La Chimera di Arezzo è una statua di bronzo di modeste dimensioni, probabilmente opera di una bottega artigiana che combinava elementi stilistici sia etruschi che greci.
La statua si presenta con un’altezza di 78,5 cm e rappresenta la figura mitologica della chimera. Raffigura un animale in movimento, pronto ad attaccare. Sulla zampa anteriore destra è riportata una formula votiva dedicate al dio Tin, divinità etrusca del giorno. Del leone, figura prevalente, è presente sia il corpo che la testa, con le fauci spalancate; dalla schiena del leone spunta una testa di capra e al posto della coda un serpente che morde uno dei corni dell’ovino. Questa ultima posizione è la risultante di un restauro sbagliato: il morso del serpente sarebbe stato originariamente orientato verso l’esterno. Questa figura fa parte della mitologia di Bellerofonte, eroe che la sconfisse a cavallo di Pegaso.
Fu rinvenuta nel 1553 durante dei lavori di innalzamento di fortificazioni medicee, appena fuori Porta San Lorentino, ad Arezzo. Dapprima reclamata da Cosimo I de’ Medici, al tempo granduca di Toscana, fu esposta pubblicamente presso Palazzo Vecchio, per poi essere spostata all’interno della Galleria degli Uffizi nel 1718. È attualmente conservata presso Palazzo Crocetta, sede del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.