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L’orzo nell’Antico Egitto

Grazie alla sinergia fra la Paleobotanica e la Paleopatologia, unitamente alla ricerca archeologica, si è potuto ricostruire come venivano utilizzati i cereali nell’Egitto pregreco e in quello tolemaico.
Con tutta probabilità l’orzo è stato il primo cereale ad essere coltivato in Egitto: purtroppo non si hanno tracce certe della sua coltivazione prima del Paleolitico, in quanto la documentazione maggiore risale al periodo faraonico. L’iconografia di quel tempo, infatti, ci restituisce testimonianze della mietitura del grano per mezzo di falci, della trebbiatura eseguita con l’ausilio di buoi e della registrazione da parte degli scribi delle quantità prodotte.
I resti più antichi di orzo e farro carbonizzato risalgono al 6000 a.C. e furono rinvenuti nei pressi di alcuni insediamenti nel Fayum. I ritrovamenti negli insediamenti rurali presentano tre tipi di cereali:
  • un orzo esastico;
  • un grano tetraploide nudo, probabilmente triticum turgidum o durum;
  • un grano nudo esaploide, probabilmente triticum aestivum.
Da questi cereali venivano ricavate farine, con le quali venivano prodotti vari tipi di pane, a seconda del grado di macinatura e dall’aggiunta di miele, frutta secca e spezie. Una delle testimonianze archeologiche più significativa al riguardo si trova nella Tomba di Ti a Saqqara, dove sono presenti scene relative alla preparazione del cibo.ù
L’utilizzo del microscopio elettronico scanner (SEM) ha permesso di analizzare i residui di amido dei cereali, fornendoci importanti dettagli sulla produzione di pane e birra, riuscendo a ricostruire i metodi di panificazione e fermentazione. L’impasto per il pane era utilizzato anche nel processo di fermentazione della birra.
La Paleopatologia entra in gioco analizzando la dentizione delle mummie: le corone si presentano generalmente molto logorate, sintomo di un’alimentazione ricca di fibre. Inoltre, nelle farine spesso era mischiata polvere di quarzo, quale scarto del processo di macinatura, anch’essa responsabile della corrosione dello smalto dei denti.
Ma l’importanza di questo cereale non si limita alla sola sfera alimentare. L’orzo infatti era utilizzato anche in campo medico: Plinio il Vecchio ci testimonia che mescolando il cereale con una tamerice detta brya si otteneva una cura efficace per le ulcerazioni.
Riportiamo un particolare passaggio, in cui ne elenca le prescrizioni:
“Gli Africani chiamano il suo seme zura, molto efficace contro gli scorpioni, anche per i malati di calcoli e la tosse. Le foglie hanno forza astringente. La radice elimina tumori cutanei, accumuli di umori, vesciche, bevuta provoca urina. Il suo decotto nel vino ferma l’intestino, si oppone ai serpenti.” (Naturalis Historia – XXIV – 71)
Questo cereale era utilizzato anche come test di gravidanza, in grado di stabilire anche il sesso del nascituro. Bastava innaffiare di urina dei semi di grano e dei semi di farro: se era il grano a crescere allora si trattava di un maschio, se cresceva il farro allora era una femmina. L’urina delle donne incinte favorisce effettivamente la crescita dei cereali, mentre non ci sono riscontri di natura clinica per quanto riguarda la determinazione del sesso del nascituro.
L’orzo è protagonista anche di alcuni passi delle biografie dei funzionari dell’Antico e Medio Regno egiziano e in iscrizioni regie del Nuovo Regno. La distribuzione di cereali era infatti un vanto perché sinonimo di buon governo.
Riportiamo un estratto della biografia di Mentuhotep, appartenente alla XI Dinastia:
“Detti pane all’affamato e vesti all’ignudo […]. Quando avvenne una bassa inondazione […] non lasciai morire di fame il mio distretto. Detti grano e orzo, non lasciai che ci fosse miseria finche l’alta inondazione venne di nuovo.”

Bibliografia

📖 Demografia, sistemi agrari, regimi alimentari nel mondo antico - Domenico Vera - Edipuglia - 1999
📖 Dalla rivoluzione neolitica all'antica agricoltura - Mikael Eskelner - Cambridge Stanford Ed.
📖 La cucina nel mondo antico - Carlo Casi - Laurum Editrice - 2009

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a cura di

Martina Tapinassi

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