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Ripopolamento degli oppida e nuovi equilibri

Nel mutato contesto politico del IV secolo a.C. si affermano nelle polis dell’Etruria propria nuovi equilibri. Per oppidum (oppida plurale) si intende una città fortificata, priva di un confine sacro (pomerium) tipico dell’urbe latina.

Il vasto territorio dell’Etruria meridionale, che nei secoli precedenti si era spopolato, si popola adesso di grandi e fiorenti abitati, vere e proprie colonie che esprimono lungo tutto il IV secolo a. C. una complessa stratificazione sociale, simile a quella della madrepatria: è il caso del vasto territorio di Tarquinia, dove si possono trovare tombe gentilizie di vario livello, aristocratico e medio.

A Ferento, presso l’antica Acquarossa, e Tuscania viene ripresa la funzione di abitati arcaici, al pari di Norchia, Castel d’Asso, San Giuliano, e San Giovenale.

L’occupazione di queste zone da parte di membri di gentes provenienti dalle grandi metropoli, come gli Spurinas e i Curunas (di dichiarata origine tarquiniese), rivela che la città dominante probabilmente ha  tentano di risolvere le proprie tensioni sociali e demografiche, tramite questo tipo di colonizzazione.

Il modello tarquiniese si direbbe in qualche modo riprodotto nell’area vulcente, si articola con una grande città al centro di un vasto territorio popolato di abitati minori, da Regisvilla a Ghiaccio Forte, a Magliano, a Sovana.

Il modello attuato dalle metropoli della costa sembra simile a quello utilizzato da centri dell’Etruria settentrionale:  essi usarono la colonizzazione dell’Etruria padana quale valvola di sfogo di tensioni sociali. Un altro modello a cui possono essersi ispirati è anche quello seguito da Roma, successivamente la conquista di Veio, grazie alla quale fu sopito, almeno in parte, l’aspro contrasto tra patriziato e plebe.

Bibliografia

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a cura di

Lorenzo Ares Bonechi

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