Con il Piceno IV B, che riferiamo ad una fase cronologica che va dal 520 al 470 a.C., si assiste ad una leggera diminuzione delle testimonianze archeologiche, in particolare rispetto al Piceno IV A che, come abbiamo visto nei precedenti articoli, è rappresentato da una importante documentazione.
Per quanto riguarda il rituale funerario resta l’inumazione in posizione distesa, solo in pochi casi lo scheletro presenta le gambe più o meno flesse. Sembra invece molto meno frequente la pratica dell’inserimento di un letto di ghiaia dentro la sepoltura.
Come per le altre fasi, analizzeremo questi decenni attraverso la descrizione delle categorie di reperti più significativi rinvenuti nei principali corredi funerari.
Per quanto concerne gli ornamenti, la fibula tipo Certosa viene considerata caratterizzante per questo periodo proprio per la sua grande diffusione e si conosce in diverse varianti con arco:
- angolato simmetrico;
- ribassato asimmetrico;
- a lamina e molla a balestra con corda interna;
- a lamina e strozzatura presso la molla (questa variante presenta anche una decorazione sull’arco e sulla staffa costituita spesso da cerchielli incisi).
Diffuse sono anche le fibule di tipo Hallstattiano, costituite da un “arco pieno con intacchi trasversali per incrostazioni e con staffa desinente in scodelletta o in testina di anatrella” (Lollini); fibule del tipo a drago con disco fermapieghe e a sanguisuga che presentano castoni di corallo nell’arco. Quest’ultimi sono tra l’altro particolarmente diffusi anche nelle regioni dell’Italia nordorientale e nei territori sloveni.
L’arma più caratteristica è sicuramente la spada in ferro a scimitarra (machaira). Questo tipo di spada presenta una lama ad un solo taglio che si allarga verso l’estremità e un’impugnatura piatta di forma rettangolare con un rivestimento in materiale diverso probabilmente in legno (si conservano i chiodini per il fissaggio del rivestimento).
Parlando di vasellame metallico, oltre alla diffusione del bacino con orlo perlato, che abbiamo già visto per le fasi precedenti, compare la cista a cordoni con particolari anse che terminano con una “testa d’anatra stilizzata” (cit. Lollini) e diverse altre forme che rimandano all’ambiente etrusco come l’olpe con corpo stamonoide, biconico o ovoidale, la Schnabelkanne, il bacino con orlo ribattuto e il colum (un colino con manico a doppio filo di bronzo ondulato).
La ceramica riferita a questa fase conferma ormai l’uso quasi esclusivo del tornio; continua la diffusione di forme ormai note come il cothon e il kantharos e si assiste anche alla circolazione di forme nuove come il bacino con beccuccio versatoio, il piatto su alto piede con labbro estroflesso, l’olletta stamonoide e l’oinochoe ad alto becco verticale.
Per quanto riguarda la diffusione della ceramica a figure nere nel territorio piceno si registra per questa fase la diffusione in particolare di kylikes, coppe e skyphoi datati generalmente nel primo quarto del V secolo a.C.