alcune divinità nascono come divinità fin dall’inizio, come Tyr, che è stato sempre il dio per eccellenza, invece, attraverso le fonti che abbiamo a disposizione, generalmente fonti nordiche, vediamo che il culto di Odino si costruisce a poco a poco e ha anche un’origine di tipo evemeristico. L’evemerismo nella Storia delle Religioni indica quella sorta di filosofia attraverso la quale si ricostruisce un culto partendo dal fatto che inizialmente una divinità non fosse una divinità ma un essere umano. Odino ha questa origine.
C’è un’opera storica di Snorri Sturhuson, Heinskringla, in cui si narrano alcuni miti. Uno di questi è la descrizione di Odino in chiave evemeristica. Simile a questa storia è quella che viene poi narrata da un altro personaggio che è Saxo Grammaticus, che scrive l’Historia Danica, opera anche questa molto corposa, ricca di miti. Si parla di Odino anche qui. Le opere dicono che Odino non era una divinità ma un essere umano vero e proprio, un uomo potente che risiedeva da qualche parte in Oriente. Ad un certo punto, a causa dell’inimicizia con i romani, fu costretto ad emigrare e si spinse verso Nord. Lì si dice che sia diventato famoso tra le popolazioni perché molto bravo con le arti magiche.
La considerazione che il popolo svedese aveva per questo personaggio era così forte, che ad un certo punto la venerazione trasforma il personaggio da essere umano in divinità. Quando un personaggio viene osannato in tal modo ad un certo punto viene elevato al rango di divinità.
Caratteristiche di Odino
Diverse sono le caratteristiche e le funzioni attribuite al dio Odino.
Egli è un dio vano, sciamano, guerriero, magico, psicopompo, sa sciogliere le fatture e i legami, calma il mare in tempesta e gli incendi, ha capacità profetiche, interroga i morti sul futuro degli uomini e della divinità. Ha un legame con le donne (a volte queste sono viste come depositarie di verità profetiche), è protagonista di scene di seduzione, dio della poesia (si esprime in versi), dio della saggezza e della sapienza.
Lo troviamo menzionato in un colloquio con un gigante: i giganti sono visti come depositari di sapienza perché presenti all’alba dei tempi secondo la cosmogonia nordica. Odino scambia con il gigante Myr, l’occhio della sapienza, per conoscere tutta la sapienza del mondo. Per questo motivo Odino nelle rappresentazioni iconografiche è sempre rappresentato con un occhio solo.
Molti elementi accomunano Odino al dio Mercurio: innanzitutto, l’aspetto fisico. Odino è visto come un vecchio che porta un grosso cappello e possiede una bacchetta divinatoria, proprio come il caduceo di Mercurio. Egli possiede un cavallo ad otto zampe, dunque velocissimo, di nome Sleipnirm, il cui figlio, poi, diventerà il cavallo di Sigurdr.

Gli animali attribuiti ad Odino sono:
- il lupo, che nell’immaginario norreno è presagio di morte: spesso, nelle opere poetiche, anticipa le battaglie;
- il corvo, è un mezzo tramite cui Odino viene informato sui fatti del mondo: egli stesso possedeva due corvi che andavano in giro e poi gli riferivano quanto visto.
Lo stato estatico
Odino è anche il dio delle rune, che rappresentano un sistema di scrittura magica spesso utilizzate nella sfera della religione pagana, connessa con la divinità. D’altro canto la scrittura viene considerata il prodotto dell’invenzione di un dio. C’è un mito che connette il dio con l’invenzione della scrittura.
Per essere più precisi possiamo dire che Odino non è solo il dio della poesia o dell’ira ma dell’estasi poetica. Non è il dio della guerra, ma il dio dell’estasi guerresca, dei guerrieri invasati e consacrati per andare in battaglia. Ancora, non il dio dei morti ma di coloro che sono morti in battaglia. I guerrieri migliori scelti da Odino, condotti dalle valchirie e che vengono portati in una sorta di paradiso in attesa del Ragnarok.
Tutto è sempre connesso con l’idea dell’estasi poetica. In generale, si può affermare che l’elemento in comune con tutte le funzioni e gli attributi di Odino sia proprio il concetto di furore, di estasi.
Il dio Odino è infatti in grado di entrare ed uscire a propria discrezione dal mondo dell’oltretomba e ci riesce entrando in uno stato di trance. Questo elemento è di origine sciamanica. Gli sciamani notoriamente sono investiti di due funzioni:
- sono visti come guaritori e vengono interpellati quando la medicina tradizionale non riesce a risolvere una determinata malattia: tramite lo stato di trance, di invasamento, lo sciamano riesce a recuperare l’anima della persona che sta per morire;
- sono degli psicopompi.
Il dio Odino presenta entrambe queste caratteristiche.
Per entrare in estasi, si utilizzavano varie modalità: Erodoto, ad esempio, racconta nelle sue Storie che, presso gli Sciti, vi erano dei sacerdoti che durante i riti facevano bruciare dei semi di canapa sulle rocce roventi, inalando in seguito i fumi che ne scaturivano.
Una delle più importanti caratteristiche di Odino è quella di essere il dio dell’estasi guerresca. Come tale, egli ha un forte legame con i Bersekir, dei guerrieri particolarmente feroci che venivano visti come invulnerabili. Questi avevano abilità simili a quelle dei fachiri: riuscivano a camminare sui carboni ardenti senza scottarsi e non venivano feriti da nulla. I Bersekir spesso si vestivano di pelli di animali feroci, come l’orso e il lupo, per acquisirne la forza.
Questa tipologia di guerrieri si ritrova anche in altre popolazioni germaniche, come i Longobardi, i quali avevano dei guerrieri particolarmente feroci che andavano in battaglia con un elmo a forma di cane. I Bersekir, durante la battaglia, erano come invasati: si pensa assumessero sostanze inebrianti, come alcol o droga, e pertanto riuscivano a lottare senza accorgersi di nulla, quasi come fosse una passeggiata per loro.
Odino è anche il capostipite degli Asi, i quali, come detto in precedenza, sono divinità principalmente guerriere. Come ogni dio della guerra, concede la vittoria in battaglia. Ma la sua personalità è anche molto capricciosa: a volte, infatti, abbandona i suoi protetti e lascia intervenire le Valchirie, donne bellissime e devote al dio, armate fino ai denti, incaricate di far morire i guerrieri più valorosi in battaglia, per poi condurli nel Walhalla, il paradiso degli eroi valorosi. Il Walhalla, letteralmente sala degli eletti, era visto come un palazzo simile a un tempio, pieno di colonne, al cui interno dimoravano i guerrieri valorosi, che passavano le giornate ad allenarsi in vista del Ragnarok e, le notti, in compagnia delle Valchirie.

