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È giusto abbattere le statue durante le manifestazioni BLM?

L’argomento è molto attuale e chiaro già dal titolo, ma prima, concedetemi comunque lo spazio di due parole di contestualizzazione e premessa.

È da anni che sentiamo parlare del comportamento prevenuto o violento tenuto da molti poliziotti USA nei confronti degli afroamericani, come è da anni che sentiamo continui attriti anche qui in Italia tra migranti e parte della politica e popolazione nativa.

La scintilla che ha dato inizio alle manifestazioni, prima negli USA, poi in tanti altri paesi occidentali, tra cui anche il nostro, è stata l’evitabilissima uccisione di un cittadino afroamericano da parte delle forze dell’ordine.

Naturalmente ogni stato ha declinato le proteste alle proprie battaglie interne: se in america si manifesta per il rapporto polizia-afroamericani, in Italia le proteste sono più indirizzate verso un generale antirazzismo.

Questo articolo, e più in generale StorieParallele, non sono però la sede per parlare in modo univoco e approfondito di razzismo o di attualità. Mi vorrei concentrare piuttosto su quanto sta avvenendo durante le proteste ad alcuni monumenti storici.

Mi riferisco in particolare alla statua di Edward Colston a Bristol (UK), alla statua di Indro Montanelli a Milano, al monumento equestre di Re Leopoldo II a Bruxelles e alla statua di Winston Churchill a Londra.

Sebbene le ultime siano state solo imbrattate, la prima ha avuto un destino ancor più nefasto. La statua è stata infatti abbattuta, fatta rotolare per le strade, fino ad essere gettata in un canale poco distante.

Per quanto i motivi delle manifestazioni siano pienamente condivisibili, c’è da porsi il problema se sia giusto abbattere statue di personaggi che hanno fatto la Storia di un paese, nel bene o nel male; o se sia giusto, astraendo un po’ il concetto, abbattere una testimonianza storica e un simbolo culturale.

La questione va analizzata, secondo il parere di chi scrive, su tre livelli di lettura.

In primo luogo quando si parla di personaggi storici bisogna dividere tra persona privata e il motivo per cui questa persona privata viene ricordata e usata come simbolo. Circa un anno fa il Times ha scritto un articolo su dei documenti, anche audio, dell’FBI che descrivevano Martin Luther King come ossessionato dal sesso e come traditore seriale. In quei documenti si evince inoltre che Martin Luther King abbia assistito ad uno stupro di una donna da parte di un suo amico senza fare nulla. Riguardo ciò non mi vogliono esprimere in quanto molti in America sostengono che queste siano notizie più o meno costruite dalla polizia stessa da usare come arma contro l’attivista e, in ogni caso, non è il focus dell’articolo. Quello di Martin Luther King è solo un esempio. In quanto persona distante dai fatti o dalle persone coinvolte non mi interessa se quanto diffuso dall’FBI sia vero o meno, è importante ricordare e apprezzare il personaggio per quello che ha fatto nei confronti dei diritti civili della popolazione nera americana. Non possiamo divinizzare certe figure e pensare che non avessero difetti o lati oscuri. Siamo umani, e l’essere umano è composto da una parte apollinea e una dionisiaca, di grandi ideali e gesti altruistici e contemporaneamente di impulsi di rabbia, istinti animaleschi, ipocrisie ed egoismi. È quindi giusto ricordare un tale personaggio per ciò che di buono ha fatto ma non bisogna nemmeno divinizzarlo e crederlo perfetto.

