Il Rinascimento è quel periodo storico a cavallo tra l’età medievale e l’età moderna, un periodo di cambiamenti e importanti scoperte in ambito culturale. Solitamente racchiudiamo il Rinascimento in un arco temporale di circa due secoli: tra la fine del 1400 e l’inizio del 1600.
Definire il Rinascimento come concetto storiografico è un dibattito ancora vivo e pulsante, ricco di definizioni e articolato in ogni ambito della vita culturale, sociale, economica e politica. Dall’Illuminismo fino ai giorni nostri, storici, filosofi e pensatori hanno dato la propria definizione di Rinascimento basandola su studi multidisciplinari importanti ed imponenti, in questa sede tracceremo a grandi linee un’evoluzione del concetto di Rinascimento che poi andremo man mano a sviscerare.
Rinascimento come concetto storiografico
Fin dallo sviluppo della primissima età moderna e poi con la corrente illuministica si è iniziato parlare di rinascita e Rinascimento come momento di ripristino dei fasti classici e degli autori dimenticati o censurati durante il Medioevo. Il primissimo riferimento al Rinascimento lo troviamo nella Francia del ‘700 nel famoso discorso di D’Alembert (1717-1783) Discours préliminaire de l’Encyclopédie. In questo discorso si parla di Rinascimento come un ritorno allo studio dei classici Greci e ad una “rivoluzione” culturale che avvenne in quel lasso di tempo.
Nell’Ottocento con il movimento culturale del Romanticismo ed un ritorno e ripristino delle epoche passate si è iniziato a guardare al Rinascimento con un occhio più critico e curioso aprendo la stagione degli studi dedicati: esponenti famosi di questi studi furono sicuramente Hegel (1770-1831) e Burckhardt (1818-1897).
Delio Cantimori (1904-1966) in un articolo del 1932[1] sottolinea come già nell’etimologia di Rinascimento possiamo cogliere un esplicito riferimento ad un qualcosa di nuovo contrapposto “al vecchio dichiarato ora finito, inattuale, contro e nonostante il quale essi costituiscono la rinascita”. [2]
Il concetto di contrapposizione si pone così alla base della definizione: Rinascimento come rinascita dopo quel lungo Medioevo. Questa è solo la primissima definizione frutto degli intellettuali settecenteschi che additarono il Medioevo come secolo buio e che, anche lo stesso Cantimori definisce come una “spiegazione della prima reazione allo spirito medievale”[3].
Naturalmente superata questa lettura superficiale del periodo si è indagato sempre più in profondità analizzando i cambiamenti politici, religiosi e culturali; proprio il fattore religioso sarà centrale nella definizione di Hegel, facendo leva sul fattore religioso si parla di una rinascita lontana dai dettami oscurantisti della Chiesa Cattolica che avevano dominato il Medioevo. Hegel è un filosofo tedesco e nel tracciare una sintesi storica aggiunge al concetto di Rinascimento il fattore religioso; la sua visione si allontana da una mera contrapposizione di volteriana memoria, il filosofo considera la Riforma Protestante di Lutero (sviluppatosi nell’odierna Germania) come fattore di progresso e sviluppo. Questo far leva sul fattore religioso sviluppatosi in Germania nasconde uno spiccato nazionalismo nel pensiero hegeliano, nazionalismo tipico della mentalità ottocentesca
Uno studioso italiano, Michele Biscione, ha studiato e si è occupato di sviscerare la storiografia hegeliana arrivando alla conclusione che il filosofo tendeva a far coincidere il Medioevo con un periodo di supremazia del Cristianesimo; un Cristianesimo esasperato che andava a contrapporsi al Rinascimento come momento di superamento del concetto di cristianità e di uomo proiettato nel post mortem. In questo periodo si riconquistano le lettere e le arti che permisero di ridimensionare l’uomo e lo legarono maggiormente al presente. [4]
Un’altra delle più eminenti definizioni e speculazioni sul tema è quella che ne fece Jacob Burckhardt: concettualmente si tende a riconoscere con Burckhardt la nascita del concetto storiografico di Rinascimento. Egli fu uno dei primi che analizzò la questione tenendo conto di ogni singolo cambiamento avvenuto, concepisce e sviluppa il Rinascimento storiografico dopo una serie di percorsi di ricerca, la sua definizione cresce con lui e matura facendosi via via più completa. Una primissima sua concezione possiamo trovarla nel saggio Der Cicerone (1855) in cui i Rinascimento è visto come un mero e semplice movimento artistico-culturale. Da qui si basa e sviluppa il pensiero critico attraverso la produzione di numerosi saggi fino a pensare al Rinascimento come un periodo in cui emerge una nuova consapevolezza dell’uomo e della sua individualità, della sua natura umana. Con essa cambiò anche il modo di vivere, socializzare e pensare la politica. Questi fattori di trasformazione funsero da precursori e promotori di cambiamenti politici che traghetteranno gli stati verso la formazione di stati moderni. Burckhardt, come riportato dal Prof. Ghelardi in un articolo sul tema[5], associa al Rinascimento la nascita dei costrutti moderni. Lo espliciterà in un ciclo di lezioni tenute tra il 1858 ed il 1859:
“Che cosa è il Rinascimento?… l’uomo moderno. La nostra delimitazione è relativa all’arte, ma con particolare riguardo alla civiltà, poiché solo in questo modo sorge la grandezza storica. Una nuova mentalità che scaturisce dallo spirito e dalla profondità del popolo italiano, a cui si connette una nuova scoperta della antichità, crea una nuova architettura… Allo stesso tempo la pittura e la scultura, che rappresentano il movimento spirituale in quello corporeo, si riflettono sull’architettura, dando ad essa una serena e libera leggiadria… questo sistema si espande in Europa, dominando per tre secoli e si intreccia sicuramente con tutte le grandi cose di questo periodo.”[6]
Come abbiamo detto quella di Burckhardt fu una definizione in evoluzione che si arricchiva sempre di più e che su quella base continua a svilupparsi fino ai giorni nostri.
