Con ars fucatrix veniva indicata l’arte del trucco ingannatore: considerata mistificatrice e ingannevole, la cosmesi era un artificio spesso preso di mira dalla satira. Giovenale e Marziale criticavano le donne che abusavano del trucco, fino a ridicolizzarle anche per l’uso di alcuni ingredienti.
Primo fra tutti il guano, elemento essenziale dell’allora fondotinta: insieme a miele e cerussa componeva l’amalgama che, stesa sui volti delle donne aristocratiche, conferiva alla pelle il pallore che le distingueva dai ceti inferiori. Proprio Marziale, nei suoi Epigrammi, lo paragona all’intonaco, tanto era potente il grado di coprenza.
Gesso, farina di riso e trito di gusci di uova di piccione, erano un’alternativa. Anche Ovidio nel suo trattato De medicamine feciei femineae riporta una ricetta diversa: sei libbre di lupini abbrustoliti, sei libbre di grani di fava cotti, lenticchie, orzo, uova, bulbi di narciso, corna di cervo e farro amalgamati con bianco di biacca, schiuma di nitro rosso e iris.
Sulle guance, a conferire colorito, veniva applicato un velo di ematite o di terra di Selina, qualora si desiderasse una sfumatura più calda, tendente al mattone. Andavano molto di moda anche i nei finti, splenium, disegnati con il kohl in vari punti del viso.
Le sopracciglia seguivano la moda greca: modellate grazie all’uso delle pinzette, venivano arrotondate e mantenute vicine fra loro. Venivano inoltre evidenziate con della polvere di carbone per evidenziare la profondità dello sguardo.
Gli occhi venivano bordati di nero, sia sulla rima superiore che inferiore, per mezzo di polvere di fuliggine o nerofumo di datteri. Più raramente era usato il kohl egizio o il nero di seppia. I colori degli ombretti potevano spaziare dal grigio fino a pigmenti molto vivaci, come il giallo zafferano, il verde malachite o l’azzurro/indaco di malachite e azzurrite.
Fra i pigmenti di origine vegetale utilizzati per colorare le labbra troviamo il fucus, le more di gelso e la feccia di vino; fra quelli di origine animale annoveriamo i molluschi della porpora, i Purpureus Murex, e il sangue di piccione. Talvolta venivano utilizzati anche estratti minerali come il cinabro, il minio e la sandracca: questi erano ad alta tossicità in quanto rispettivamente a base di mercurio, piombo e arsenico.
Le matrone avevano il costume di curare anche la manicure: le unghie venivano tinte con l’henné o con misture di grasso e sangue di pecora.
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