Il secondo livello di lettura comprende la contestualizzazione storica dei personaggi. È questo il caso di Edward Colston o del nostro Indro Montanelli. Il primo era un negriero inglese del ‘600 che portò in america circa 80 000 schiavi, si stima che circa 19 000 di questi siano anche morti durante la traversata, il che dice molto sul valore anche solo economico che davano a queste persone. Ma il motivo per cui è stata retta una statua in suo onore è per le attività filantropiche, in patria ha infatti costruito scuole, chiese, ospedali e ospizi. Indro Montanelli, invece, è stato forse il più grande giornalista ed editore del ‘900 italiano, passato alla storia per le sue analisi lucide dei fatti, scritte in modo chiaro e conciso. Ebbe grande successo durante i suoi anni al Corriere della Sera, fondò due giornali e scrisse libri di storia. Ma il motivo per cui oggi è tornato alle cronache è perché recentemente si è proposta la rimozione della sua statua a Milano e perchè, negli anni del fascismo, sposò in Africa una ragazzina dodicenne. In entrambi i casi abbiamo quindi due personaggi che da una parte apprezziamo ma dall’altra condanniamo aspramente. Ma la nostra condanna è frutto dei valori e della cultura occidentale e contemporanea. Il lavoro di Colston era, a suo tempo, culturalmente accettato e sicuramente molto invidiato; il comportamento di Montanelli va invece contestualizzato come quello di un uomo di inizio ‘900 che si interfaccia a culture differenti in cui matrimoni con bambine o ragazzine erano socialmente accettati. Che dire allora dell’antica grecia? Siamo pieni di raffigurazioni di uomini adulti che hanno comportamenti promiscui con adolescenti, eppure la esaltiamo come culla della civiltà. Queste mie parole chiaramente non vogliono giustificare la pederastia o il traffico di umani, ma vogliono solo far riflettere sul fatto che i valori e le culture cambiano nel tempo, alcune cose rimangono, altre si modificano, o si perdono. Montanelli è un simbolo del giornalismo e della libertà di stampa in Italia, e per questo va celebrato come simbolo. E certo, al tempo stesso, l’approccio scientifico alla storia ci obbliga a ricordarlo anche come marito di una dodicenne africana, ma dobbiamo farlo con la capacità di contestualizzare il fatto storicamente e non giudicandolo come se fosse successo oggi.

Il terzo livello di lettura vuole invece soffermarsi sulle statue o monumenti delle nostre città in quanto documenti storici. Che una statua sia di un personaggio totalmente positivo, totalmente negativo o, come il 99% delle persone mai vissute sulla terra, solo parzialmente positivo o negativo, va comunque concepita come prova storica. Statue o oggetti simili sono documenti più o meno diretti che ci attestano l’esistenza di una persona e del perché e del come questa si sia voluta ricordare da parte di una comunità in un determinato periodo storico. Sono quindi una fonte ricca di informazioni non esplicite sulla cultura e sulla storia di un popolo, oltre che delle tecniche artistiche di fabbricazione di tali oggetti.

Le prove del passato non vanno perciò mai cancellate, altrimenti si effettua una parziale ed arbitraria cancellazione di una parte storica.

A voler essere provocatori, quello che sta accadendo oggi non è così differente da quello che pochi anni fa accadde alle rovine di Palmyra per mano dell’ISIS.

Una cultura che ne cancella un’altra.

Questo che sto esprimendo è anche lo stesso motivo per cui vengono tutelate tutte le effigi di Mussolini e tutti i fasci littori sparsi per il nostro paese. La storia è sapere e in quanto tale e va sempre preservata.

In conclusione però, è giusto anche dare la possibilità di espressione all’attuale cultura e al rapporto tra essa e quelle passate. I simboli più controversi o mantenuti proprio per far sì che non si ripetano gli errori del passato, possono essere, ad esempio, affiancati da nuovi simboli, che testimonino un cambiamento culturale o una condanna a ciò che avvenne nel passato. Ciò può realizzarsi, ad esempio, con la produzione di nuove statue o effigi isolate o in diretto rapporto con oggetti più antichi.

Dunque per no: non è giusto abbattere le statue durante le manifestazioni BLM.

Bibliografia

📖 https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/jun/08/martin-luther-king-david-garrow-essay-claims
📖 https://tg24.sky.it/mondo/2020/06/08/black-lives-matter-bristol-statua-video

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a cura di

Giulio Claudio Barbiera

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