Resti carbonizzati di un pane preistorico sono stati rinvenuti in un sito archeologico in Giordania. Farina 00, acqua, lievito di birra, sale, olio di oliva. La combinazione di questi semplici ingredienti produce uno dei cibi più importanti della nostra alimentazione quotidiana: il pane. Avere un pezzo di pane al giorno d’oggi risulta semplicissimo; basta recarsi al supermercato o ad un qualsiasi panificio, e con pochi soldi, è possibile porlo al centro della nostra tavola. Ma quando è stato inventato il pane?
Pane e agricoltura
La prima produzione di pane è associata alla cosiddetta Rivoluzione Neolitica, ossia quando le comunità umane che vivevano di caccia e raccolta, sostituirono la loro economia con agricoltura e pastorizia. La nascita dell’agricoltura è stato un cambiamento importantissimo nella storia dell’uomo, che ha portato nel tempo, ad un aumento demografico e alla creazione di società sempre più sedentarie e socialmente evolute. Cronologicamente la nascita dell’agricoltura è collocata attorno ai 9.000 anni fa, in una zona definita Mezzaluna Fertile corrispondente ad un’area molto vasta che comprende l’attuale Israele, Giordania, Libano, Siria, Turchia, Iraq settentrionale e Iran occidentale.
Alla base della produzione del pane vi è la farina, un ingrediente ottenuto tramite la macinazione e la lavorazione di diversi grani. Il grano (o frumento), come lo conosciamo al giorno d’oggi, è il risultato di una lunga evoluzione genetica condotta dall’uomo tramite un processo di selezione artificiale. La domesticazione delle piante selvatiche ha permesso la nascita dell’agricoltura e di tutti i prodotti connessi ad esso tra cui il pane.

Una scoperta eccezionale
Il sito archeologico di Shubayqa I, in Giordania, ha restituito testimonianze archeologiche che retrocedono la datazione del pane di oltre 4.000 anni ad opera di società di cacciatori-raccoglitori. Nel sito è stata trovata una struttura interrata di forma circolare, formata da grandi lastroni di basalto, e resti di strumenti da lavoro in pietra e grandi macine. Al centro della struttura circolare sono stati trovati due focolari (uno più antico e l’altro di poco successivo) con all’interno resti di ossa carbonizzate di animali. Questi resti organici hanno permesso di datare il sito a circa 14.400 anni fa. Accanto alle ossa, sono state identificati oltre 65.000 resti vegetali appartenenti a 95 specie di piante differenti e, ancor più particolare, residui di cibo carbonizzato. Dalle analisi è emerso che i resti di cibo corrispondono alla preparazione di un prodotto simile al pane realizzato tramite la miscela di grano selvatico, orzo e piante non cerealicole.

Panettieri presitorici
Grazie all’intenso lavoro degli archeologi dell’Università di Copenaghen in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità della Giordania, è stato possibile ricostruire il modo in cui il pane veniva realizzato. I componenti cerealicoli e non venivano macinati e setacciati più volte per ottenere una farina di consistenza molto simile a quella moderna. Successivamente la farina veniva mescolata con l’acqua e posta al di sopra di una pietra calda o direttamente al di sopra del focolare per la cottura.
La produzione di pane non era sicuramente un’attività semplice per l’epoca data l’intensa mole di lavoro che comportava: la ricerca dei prodotti, la lavorazione e la cottura. La scelta di realizzare un cibo così complesso è stata oggetto di più ipotesi. La teoria maggiormente condivisa è che si trattava di un cibo pregiato, consumato per celebrare particolari festività, e quindi non presente nella dieta quotidiana. Quest’ultima affermazione ci può far riflettere sul fatto che tutte le conquiste dell’uomo, oggi scontate, sono sempre il frutto di genialità e fatica a cui si deve sempre portare rispetto.
