Dante Alighieri la inserì nel III Canto del Paradiso, nel “cielo della Luna” dedicato a chi ha mancato i voti per scelta altrui ma che è rimasto fedele a Dio. Costanza d’Altavilla colei che “del secondo vento di Soave/generò ‘l terzo e l’ultima possanza”, ultima erede al trono normanno in Sicilia è la protagonista di un delicato e appassionante romanzo storico scritto da Carla Maria Russo nel 2004: La Sposa Normanna.

La storia di Costanza d’Altavilla
Si inserisce nella categoria del romanzo storico, è suddiviso in 3 parti e 18 capitoli nel corso dei quali narra la storia di Costanza d’Altavilla, sposa di Enrico VI di Svevia e madre di Federico II. L’autrice, laureatasi in lettere moderne presso l’Università degli studi di Milano, ha iniziato la sua carriera scrivendo romanzi per ragazzi ma si è poi affermata come autrice di romanzi storici. Questi ultimi sono principalmente incentrati su figure femminili forti, nel tentativo di riabilitarne la memoria ponendo l’attenzione sulla forza intrinseca della donna. La Sposa Normanna è il primo dei suoi romanzi storici, quello che ha aperto le fila per altri capolavori dell’autrice.
Il romanzo si basa sulla storia di Costanza d’Altavilla, la sposa normanna appunto, raccontata in maniera cronologica partendo dall’anno 1185, anno in cui suo nipote, gravemente malato, viene convinto dal suo consigliere a dare in sposa sua zia ad Enrico VI figlio di Federico Barbarossa per evitare così di lasciare il regno senza eredi. Obiettivo di tale unione è, fin da subito, il concepimento di un erede in grado di unire le due corone. Naturalmente l’unione politica non è ben vista da molti esponenti politici del tempo e, soprattutto, dal papato. Questa poca predisposizione al matrimonio investe anche Costanza, che vive in un convento di clausura, la cui riluttanza emerge fin dalle prime pagine del libro, per questi motivi politici e personali dovrà affrontare una serie di problemi e intrighi che segneranno la vita e la psiche della donna. A queste difficoltà politiche si aggiungeranno le difficoltà di concepire il tanto agognato erede e un matrimonio non estremamente felice e pacifico.
Una volta concepito e dato alla luce l’erede, Costanza dedicherà la sua vita a proteggerlo da un mondo politico tossico, fatto di imbrogli di palazzo e molto poco benevolo. L’imperatrice dedica la sua vita anche all’educazione del piccolo Federico e ma dopo tre anni muore. Federico II viene affidato a quelle famiglie rimaste fedeli agli Altavilla fino a quando, una volta cresciuto riprenderà il controllo del regno.
Ciò che questa storia ci lascia
È un romanzo delicato e struggente, scritto in maniera magistrale con un lessico scorrevole e semplice che permette di entrare nella narrazione ed immedesimarsi in questo o quel personaggio. Nonostante sia un romanzo, e quindi opera di fantasia, la componente storica è presente in maniera continua e coerente, l’autrice ha saputo delineare al meglio i caratteri medievali del periodo senza scadere nel pesante ma mantenendo sempre un equilibrio tra verità storica e finzione, facendo in modo che questi elementi si fondessero insieme creando un romanzo storico quanto più verosimile possibile.
Dalla sua lettura si possono ricavare molti spunti di riflessione dal tema, sempre attuale, del ruolo femminile nella società medievale, a quello di una donna che deve fare i conti con un matrimonio infelice e un ambiente tossico. Importanti e rilevanti sono anche il tema della religiosità accentuata e fondamentale per l’epoca e il peso che questa avrà nella vita della protagonista; emerge con forza l’orgoglio e l’amore di una madre e la forza di una donna caparbia e fedele al suo ruolo nel mondo, la figura di Costanza d’Altavilla viene esaltata e resa immortale.