Se ci spostiamo sul panorama italiano l’argomento e lo studio del concetto di Rinascimento è ripreso da Federico Chabod (1901-1960). Lo storico dedica al tema un intero volume “Scritti sul Rinascimento” in cui traccia una definizione tenendo conto di tutto quello che fino ad allora era stato teorizzato e conducendo nuove e importanti ricerche fino ad arrivare ad una delineazione di quello che fu il Rinascimento. Chabod mette in luce la concezione dell’uomo che ora è al centro di una nuova visione del mondo, sottolinea come l’individualismo ritrovato sfoci in un attaccamento al presente ed in un certo realismo.
Come abbiamo più volte ricordato, gli studi sul concetto di Rinascimento sono legati strettamente anche allo studio e all’analisi degli eventi avvenuti in due secoli. Ma cosa è accaduto?

Quadro storico del Rinascimento
Gli ultimi secoli del Medioevo sono caratterizzati da una serie di mutamenti politici legati anche alla fine della Guerra dei Cent’anni.
In Italia ci troviamo di fronte ad un particolarismo politico dominato dall’ingombrante dello stato pontifico, la frammentazione politica e la conseguente instabilità trovò una certa pace solo tra i secoli XIII e XIV grazie all’equilibrio offerto dalle fazioni guelfe e ghibelline e alla formazione delle unità comunali. In questo equilibrio precario l’Italia si affacciava al Rinascimento.
Alla fine del ‘400 l’Italia è protagonista di una serie di conflitti: le Guerre d’Italia (1494-1530). La penisola fu invasa dall’armata di Carlo VIII di Francia e visse uno dei momenti più turbolenti della sua storia; le armate francesi e quelle spagnole combatterono per anni per dividersi la penisola. Il conflitto, prima relegato al Regno di Napoli, si estese ben presto anche alle regioni settentrionali, si risolse con la supremazia spagnola e la sigla della Pace di Cambrai nel 1529 definì e sancì la rinuncia del trono di Francia sul regno di Napoli e Milano assegnandoli al re di Spagna, Austria e Germania. L’Italia ne uscì frammentata e divisa più che mai, un puzzle di territori contesi che cercarono di mantenere un equilibrio in un sistema politico fragile.
Contemporaneamente in Europa si affermavano le grandi potenze, nascono i primi stati moderni e un nuovo modello monarchico con Carlo V. Nasce un nuovo modo di intendere lo stato e la monarchia, un accentramento del potere ben diverso da quelle che erano state le espressioni medievali. Queste grandi potenze ormai ben delineate condurranno e finanzieranno le esplorazioni geografiche a fine del 1400 aprendo una stagione di colonizzazione e predominio europeo favorendo una crescita economica e culturale.
Ma nel Rinascimento lo sconvolgimento più importante proviene dalla Germania: la Riforma Protestante portata avanti da Martin Lutero (1483-1546) cambierà per sempre il ruolo della cristianità. Le 95 tesi di Lutero (1517) furono un’importante fattore di rottura con la Chiesa di Roma, lo scisma provocato fu uno degli eventi che più segnarono lo scenario politico e culturale del Rinascimento. I protestanti videro questo scisma dalla chiesa di Roma come un’opportunità di rinascita lontano dall’oscurantismo cristiano.
Insomma il Rinascimento da un punto di vista storico non è altro che un’evoluzione naturale degli eventi, processi innescatisi nel medioevo che ora prendevano forma e identità, un processo di evoluzione naturale e sicuramente non meccanico.
Sul piano culturale, invece, abbiamo un’esplosione di nuove idee e movimenti.

La nuova dimensione culturale
Se pensiamo al Rinascimento inevitabilmente pensiamo all’Italia, a Firenze e Roma. Se politicamente l’Italia appariva fragile, frammentata e facilmente conquistabile faceva da padrona nel campo culturale. Con il diffondersi della cultura e di un concezione dell’arte più legata alla caducità della vita umana nacquero centri artistici anche in altre corti d’Italia; centri propulsori di questa rinascita culturale furono in primis la corte di Firenze che con Lorenzo il Magnifico e poi Roma, dominio del papato e centro artistico della penisola.