Odino ha un forte legame con i morti in guerra: attenzione, non è un dio dell’oltretomba, è solo il dio della morte in battaglia!
Odino e l’Yggdrasil
Odino è anche un mago. Sa utilizzare le rune e possiede vari poteri. Il suo potere magico è in stretta relazione con il concetto di albero, in particolare, con l’Yggdrasil, l’albero che rappresenta l’asse cosmico. Nel mondo norreno (norreno, non germanico) vi sono 9 mondi, tutti messi in relazione dai rami dell’Yggdrasil:
- HEL, il mondo degli inferi, non visto come un vero e proprio inferno: nonostante hell in inglese voglia dire proprio inferno, questo è legato al concetto di inferiorità, di sotterraneo rispetto al resto dei mondi;
- MIÐGARÐ, la terra di mezzo, in cui dimorano gli esseri umani;
- ASGARD, la dimora degli Asi, assimilabile al Monte Olimpo della mitologia greca;
- VANAHEIM, la casa dei Vani;
- JOTUNHEIM, la terra dei Giganti, situata da qualche parte ad est;
- IL MONDO DEI NANI, personaggi ambigui;
- MUSPELLSHEILM, la terra del fuoco, abitata da demoni che poi saranno coinvolti nel Ragnarok: l’idea di fine del mondo ad opere del fuoco è un elemento comune anche alla tradizione giudaico-cristiana;
- MONDO DEGLI ELFI CHIARI;
- MONDO DEGLI ELFI SCURI, elfi malvagi.
Torniamo, adesso, all’Yggdrasil. Come detto, questo albero rappresenta l’asse cosmico: è sacro e alle sue radici si trova la fonte della sapienza. Ma, sempre alle radici, vivono tre figure femminili: sono le Norne, divinità simili alle Moire o alle Parche con il compito di gestire i destini di tutti (anche delle divinità che non sono del tutto immortali).

Odino è particolarmente legato all’Yggdrasil perché egli è uno sciamano e, come tale, può muoversi a sua discrezione tra i vari mondi connessi dall’albero. Ma l’elemento dell’albero è comune nello sciamanesimo: il rito della scalata dell’albero è considerato come un modo per andare in un’altra dimensione.
Anche i Sassoni avevano un albero sacro: un quercia gigantesca presso la quale compivano sacrifici, spesso umani. La quercia venne fatta ardere da Winfried Bonifacio per impedire tutto questo.
In un carme dell’Edda poetica, in particolare il secondo carme divino chiamato Havamàl, ovvero la poesia dell’eccelso, si parla di Odino e della sua iniziazione al mondo magico. Il carme è diviso in due stanze: in una di queste, egli parla in prima persona e nelle strofe 138 e 139 racconta del rito. Narra di essersi impiccato all’Yddrasil per 9 giorni e 9 notti, tanti quanti sono i mondi messi in connessione dall’albero, soffrendo di fame, sete e dolori atroci. Poi, Odino cadde a terra e raccolse le rune, connesse come detto alla magia.
Tutti i maghi, all’inizio, erano esseri umani comuni che, dopo un periodo di travaglio (depressione, febbre, malattie gravi), scoprivano di avere dei poteri straordinari. Tutto sta nell’ottica del rito di iniziazione, come le fiabe, viste come allegorie di riti primitivi. Come mago, Odino può calmare gli incendi e il mare in tempesta, togliere e restituire il senno, servirsi della negromanzia: come un medium spiritico, può interrogare i morti sul passato e sul futuro.
