Tutte le informazioni biografiche che conosciamo di Scribonio Largo sono state ricavate dalla sua unica opera pervenutaci, ovvero le Compositiones. Nonostante Plinio affermi di essere stato il primo a scrivere in latino di medicina (Plin. nat. 29, 1), molto probabilmente questo merito va proprio a Scribonio Largo.
Per quanto riguarda la collocazione, pare sia vissuto sotto gli imperatori Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) e Claudio (10 a.C.-54 d.C.). Scribonio Largo ci lascia degli importanti riferimenti temporali indiretti:
- afferma di essere compagno di studi di Vettio Valente, amante dell’imperatrice moglie di Claudio;
- dedica l’opera a Caio Giulio Callisto, influente liberto imperiale cui si raccomanda di farla leggere all’imperatore;
- dichiara di aver preso parte alla spedizione in Britannia, molto probabilmente grazie all’intercessione dello stesso Callisto.
Sfortunatamente la sua opera originale è andata perduta e l’editio princeps è considerata l’edizione cinquecentesca del monaco Ruellius.
Oltre alla dedica, l’opera riporta il codice deontologico ippocrateo, con particolare attenzione alla misericordia e alla disponibilità del medico, il cui solo obiettivo è curare dai malati. I farmaci sono considerati veri e propri strumenti per la guarigione e, per svolgere al meglio la professione di medico, è indispensabile averne una conoscenza approfondita. Scribonio sostiene l’approccio graduale: partendo da una corretta alimentazione di base, bisogna ricorrere ai farmaci solo in caso di malattia e solo in ultima analisi all’intervento cruento.
Le Compositiones raccolgono 271 ricette destinate alle più svariate patologie. Sfortunatamente alcune sono andate completamente perdute, mentre di altre solo alcuni stralci. La trattazione delle varie patologie parte dalla testa e scende verso il basso.
Il ricettario è divisibile in due parti: la prima, che comprende le prime 200 ricette, si focalizza sulla farmacologia. In particolare le ricette dalla 1 alla 162 riguardano i medicamenti e quelle dalla 163 alla 200 gli antidoti ai veleni. Le patologie analizzate sono molto varie, dalle più comuni infezioni fino alle più complesse degenerazioni dell’organismo. Vengono così affrontate malattie come la congiuntivite, l’epilessia, le patologie oncologiche e la parassitosi intestinali. Per quanto concerne la patologia oncologica, stupisce come fosse già compresa la sua gravità: portatrice di morte in breve tempo, era già nota l’esistenza di metastasi.
In questa sezione si fa menzione anche dei rimedi adottati dall’entourage imperiale: il collirio di Augusto, lil dentifricio di Ottavia e l’anti-colica dell’imperatore Tiberio,
La seconda parte è anche definita chirurgica, intendendo un trattamento somministrato con la mano, cioè l’applicazione di un preparato, emplastrum, sulla zona malata. Gli impiastri potevano essere di due tipologie: il tonico, acopum, che migliora il tono dell’organismo e l’emolliente, malagma, che svolge azione topica e decongestionante. Quando l’impiastro era prodotto con olio o grasso veniva indicato col nome di lipara, mentre si parla di ceratum quando l’ingrediente base era la cera. Le patologie attenzionate da questa seconda parte andavano dai vari tipi di ferite alle bruciature, dai geloni agli ascessi, dalle emorroidi alle verruche.
Scribonio Largo precisa l’importanza dei dosaggi corretti: se alterati potrebbero compromettere l’efficacia delle ricette. Sottolinea però che gli stessi farmaci possono essere influenzati da fattori estranei la malattia, come ad esempio l’età del paziente.