Dove andavano a fare la spesa gli antichi romani? Nelle città romane i negozi alimentari gravitavano attorno al foro, centro nevralgico della vita cittadina.
Era l’amministrazione stessa a farsi carico della costruzione e dell’organizzazione di questi ambienti, per poter controllare approvvigionamento, qualità e prezzi delle merci commercializzatevi.
La testimonianza più autorevole di questo controllo centralizzato è l’Editto di Diocleziano, per mezzo del quale l’imperatore intendeva regolare i prezzi dei beni impedendone gli sbalzi tipici del libero mercato.
Successivamente per alcune derrate alimentari, considerate di prima necessità, furono istituite delle figure di controllo: gli edili.
Fra i mercati più in voga e più forniti del tempo possiamo ricordate il mercato di Traiano, che si sviluppava su due terrazze sovrapposte, sulle quali si alternavano negozi e magazzini, e il mercato di Ostia, che con i suoi portici, si articolava su più piani e offriva anche prodotti artigiani.
Fra i mercati specializzati ricordiamo invece:
- il Forum boarium, ove avveniva la compravendita di capi di bestiame;
- il Forum pescarium, ovvero il mercato del pesce;
- il Forum olitorium, dove si poteva trovare frutta e verdura.
Oltre ai mercati esistevano anche dei veri e propri negozi, le tabernae. Questi, di dimensioni molto ridotte, erano dotati di un piccolo magazzino in cui veniva stivata la merce, ed il bancone di vendita dava direttamente sulla strada. Talvolta potevano trovarsi ad occupare il piano terreno delle insulae.
Esistevano anche dei negozi in cui si vendeva cibo già cotto, pronto al consumo: il thermopolium, simpaticamente divenuto famoso per essere considerato l’antenato dei moderni fast food. La struttura di questo specifico esercizio commerciale si presentava funzionale: il bancone affacciato sulla strada, conteneva delle grandi dolia colmi dei cibi pronti per la consumazione. Numerosi sono i thermopolia rinvenuti a Pompei, oltre 80, che costellano la celebre Via dell’Abbondanza.