Kossin asseriva che, il germanesimo culturale, nasce dalla fusione della cultura megalitica. Essa è frutto di una civiltà pacifica, stanziale, dedita ad agricoltura e pastorizia. Dal punto di vista sociale, si caratterizza per affermare l’idea della famiglia, all’interno della quale sono tutti quanti uguali, e questa nuova civiltà indoeuropea che proviene dall’esterno, che tende invece ad affermare l’individuo.
Il dualismo si trova a diversi livelli, ad esempio nel mondo religioso abbiamo da un lato le divinità guerriere e dall’altro quelle pacifiche. A livello sociale già in Tacito possiamo individuare due istituzioni, giuridiche e sociali, che sono diametralmente opposte.
La famiglia, denominata con il termine tedesco Sippe (da pronunciare zippe), viene intesa come un nucleo che comprende non solo i membri stretti, ma ha un’accezione allargata: non come lo intendiamo oggi, ma nel senso di tutti gli individui che si ritengono discendenti dello stesso antenato.
Nella Sippe tutti gli elementi sono uguali tra loro, non c’è distinzione nemmeno tra uomo e donna, di diritti, doveri, obblighi. C’è maggior rispetto per gli anziani perché viene loro riconosciuta la sapienza, ma per il resto sono tutti sullo stesso piano, formando una comunità di tipo amorfo. Questa uguaglianza portata all’esasperazione e addirittura all’intercambiabilità dei ruoli: quello che non poteva fare un membro lo poteva fare un altro.
Questo è un dato fondamentale: da qui l’idea dei megaliti che si seppelliscono tutti insieme perché devono stare tutti quanti uniti anche dopo la morte. La famiglia si basa sull’istituto fondamentale che è quello del matrimonio, di tipo endogamico: ci si sposa tra consanguinei, per perpetrare nel tempo le caratteristiche di quella famiglia, evitando le commistioni con altri, quindi anche pratiche come l’incesto non erano viste con aberrazione.
Dall’altro lato abbiamo l’istituto che Tacito chiama del Comitatus, che significa il seguito, perché si tratta di un’organizzazione di tipo guerriero, che ha una struttura gerarchica di tipo piramidale che anticipa quella che sarà propria del periodo feudale che avrà al vertice il signore, e poi scendendo i vari livelli, vassalli, valvassori e valvassini.
Quindi in questa struttura gerarchica al vertice abbiamo il princeps come lo chiama Tacito, poi abbiamo i comites, cioè i guerrieri, che costituiscono il seguito di un signore, cioè coloro i quali decidono di seguire un signore, che viene considerato particolarmente in vista, famoso, che raccoglie tutti i giovani guerrieri che vengono da tribù diverse e da famiglie diverse. L’aspetto interessante è che questo istituto viene considerato come qualcosa che è extra familiare e intertribale, perché la fama che è propria di un signore richiama, anche da lontano, guerrieri desiderosi di far parte del suo seguito, perché il desiderio è quello di uscire dalla massa amorfa della famiglia, di distinguersi e dare libero sfogo alle proprie aspirazioni. Da qui scatguriscono tutti i valori del codice epico-eroico, le grandi imprese, il voler emergere a tutti i costi.
Quindi da una parte una comunità pacifica e dall’altro il comitatus che è un esercito di guerrieri votati solamente al servizio della guerra e le opposizioni continuano: da un lato abbiamo il matrimonio e dall’altro il celibato, perché ovviamente il guerriero che vuole seguire un Signore e che si dedica all’esercizio delle armi, una sorta di mercenario, non ha il tempo di mettere su famiglia.
Un’altra differenza che notiamo è che il comitatus è intertribale, ovvero soggetti che appartengono a famiglie diverse e tribù diverse desiderano associarsi a questa schiera seguendo il princeps. D’altro canto nella famiglia abbiamo l’uguaglianza assoluta fra i membri mentre i guerrieri sono diversi fra di loro, abbiamo il vertice che è il Signore e ogni individuo vuole primeggiare sugli altri, emergere e diventare il più audace, impavido, compiere imprese eroiche, per conquistare fama e ricchezza e venir fuori dalla massa.
Il comitatus, ad un certo punto, comincia a farsi strada. Sicuramente l’istituto più antico è quello della famiglia però poi, piano piano si va affiancando questo comitatus che, al tempo di Cesare non si era ancora affermato, non si era istituzionalizzato, non era ancora una associazione stabile.
Nel De Bello Gallico, parlando dei germani, Cesare scrive che una volta l’anno si teneva un’assemblea di capi tribù, allo scopo di dividere la terra, distribuita in parti uguali, non esistendo ancora la divisione in classi sociali. Durante questa assemblea poteva accadere che, un guerriero particolarmente in vista, lanciasse l’idea di andare a compiere una scorreria ai danni di un villaggio: chiedeva quindi agli astanti chi avesse voglia di unirsi a lui per compiere questa impresa, raccogliendo le adesioni di altri guerrieri.
Dopo aver compiuto l’impresa e razziato un bottino, che poteva consistere in schiavi, oggetti preziosi, bestiame, scorte di cibo, armi, suppellettili, questo non veniva diviso con i familiari al ritorno a casa, non c’era questo obbligo di condividere, questo piano piano comincia, col tempo, ad accentuare la differenza a livello sociale, quindi se ancora nel periodo di Cesare grossomodo erano tutti quanti uguali e la terra veniva distribuita in parti uguali, durante l’epoca di Tacito, 150 anni dopo, tutto era cambiato.
Tacito parla di divisione della terra in base al censo, inoltre mentre al tempo di Cesare la formazione del comitatus era estemporanea, non stabile, al tempo di Tacito è già una istituto stabile che accoglie in maniera stabile guerrieri che appartengono a famiglie diverse, clan diversi e tribù diverse, questo comporta la disgregazione delle famiglie e l’accentuazione della stratificazione sociale.
All’antico istituto della famiglia si affianca quindi il comitatus, che esalta una ideologia completamente diversa e in conflitto con quella della famiglia stessa.