Già lo sviluppo dell’età comunale tra il due e trecento aveva innescato un processo di rivalutazione del cittadino e dell’uomo che nel periodo rinascimentale prende forma e vita con la concezione dell’uomo centro e misura del mondo.
Da anni si stava assistendo ad una laicizzazione delle arti e della cultura: la laicizzazione dell’intellettuale permise anche un recupero del patrimonio culturale classico che la chiesa cattolica aveva censurato o offuscato. Il Rinascimento si pose quindi come movimento laico, legato alla sfera cittadina. Avviato questo recupero delle arti classiche, soprattutto in campo artistico si riscoprì la bellezza della scultura e della dimensione umana dell’arte, si svilupparono le arti figurative e si formarono i primissimi pittori e scultori rinascimentali che riscriveranno la storia dell’arte.
E’ il periodo di Masaccio, Brunelleschi, Donatello ma anche di Bramante, Leonardo Da Vinci , Raffaello Sanzio e Michelangelo che spostandosi di corte in corte si mettevano a disposizione dei loro signori. E’ un periodo in cui si riscopre l’armoniosità della figura umana, la si studia e la si sviscera anatomicamente per renderla al meglio sulla tela, sul muro o nel marmo; sono anni di studio non solo artistico ma anche anatomico, l’uomo che vuole comprendere l’uomo e lo usa come misura di tutto. Simbolo di questo periodo è L’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci, un uomo inscritto in un cerchio ed in un quadrato, uomo che è diventato misura del mondo.

Parallelamente all’arte si scopre e riscopre la speculazione filosofica laica, lontano dai dettami cristiani che ne hanno tarpato le ali.
In questa nuova dimensione filosofica nasce e si sviluppa la concezione dell’uomo al centro dell’universo e artefice del suo destino, una dimensione umana atta non più alla ricerca della salvezza dopo la morte ma una vita improntata alla ricerca della felicità terrena. Ad un’autorità incontrastata della chiesa cattolica si contrappose un nuovo senso di dignità dell’uomo e di ridimensionamento del fattore religioso. In questa concezione della speculazione filosofica si sviluppano nuove scuole di pensiero, tra queste il neoplatonismo ed il naturalismo.
Accanto alla filosofia anche la scienza conobbe un periodo florido, di riscoperta e di speculazioni scientifiche che portarono ad una visione del mondo rispetto all’universo; si sviluppa un nuovo modo di fare scienza su cui poggeranno tutte le scoperte future!! Si teorizzò la sfericità della terra, con Galileo Galilei si affronteranno i problemi astrali e con Leonardo da Vinci possiamo vedere teorizzate alcune delle nostre più recenti invenzioni. Si tratta della rivoluzione scientifica!
In campo culturale, invece, uno dei più grandi passi fu quello dell’invenzione della stampa nel 1455 da parte di un tedesco, Johannes Gutenberg (1400-1468). La diffusione della stampa significò una maggiore diffusione delle notizie, di libri e di saggi; si avviò un processo di alfabetizzazione sempre maggiore , la diffusione delle opere a stampa permise la diffusione delle idee oltre i confini canonici, gli storici la definiranno una rivoluzione inavvertita [7]. La stampa ha invertito la rotta, aprendo e inaugurando un nuovo periodo della cultura sempre più ampio e “globalizzato”.
Ma il Rinascimento non è solo questo, è molto più di un periodo storico o un concetto storiografico: è un nuovo modo di pensare, di concepire l’uomo e il mondo, di fare arte e filosofia, un importante periodo per lo sviluppo di tutto quelle dottrine che si sono delineate nei secoli successivi. Un’epoca carica e ricca di storia e di arte, un periodo che ancora oggi crea dibattetti, un’epoca che ha lasciato pietre miliari nella storia di ogni campo.
Sicuramente mano a mano svisceremo i momenti, i fatti e i caratteri di questo meraviglioso e rigoglioso momento storico approfondendo i temi sopracitati, nel frattempo… Buon Viaggio!
Note al testo
[1] Delio Cantimori, Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia , 1932 , Serie II, Vol. 1, No. 3 (1932), pp. 229-268
[2] Delio Cantimori, Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia , 1932 , Serie II, Vol. 1, No. 3 (1932), pp. 229-268
[3] Delio Cantimori, Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia , 1932 , Serie II, Vol. 1, No. 3 (1932), pp. 229-268
[4]Gustavo Costa, La concezione del Rinascimento in Hegel, Burckhardt e De Sanctis in Italica, Dec., 1964, Vol. 41, No. 4 (Dec., 1964), pp. 403-414
[5] Maurizio Ghelardi, Revista Diálogos Mediterrânicos br Número 8 – Junho/2015 Un lusso per il pensiero: Il Rinascimento italiano di Jacob Burckhardt
[6] Maurizio Ghelardi, Revista Diálogos Mediterrânicos br Número 8 – Junho/2015 Un lusso per il pensiero: Il Rinascimento italiano di Jacob Burckhardt / J. Burckhardt, Vorlesungen über Renaissance
[7] Andrea Zorzi, Manuale di Storia Medievale, pag 474