Successivamente alle celebrazioni funerarie, i discendenti dei defunti continuavano ad onorare ciclicamente la memoria del familiare scomparso, con vari rituali. In particolare, nella zona siriana e più precisamente nell’antica città di Mari paleobabilonese, è documentato il rituale del kispum.
Questo termine di origine assiro-babilonese indica l’offerta funeraria ai defunti. Si tratta di un nome parlante in quanto deriva dal verbo kasapum, ovvero spezzare, indicante la suddivisione del cibo: la commemorazione iniziava proprio con il gesto simbolico dello spezzare il pane. Le provviste di cibo messe nella tomba al momento della sepoltura non potevano essere considerate sufficienti per garantire la sussistenza del defunto nell’Aldilà: due volte al mese, nel I e nel XVI giorno ovvero in corrispondenza con la luna nuova e la luna piena, venivano allestiti banchetti in onore dei defunti, durante i quali il cibo veniva diviso fra morti, vivi e divinità.
La condivisione del pasto ricopriva infatti un grande valore simbolico perché sintomo di alleanza, in questo caso fra i vivi e i morti. L’offerta riguardava principalmente prodotti a base vegetale accompagnati da pani, dolci e birra: dalla documentazione pervenutaci possiamo affermare che la carne fosse assente da questi banchetti.
Ovviamente i banchetti organizzati in onore dei re defunti o di personaggi illustri erano molto più ricchi e documentati rispetto al resto della popolazione. Della gente comune sappiamo solo che le tombe, scavate sotto le abitazioni, erano collegate alle abitazioni stesse attraverso un tubo nel quale venivano versate le offerte alimentari per i defunti.