Nel 1881, nel corso di una campagna di scavo durata diciotto mesi, l’archeologo iracheno Hormuzd Rassam rinvenne un frammento di una tavoletta d’argilla contenente caratteri cuneiformi: non sapeva di aver trovato quella che oggi è considerata la mappa babilonese del mondo.
Si tratta della rappresentazione aerea del mondo in pianta. La mappa presenta due anelli concentrici all’interno dei quali compaiono incise forme geometriche concentriche (cerchi, rettangoli e linee curve); attorno al cerchio più esterno sono tracciati otto triangoli, dei quali solo cinque visibili.
Il disegno è corredato da un testo cuneiforme che si snoda sulla parte superiore e sul retro. Descrive la composizione della mappa. L’anello esterno rappresenta il marratu (mare salato), un oceano che circonda il mondo abitato, laddove i triangoli esterni identificano i nagu (regioni o provincie) a cui sono abbinate distanze e animali esotici. Entro l’anello posto più all’interno troviamo indicazione del fiume Eufrate, di una montagna indicata come sorgente del fiume stesso e di varie città: Babilonia è raffigurata secondo una forma rettangolare mentre tanti piccoli cerchi rappresentano Susa, Bit Yakin, Habban, Urartu, Der e l’Assiria.
Il frammento non può tuttavia essere considerato soltanto come mappa della superficie terrestre: nella parte testuale è riportato anche il mito della creazione, la battaglia tra il dio Marduk e la dea Tiamat.
Non si conoscono né il motivo né il committente di simile manufatto. L’unico dato compare sul retro, dove è vergato il nome dello scriba, Ea-bel-ili di Borsippa, antica città a sud di Sippar.