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Pietro Micca, icona del Risorgimento italiano

Romanzi, drammi teatrali, balletti fino alla citazione di Alberto Sordi. Chi fu Pietro Micca e perché è considerato l’archetipo del patriota italiano risorgimentale?

Prima però di approfondire i fatti che lo porteranno alla fama, occorre parlare del contesto storico in cui ci troviamo. Il primo Novembre del 1700 moriva Carlo II d’Asburgo, ultimo discendente del ramo spagnolo della nobile casata, creando un problema geopolitico non indifferente. Carlo II infatti aveva indicato come suo erede il pronipote Filippo, che era al contempo nipote di Luigi XIV di Francia.

Questa successione avrebbe comportato la fusione di Francia e Spagna sotto lo stesso trono, rompendo di fatto l’equilibrio geopolitico di tutta l’Europa e favorendo la creazione di una superpotenza con tanto di colonie annesse. Motivato da questo pericolo e dal diritto di sangue, l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo reclamò il trono per suo figlio Carlo e fondò uno schieramento comprensivo dell’appoggio di Inghilterra, Province Unite, Portogallo, Prussia, Savoia e altre fazioni. La Guerra di Successione Spagnola ebbe quindi inizio. Era il 1701.

Identikit di un eroe

Pietro Micca (all’anagrafe Pierre Micha) era un muratore nato in un paese in provincia di Biella, Sagliano (che si sarebbe poi ribattezzato Sagliano Micca in suo onore verso gli anni sessanta dell’800). Della sua vita privata abbiamo notizie frammentate: si sposò nel 1704 ed ebbe un figlio, Giacomo Antonio Micca. Mosso da sentimenti patriottici, allo scoppio della guerra si arruolò nell’esercito sabaudo come soldato minatore nel conflitto di successione spagnola.

Il suo ingresso nella storia avvenne in occasione dell’assedio di Torino, quando 44.000 soldati dello schieramento franco-spagnolo accerchiarono la capitale del ducato di Savoia. Nella primavera del 1706 le truppe spagnole avanzarono dalla Lombardia, dove controllavano diverse terre, mentre le truppe francesi entravano in Savoia da ovest. Una manovra accerchiante che ebbe successo e portò le truppe piemontesi a stringersi nella cittadella di Torino. Era il 14 maggio.

Torino sotto assedio

La città però si era ben preparata all’assedio. Oltre ai preparativi con immagazzinaggio di risorse e cibo, erano state aperte intere reti di gallerie nel sottosuolo, dette gallerie di contromina, che permettevano di essere in contatto con le campagne per i rifornimenti o per l’invio di dispacci. L’assedio fu quindi meno insopportabile del previsto per gli assediati. O almeno lo fu fino ad agosto quando l’esercito franco-spagnolo bloccò definitivamente tutte le vie di campagna nel raggio di diversi chilometri, impedendo i rifornimenti.

Gli assedianti erano consapevoli dell’esistenza di queste gallerie e impiegarono moltissimi sforzi per riuscire a trovare un cunicolo attraverso il quale entrare in massa in città. Parallelamente le milizie cittadine sapevano che era solo una questione di tempo prima che questi sforzi portassero a qualcosa. La notte del 13 agosto, infatti, vi fu una sanguinosa battaglia per l’attraversamento di una di queste porte per i cunicoli. I francesi sembravano avercela fatta quando i cittadini fecero saltare il cunicolo, seppellendo le forze assedianti. La notte del 29 agosto una squadra di granatieri francesi entrò in una delle principali gallerie sotterranee, chiamata “capitale alta”, che portava ad altre gallerie e ad una fortificazione centrale per i difensori, la Mezzaluna del Soccorso.

Arrivati alla porta che permetteva l’accesso a queste, iniziarono a tentare di sfondarla. Pietro Micca ed un suo commilitone erano di guardia alla porta, quella notte. Consapevoli della necessità estrema di respingere l’ingente attacco, compresero presto che l’unica soluzione possibile era quella di far saltare in aria la scala che dava sulla porta e per poterlo attuare era stata appositamente posta una carica esplosiva a miccia corta.

Il sacrificio di Micca

Secondo le cronache, il commilitone di Micca provò a innestare una miccia più lunga a prolunga di quella in essere, senza però riuscirvi. I francesi stavano per entrare e conquistare il presidio, ormai non c’era più tempo. Micca decise quindi di esortare il compagno a scappare e mettersi in salvo e accese la miccia corta incorrendo nell’esplosione. Il gesto lo portò alla morte ma permise di respingere il tentativo di conquista.

Se i francesi fossero penetrati nella mezzaluna e nelle altre gallerie probabilmente l’assedio sarebbe stato vittorioso nelle ore a seguire. Il sacrificio acquisisce ancora più valore se si considera la sua preziosa tempistica: l’arrivo di Eugenio di Savoia a capo di un esercito di 20.000 soldati fu imminente e dopo una battaglia di alcuni giorni, l’assedio fu sciolto il 7 settembre.

Come detto in apertura, la storia di Pietro Micca ebbe una grande influenza culturale, al pari di molti altri gesti di eroismo. Si possono facilmente trovare riferimenti in opere teatrali, balletti, romanzi e cinema. All’episodio fu attribuito il valore di atto patriottico contro lo straniero invasore. Tema che sarebbe stato enormemente centrale nella produzione culturale del risorgimento italiano, affamato di esempi da emulare.

La croce e la corona di fiori che segnano il luogo in cui fu ritrovato il corpo di Pietro Micca a Torino

Bibliografia

📖 Piergiuseppe Menietti, Pietro Micca. Editrice La Stampa su licenza dell'Editrice Il Punto, Torino, 2018.
📖 Piergiuseppe Menietti, Pietro Micca nel reale e nell'immaginario, Editrice Il Punto, Torino 2003.

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a cura di

Marco Tapinassi

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